Il Museo di San Marco a Firenze, custode di preziosi affreschi di Beato Angelico, fino a Pasqua presenta in mostra un interessante dialogo tra la Comunione degli Apostoli del frate pittore e una sua rilettura filmica ad opera del regista Armondo Linus Acosta, non nuovo a questo tipo di proposte.
Fra Angelico’s Communon: The Living Tableau è una elaborazione dell’affresco che in 10 minuti conduce lo spettatore in una dimensione viva, restituendo una prospettiva personale dell’opera originale, dalla luce e i colori caldi alla figura della Madonna.
Come ha dichiarato Angelo Tartuferi, direttore del Museo di San Marco, il film “inchioda letteralmente lo spettatore sul filo di un’altissima tensione spirituale“, anche grazie all’uso sapiente della fotografia.
Ne abbiamo parlato con l’autore in occasione dell’anteprima.

Prima di entrare nel dettaglio dell’opera Fra Angelico’s Communion: The Living Tableau vorremmo chiederle del suo approccio all’arte del passato. Risale al 1990 il suo Romeo. Juliet, in anni più recenti ha guardato Leonardo Da Vinci girando The Last Supper: The Living Tableau (2019) e ora ha ricreato la scena di un affresco di Beato Angelico. Che cosa la spinge verso i grandi Maestri? Ci parli della sua relazione con le grandi opere d’arte e delle ragioni che la spingono a misurarsi con queste.
Vorrei andare oltre l’espressione “grandi maestri”, anche se lo sono stati. Il tema centrale a cui mi ispiro, è il senso mistico. Tutti questi maestri hanno un profondo lato mistico e lo rappresentano in una forma o nell’altra, in un dipinto, in una scultura o con altre espressioni. È questo che mi ha colpito e mi muove, questo è l’aspetto che amo replicare facendo però un passo avanti, rendendolo molto chiaro nel mio lavoro.
Quando si guarda qualcosa di così profondamente e sinceramente mistico, ci si commuove e non per la bellezza o la maestria del dipinto. Se si guardano i dipinti di Raffaello, che sono resi magnificamente, o la straordinaria pittura di Leonardo, ma anche le opere di alcuni artisti contemporanei, ciò che si sente è esattamente quella qualità sovrumana.

Leonardo Da Vinci e Beato Angelico segnano la storia dell’Umanità, non solo quella dell’Arte, è un bel carico di responsabilità dare vita alle loro opere…
Voler dare vita a qualcosa di bello è anche un’estensione naturale del mio lavoro di regista. Ho lasciato Hollywood perché mi sono rifiutato di fare molti film che non erano di mio gradimento, anche se alcuni sono diventati poi piuttosto importanti. Non mi vedo come un creatore di movies, mi percepisco un creatore di film come artista e la relazione con l’arte la sento come naturale. Arrivo a questo dopo anni di studio e di lavoro. Nella mia vita personale e professionale ho frequentato grandi artisti e pensatori che mi hanno ispirato: ho lavorato con Ray Bradbury e Gore Vidal, ho avuto mentori da cui ho imparato molto, quali Neutra, un architetto di grande levatura, Salvador Dalì da cui sento di aver ricevuto il senso dell’integrità, e registi come l’unico e solo Orson Welles, David Lean, Vincent Minnelli e Stanley Kramer.

Lei definisce Fra Angelico’s Communion: The Living Tableau come recreation, una nuova creazione della Comunione degli Apostoli. In effetti la sua scena non è esattamente una riproduzione filmica dell’opera del Frate pittore. Si è preso anche alcune licenze. Ce ne vuole parlare? I toni della scena sono scuri, caldi, di contro alla luminosità dell’originale che lei riconduce solo allo scorcio esterno, ad esempio.
Cerco di replicare il più possibile il dipinto, la scultura o la scrittura – come è stato in alcuni dei miei lavori precedenti -, per ricreare l’impronta originale. Non si tratta di un cambiamento ma solo di un’aggiunta che consiste nel dare vita a quell’impronta, come ho detto. Mi immergo nella psiche dell’artista, nella sua narrazione e nel contenuto dei dipinti per duplicarli.
Ogni creazione induce a uno specifico stato d’animo in chi la guarda ed io, stimolato nel mio animo da quel contatto, lo traduco.

Un approfondimento merita la figura di Maria su cui si sofferma in particolare modo. Ce ne vuole parlare?
Nell’affresco Comunione degli Apostoli di Beato Angelico Maria sembra esserci senza essere realmente presente. È abbastanza chiaro che non sta ricevendo la Comunione eppure è lì, ma nel guardarla non si è sicuri se si tratti di una figura mistica o surreale. Per questo alla fine ho fatto in modo che Gesù si girasse a guardarla, ma senza riconoscerla direttamente; è come se sentisse la sua presenza e così, solo dopo essersi allontanato, si volta, la riconosce e la rende evidente con il suo sguardo. Volevo che il pubblico sapesse che è una figura mistica.
Probabilmente per me, dalla prospettiva registica, il punto più importante delle riprese è che Lui sia preso dall’energia di lei che è una qualità effimera.

Soffermiamoci anche sulla musica. Ha scelto Rossini per colonna sonora. Perché?
Lo Stabat Mater parla del dolore della madre per il figlio che sta morendo. Per me, dal punto di vista musicale, è molto chiaro. Ho ascoltato tutti i temi dello Stabat Mater dei grandi compositori e non ho dubbi che Rossini ha saputo cogliere la vera essenza dell’emozione e la tristezza, non solo quella di una madre che perde il figlio, ma di qualcosa di più alto. È devastante, potente e precisa nel trasmettere il tema.

Dalle sue opere traspare una forte tensione verso il Sacro, a che punto della vita artistica è? Nel prossimo futuro dobbiamo aspettarci una terza opera di genere? Sta componendo una trilogia?
Vivo secondo la dinamica della grazia della forma umana e della pietà. Lo vivo veramente. Ho avuto figli, ho fatto carriera, sono stato ovunque nel mondo, ho fatto di tutto. Sono salito su tutte le ruote panoramiche, si potrebbe dire, eppure è il lato mistico della vita che da sempre mi attrae.
Dal punto di vista della produzione oggi sono più libero, ho la mia casa di produzione, la mia scuola (n.d.r. The Academy of Film and The Arts a Gent), sono lontano dalle influenze hollywoodiane e questa dimensione di libertà è ciò che ho cercato e voluto.
Adesso sto lavorando alla Pietà di Michelangelo per cui ho grande rispetto. Al momento stanno preparando per me lo stampo dell’opera originale, dovrei riceverlo tra un paio di mesi. Nel frattempo sto riflettendo concretamente anche sull’Abacuc di Donatello, che è la quarta opera d’arte a cui mi dedico.
Vademecum
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