ROMA – A proposito della tanto discussa campagna di promozione di Enit con la Venere di Botticelli influencer, intitolata “Open to Meraviglia”, lanciata due giorni fa, in queste ore si è appreso che probabilmente il Governo ha dimenticato di registrare il dominio.
A farlo ci ha pensato un’azienda di marketing del Mugello, la Marketing Toys di Scarperia (Firenze), che lo ha comprato a 4,99 euro.
Andando sulla pagina www.opentomeraviglia.it si legge, infatti, “Tranquilli, ci abbiamo pensato noi”.
Titolare dell’azienda è Filippo Giustini, il quale ha scelto di inserire l’immagine della Venere di Botticelli con scritto “Godetevi l’Italia, è bellissima. Anzi no, meravigliosa”.
Marketing Toys si è accorta nei giorni scorsi che il dominio era ancora disponibile su Aruba. “L’ho acquistato io, per 4,99 euro, era pure a sconto. – Spiega Giustini – L’ho reindirizzato al nostro sito. Poi ho visto le statistiche col passare delle ore e ho notato 290 utenti singoli collegati in tempo reale, un numero molto più alto del normale. Da lì mi sono accorto che in molti cercavano la pagina”.
La replica del Governo
Il Ministero del Turismo fa sapere però che il sito a cui fa riferimento la campagna è Italia.it e Open to meraviglia è solo il claim della campagna.
Tuttavia non si placano le polemiche e sui social continuano a impazzare meme e parodie ispirate alla Venere.
La ministra del Turismo Daniela Santanchè risponde
“Riguardo ai meme che circolano in rete mi sono fatta una risata. – Dice Daniela Santanché, ministro del Turismo – Ho scelto consapevolmente la Venere di Botticelli, un’icona conosciuta in tutto il mondo e simbolo della nostra italianità. È evidente che non la potevamo proporre nella campagna così com’è dipinta, perché uno degli obiettivi di questa campagna internazionale è quello di avvicinare i giovani, abbiamo quindi utilizzato strumenti e linguaggi a loro vicini”.
Sugli attacchi circa i costi, “nove milioni è il costo della campagna che faremo in tutto il mondo, ossia gli acquisti degli spazi negli aeroporti, nelle stazioni, nelle città, dagli Stati Uniti d’America all’India, fino a toccare tutti i Paesi e i continenti”. Come sempre – continua – “quando c’è malafede, vengono veicolate delle informazioni errate, lo fanno solo per avere qualcosa da dire. Non è che la campagna sia costata nove milioni, solo un cretino potrebbe pensare una cosa del genere” – rimarca la ministra.
Riguardo la retorica della pizza risponde: “Non capisco la critica, la pizza è famosa in tutto il mondo, fa parte della dieta mediterranea e della nostra cucina, che è apprezzata, imitata e copiata in tutto il mondo. Forse viene criticata dalle persone un po’ snob e radical chic che mangiano caviale e salmone, ma la maggioranza degli italiani e dei tanti turisti che arrivano da ogni parte del mondo la apprezzano. Poi, per chi è abituato a bere champagne e a mangiare caviale capisco che la pizza sia un po’ pop” – conclude.
Il parere di Sgarbi
“Nulla quaestio nell’alterare la figura di Venere travestendola da marinaio o in altra foggia ma è molto più attraente nuda. – Ha affermato il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, intervistato alla trasmissione “Immagini” di Radio 24 – Io avrei lasciato la Venere nuda anche se non ho nulla in contrario sul fatto che l’abbiano voluta vestire in modo vagamente modernista, è come renderla una ragazza del nostro tempo mentre è una ragazza senza tempo, è una divinità e rappresenta il mito e la bellezza dell’Italia nella sua dimensione senza tempo”.
“La contaminazione figurativa che viene fuori dalla creatività di Armando Testa – Spiega Sgarbi – è di applicare lo spirito della Ferragni al capolavoro di Botticelli. Mi pare che di gran lunga Botticelli prevalga e che l’immagine completa con la Venere nuda e la conchiglia di onde poteva essere il migliore paesaggio attrattivo italiano con la parola ‘Meraviglia’.”
Quanto allo slogan ‘Open to meraviglia’ Sgarbi fa un altro appunto: “Meraviglia è una parola che si intende in ogni lingua mentre ‘Open to Meraviglia’ è una miscela tra inglese e italiano e sembra contraddire le indicazioni di Rampelli sulla lingua italiana”. “La comunicazione è comunque festosa e quindi possiamo ritenerla lecita” conclude Sgarbi.