ROMA – Sarà nelle sale il prossimo 2 febbraio 2023, il documentario che vede protagonista la street artist Laika, dal titolo Life Is (Not) A Game.
Già presentato con successo alla Festa del Cinema di Roma, il film, per la regia di Antonio Valerio Spera, è il racconto degli ultimi due anni della nostra vita osservati dal punto vista dell’artista romana.
Laika, con il suo sguardo sempre attento all’attualità, utilizza la sua arte, intrisa di pungente ironia, con lo scopo di far riflettere su molti temi scottanti politici e sociali.

L’analisi dell’attualità sempre in bilico tra ironia e profondità di analisi
Tra le sue famosissime opere c’è #Jenesuispasunvirus, dedicata a Sonia, nota ristoratrice cinese della capitale, che denuncia gli atti di razzismo contro la comunità cinese prima dello scoppio della pandemia; ma anche L’Abbraccio, il celebre poster attaccato nei pressi dell’Ambasciata egiziana di Roma in cui Giulio Regeni abbraccia Zaki rassicurandolo del fatto che “stavolta andrà tutto bene”.
Life Is (Not) A Game parte dunque proprio dal 2020 e passa dalla discriminazione verso la comunità cinese all’obiettivo “immunità di gregge” di Boris Johnson, dalle conseguenze economiche della pandemia fino alla guerra in Ucraina.


Il film è condito da un’impronta “pop”, in cui si intrecciano contaminazioni e omaggi sempre in bilico tra ironia e profondità d’analisi.
La macchina da presa segue Laika nei suoi blitz notturni, nel confinamento durante i duri mesi del lockdown, per poi accompagnarla in Bosnia all’inizio del 2021, quando l’artista decide di intraprendere un viaggio per denunciare le atroci condizioni di vita dei migranti; e infine in Polonia, al confine con l’Ucraina, nell’aprile del 2022.
Partendo dalla cronaca, il film intende raccontare questo percorso artistico fatto di fantasia, adrenalina, “gioco”, e la crescente consapevolezza e coscienza civile di Laika.

Il titolo del film
Il titolo del documentario, Life Is (Not) A Game, trae spunto da una delle opere di Laika affisse nel suo viaggio sulla rotta balcanica. Il poster è una denuncia esplicita della violenza esercitata dalla polizia sui migranti che provano il cosiddetto “Game”, come viene definito il tentativo di attraversare il confine con la Croazia. L’uso delle parentesi vuole evocare la doppia anima dell’artista, fra ironia e impegno sociale.
Il film, prodotto da Morel Film e Salon Indien Films (per una co-produzione italo-spagnola) e distribuito da Kimera Film e Morel Film, è stato girato tra Roma, la Bosnia, Francoforte e la Polonia a conferma di come il lavoro di Laika si stia spingendo sempre più al di fuori dei confini nazionali.
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