FIRENZE – Si intitola “Il sorriso di Caterina. La madre di Leonardo” il secondo libro di Carlo Vecce, filologo e storico del Rinascimento, docente all’Università di Napoli “L’Orientale”, edito da Giunti editore.
L’opera è stata presentata il 14 marzo a Firenze in una conferenza, durante la quale Vecce ha spiegato di aver scritto il romanzo basandosi su ricerche e documenti storici.
Il mistero dell’identità della madre di Leonardo da Vinci (1452-1519) sarebbe stato dunque risolto grazie a un documento notarile scoperto all’Archivio di Stato di Firenze.

La madre di Leonardo schiava della Circassia
Secondo questo documento inedito, la madre di Leonardo era una schiava , figlia di un tal “Jacobi”, proveniente dall’antica Circassia, storica regione del Caucaso. Come spesso già ipotizzato si chiamava Caterina e arrivò a Venezia, appunto come profuga, dopo diversi viaggi.
Nel 1442 Caterina giunse a Firenze, all’età di 15 anni, grazie al marito di quella che divenne la sua padrona Ginevra, un vecchio avventuriero fiorentino, Donato di Filippo di Salvestro Nati, già emigrato a Venezia, dove aveva al suo servizio schiave provenienti dall’oriente, dal Mar Nero e dalla Tana.
Prima di morire, nel 1466, Donato lasciò i suoi soldi al piccolo convento di San Bartolomeo a Monteoliveto, fuori Porta San Frediano, per la realizzazione della cappella di famiglia e della propria sepoltura.
Non sembra, quindi, un caso che Leonardo eseguì la sua prima opera proprio per quella chiesa: l’Annunciazione. Secondo quanto ha ipotizzato Vecce.
Caterina fu resa libera il 2 novembre del 1452, come riportato da un atto scritto redatto per mano del notaio Ser Piero da Vinci, padre di Leonardo.
Leonardo fu il primogenito di Piero, ma non di Caterina. Come riferisce Vecce, infatti, sempre sulla base dei documenti dell’Archivio di Stato di Firenze, risulta che Caterina avesse già un figlio illegittimo, che Leonardo potrebbe aver conosciuto.
Leonardo – ha sottolineato Vecce – “è figlio di un notaio, ma per l’altra metà non è italiano, è figlio di una straniera, di una schiava, di una donna al più basso gradino sociale di quell’epoca, una donna scesa da un barcone venuta da chissà dove, senza voce e dignità che a stento parlava la nostra lingua”.
Un romanzo basato su una storia vera
In sintesi questa la storia che viene raccontata da Carlo Vecce nel romanzo “Il sorriso di Caterina”. “È un romanzo basato su una storia vera – ha affermato Vecce – dove i nomi dei personaggi citati sono quelli veri, rinvenuti nei manoscritti che ho consultato”. La fiction interviene, dunque, solo a integrare parti mancanti nella storia.
“Siamo di fronte a una scoperta storica di rivoluzionaria importanza” ha commentato Antonio Franchini, direttore editoriale di Giunti Editore. Un giudizio condiviso anche dallo storico, accademico dei Lincei, Paolo Galluzzi.
A Milano la tomba di Caterina?
Poco prima di morire, Caterina – secondo Vecce – avrebbe raggiunto il figlio Leonardo a Milano e vissuto per un breve periodo con lui.
Nel corso della conferenza stampa, Vecce ha anticipato una sorpresa. In questi giorni, Milano, dietro Sant’Ambrogio, nel corso dei lavori per la nuova sede dell’Università Cattolica, sta ricomparendo la cappella dell’Immacolata Concezione, quella dove Leonardo abbozzò la sua “Vergine delle rocce”.
Grazie allo scavo sono tornati alla luce il muro al quale era addossato l’altare, il pavimento nel quale si apriva la cripta, i frammenti del cielo stellato dipinto dagli Zavattari.
Nella cripta, confusi tra loro, anche resti umani di antiche sepolture. “Forse anche di Caterina, morta a Milano tra le braccia di suo figlio nel 1494, e sepolta in quello stesso luogo” – ha azzardato Carlo Vecce.