La prima asta monografica dedicata all’artista americano, conosciuto nell’ambiente urban con il nome di Obey Giant
PARIGI – Il 15 aprile la casa d’aste Artcurial, nella sede parigina, propone la vendita OBEY – Shepard Fairey / The Art of Rebellion.
La prima asta monografica dell’artista
L’asta del 15 Aprile rappresenta l’occasione per ripercorrere il lavoro di Obey in un percorso curato accompagnato da un catalogo documentato.
Si tratta della prima vendita monografica dedicata all’artista americano di fama mondiale. La vendita vuole essere rappresentativa del modo in cui Shepard ha sfruttato il potere dell’immagine e il suo utilizzo di tutte le tecniche possibili: serigrafia distribuiti in gran numero, HPM (Hand Painted Multiple) serigrafia su legno e metallo, tela, collage e taglio (rubylith).
L’asta comprenderà un insieme rappresentativo di temi e tecniche care all’artista: Il grande Fratello ti sta guardando, Angela Davis e Black Power o Quality of Humanity.

Verrà offerto all’asta anche Earth Crisis, un progetto di denuncia dei disordini ecologici e ambientali.
Tra le opere in vendita la monumentale Middle East Mural del 2009, con stima € 150.000-200.000, che presenta diverse raffigurazioni, da sinistra a destra: Donna musulmana, M16 vs. AK-47, Israele/Palestina, ma anche Peace Fingers.
“Il murale del Medio Oriente – spiega Arnaud Oliveux, Banditore e direttore associato Artcurial – è un’opera importante e impressionante di Shepard Fairey. Impone al nostro sguardo le immagini impattanti e impegnate di Shepard che osserva il mondo e le sue stranezze geopolitiche.“
Shepard Fairey, the medium is the message

Attivo dalla fine degli anni Ottanta, Shepard Fairey inizia a farsi conoscere attraverso la campagna di affissioni dello sticker Andrè the Giant has a posse.
Fairey è riuscito a cogliere il potere delle immagini nella società, trasmettendo informazioni e manipolando idee, coscienze e pensieri.
Ha ripreso da solo il precetto “The Medium is the Message” e ha fatto del volto del lottatore francese Andrè le Geant il simbolo del suo lavoro dalla fine degli anni Novanta, un logotipo ricorrente accompagnato dalla parola OBEY, dal film cult del 1988 di John Carpenter They Live (Invasion Los Angeles).
Da allora il suo interesse per l’autoritarismo è uno dei fili conduttori delle sue opere prodotte per mostre in gallerie e istituzioni.
Riprendendo l’estetica dei regimi totalitari dell’URSS, di Cuba o della Cina, crea opere di grande impatto visivo che bastano a se stesse.
Il significato è diretto. Il logo OBEY si trasforma parallelamente in un intricato motivo a forma di stella.
Nel corso degli anni Obey ha affrontato temi delicati che fanno eco all’attualità e alle sue stesse preoccupazioni: l’ecologia, gli attacchi disastrosi all’ambiente, le manipolazioni mediatiche e statali sintetizzate dalla figura del grande Fratello (riferimento al 1984 di George Orwell) gli eccessi dell’informazione , l’emancipazione del Black Power attraverso le sue grandi figure (Angela Davis, Bobby Seale) ma anche ciò è all’origine della sua stessa cultura, come lo skateboarding o il punk rock.