LONDRA – “La Notte stellata” di Vincent van Gogh (1853-1890), il noto dipinto conservato al Museum of Modern Art di New York, in cui i cipressi svettano in un cielo notturno vorticoso sopra un villaggio collinare, sarebbe stata ispirata dalla Torre Eiffel.
A sostenere questa tesi è lo storico dell’arte britannico, Prof. James Hall, autore di uno studio anticipato dal quotidiano londinese “The Guardian”.
Hall, i cui libri precedenti includono The Artist’s Studio: A Cultural History, è professore all’Università di Southampton. La sua ricerca apparirà nel numero di aprile della rivista scientifica Burlington Magazine.
Il cipresso, alternativa naturale alla Torre Eiffel
Secondo Hall, Van Gogh avrebbe iniziato l’opera, poco dopo l’inaugurazione del monumento parigino, attrazione principale dell’Esposizione Internazionale del 1889.
L’apertura della manifestazione venne accompagnata da uno spettacolo notturno di fuochi d’artificio, luci elettriche ed esplosioni che, a suo dire, si ripetono anche nella “musica pirotecnica delle stelle, del cielo e delle nuvole” del dipinto dell’artista olandese.
Realizzato durante la sua prigionia, in un manicomio vicino a Saint-Rémy, nel sud della Francia, “La Notte stellata” è solo uno dei dipinti di cipressi interpretati come un’esplorazione dell’astrazione o un’evocazione mistica della natura.
Hall sostiene che “per Van Gogh, il cipresso è un’alternativa naturale alla Torre Eiffel, fulcro dell’Esposizione. La Notte stellata sarebbe una controparte rurale e cosmica dello spettacolo di luci che ha segnato l’apertura della mostra”.
Nel giugno del 1889, Van Gogh scrive al fratello Theo: “I cipressi mi preoccupano ancora, vorrei farne qualcosa come le tele dei girasoli perché mi stupisce che nessuno li abbia ancora fatti come li vedo io. È bello per quanto riguarda le linee e le proporzioni, come un obelisco egiziano”.
Sul “The Guardian” si legge: ”La torre è stata commercializzata in modo roboante come simbolo dell’abilità tecnologica francese, e persino più impressionante delle piramidi. Van Gogh idealizzava l’antico Egitto e pensava che il cipresso fosse bello e ben proporzionato come un obelisco”.

“Il cipresso obelisco – afferma ancora Hall – “dominava Saint-Rémy e la guglia della sua chiesa più o meno come i 300 metri della Torre Eiffel dominano Parigi”.
Hall osserva, inoltre che, nel 1886, quando Van Gogh era appena arrivato a Parigi, fu indetto un concorso per la costruzione del monumento, vinto dall’opera ingegneristica in ferro battuto a graticcio aperto di Gustave Eiffel, e che la sua progettazione e preparazione erano costantemente al centro delle cronache.
Nel 1887 un giornale parigino pubblicò una lettera firmata da importanti artisti e scrittori che la condannavano come una “torre vertiginosamente ridicola“. Quando Van Gogh lasciò Parigi nel febbraio 1888 la sua costruzione si era già innalzata sopra lo skyline, raggiungendo la prima piattaforma.
Giornali e riviste, tra cui Le Monde Illustré, che Van Gogh leggeva a Saint-Rémy, riportavano resoconti illustrati dell’inaugurazione. Insomma, il pittore aveva ben chiaro di come fosse la Torre Eiffel.
Quindi anche l’opera “Campo di grano con cipressi”, secondo Hall, trova ispirazione dalla Torre parigina. Nel dipinto Van Gogh ha lasciato uno spazio tra un cipresso grande e uno piccolo, “ed entrambi sembrano appoggiarsi l’uno all’altro come le gambe della torre“.
Il prossimo maggio, il Metropolitan Museum di New York organizzerà la prima mostra dedicata alla fascinazione di Van Gogh per i “sempreverdi simili a fiamme“, riunendo appunto “La notte stellata” e “Campo di grano con cipressi”.