LA SPEZIA – Lo scorso 8 aprile, è stata inaugurata alla Fortezza Firmafede di Sarzana la mostra Pablo Picasso, le origini del mito.
L’esposizione, nel cinquantesimo anniversario della morte di Picasso (Malaga, Spagna, 25 ottobre 1881 – Mougins, Francia, 8 aprile 1973), attraverso un’ampia selezione di opere, ne documenta accuratamente il percorso artistico, consentendo un’immersione nel suo sconfinato universo creativo.
La rassegna si sofferma, infatti, sui diversi registri della sua produzione innovativa e sperimentale, dando conto del vasto repertorio iconografico e della sorprendente libertà espressiva, confermando la grandezza di un genio multiforme che ha attraversato tutto il secolo scorso, fino ad essere definito da molta critica “il mito” dell’arte del Novecento.
Ne abbiamo parlato con la curatrice della mostra Lola Durán Úcar.


Una mostra importante, un percorso completo che celebra Picasso a cinquant’anni dalla sua morte. Quali sono le peculiarità di questa esposizione, anche in riferimento alla sede ospitante, la Fortezza Firmafede di Sarzana?
La peculiarità di questa mostra e quello che la fa tanto speciale, oltre al suo contenuto, di cui parleró piú avanti, è che si presenta in un spazio storico singolare, ora dedicato alla cultura contemporanea, la Fortezza Firmafede di Sarzana. E che la mostra si fa in Liguria. La famiglia di Picasso per parte materna era ligure, la mostra acquista anche per questo un significato ancora più profondo, si tratta di un ritorno alle origini dell’artista.
“Pablo Picasso, le origini del mito”. Cosa intende restituire questo titolo esattamente? E soprattutto, cosa vuol fare emergere la mostra della complessa personalità di Picasso?
La mostra, come giustamente ha detto Lei, commemora il cinquantesimo anniversario della morte di Picasso, a questo si riferisce il titolo, è il momento in cui muore l’artista e nasce il mito.
Quello che vuol fare emergere è il talento inquieto e arrischiato, tenace e appassionato che caratterizzò Picasso durante tutta sua vita.


Sono oltre ventimila le opere di Picasso, fra quadri, disegni, sculture, incisioni, ceramiche. L’esposizione ne presenta un corpus molto vario e vasto, circa un centinaio. Come è avvenuta la selezione, quale criterio è stato adottato?
Il criterio di selezione delle opere è stato fatto in modo che la mostra potesse offrire un panorama completo della creatività di questo genio del Ventesimo secolo, da diversi punti di vista. Con questo fine, si sono scelte opere che, in primo luogo, ci permettessero un avvicinamento completo alla sua traiettoria artistica nel tempo.
Si parte nel 1901, con la Suite Barcelona, e la Suite des saltimbanquis; è quando Picasso si stabilisce a Parigi, la capitale dell’arte, ed è immerso in quello che si conosce come “il periodo azzuro”. Si continua nel suo “periodo rosa”, quando il cromatismo si ammorbidisce con le scene di circo e saltimbanchi, di lì al cubismo, al classicismo. Sono rappresentati 70 anni di lavoro, tutta la sua vita artistica. Da un altro punto di vista la mostra ci avvicina alle differenti discipline o metodologie nelle quali si sviluppa il genio di Picasso: pitture, disegni, incisioni o ceramiche. Finalmente sono rappresentati temi che richiamano la sua attenzione e che plasma nelle sue creazioni.

Una parte del lavoro di Picasso è dedicato all’opera grafica. Ritiene sia fondamentale per conoscere le fasi creative dell’artista? Quanto e perché fu così importante?
L’attività di Picasso come disegnatore e come incisore è una delle più importanti della sua carriera, forse perché rappresenta la colonna vertebrale di tutte le altre sfaccettature e di tutte le sue tappe; con una produzione di più di 2.200 incisioni tra xilografie, calcografie, acqueforti, litografie, acquetinte e puntesecche. Ad esse si dovrebbero aggiungere le sue collaborazioni grafiche per un totale di 56 libri illustrati, grazie alla sua amicizia e convivenza con i principali poeti, scrittori e saggisti, con i quali convisse e mantenne un’amicizia stretta.
Picasso era solito mettere la data e il giorno in cui ogni opera veniva realizzata, quindi, con le sue incisioni possiamo costruire la sua biografia, sarebbe come un diario visivo.

L’approccio alla ceramica per Picasso fu un capriccio, una sorta di “divertissement”, oppure un linguaggio da esplorare con delle finalità ben precise? O ancora, solo un nuovo percorso creativo generato dalla curiosità della sua mente geniale?
Quando Picasso scoprì la ceramica, affrontare le difficoltà di questa nuova tecnica artistica non fu per lui un ostacolo, ma piuttosto una sfida. E si lancia nell’apprendere tutti i segreti della modellazione e degli smalti, approfondisce le conoscenze tecniche, si apre davanti a lui un nuovo linguaggio espressivo da esplorare; l’artista vuole estrarre tutto il potenziale che lavorare la ceramica gli offre.
La figura femminile nell’arte di Picasso sembra essere una presenza costante. La donna appare come un pilastro attorno alla quale l’artista riuscì a materializzare incredibili capolavori. Ma qual era realmente il rapporto di Picasso con le sue donne, amanti, modelle, muse? Quanto incisero davvero sul suo lavoro? C’è qualche curiosità particolare che può raccontare a tal proposito?
Le donne sono fondamentali nella vita e nell’opera di Picasso, e si potrebbe dire che molte di loro segnano una tappa, un cambiamento nella sua pittura.
Per me é curioso come varia il modo in cui le ritrae mentre è innamorato, e come varia dopo, quando perde interesse per loro.

Quali altri temi importanti sono presenti nelle opere in mostra?
Sottolineerei il suo amore per la corrida. Picasso amò i tori fin da bambino, quando suo padre lo portava alle corride. Mantenne quell’inclinazione e quella passione durante tutta la sua vita. La corrida è la metafora della vita, la lotta per il potere, la relazione amorosa. La presenza del toro è costante nella sua opera. In questa esposizione si può contemplare La Tauromaquía o l’arte di Toreare di Pepe Hillo, un trattato sulla purezza della tauromachia scritto nel secolo XVIII che aveva illustrato già nel 1815 Francisco de Goya, un maestro ammiratissimo da Picasso. Altri temi importante rappresentati sono il circo, le nature morte, la mitologia, gli animali…
La rassegna presenta anche una selezione di scatti realizzati a Picasso da Robert Capa. Cosa ci raccontano? Che rapporto aveva l’artista con Capa?
Si tratta di fotografie intime di famiglia che Robert Capa scatta alla famiglia Picasso in vacanza a Golfe Juan, in Francia, nell’agosto del 1948. Capa era amico di entrambi, di Picasso e di Françoise Gilot, che aveva conosciuto anni prima a Parigi. Li fotografa in spiaggia con il figlio Claude, in momenti intimi e familiari, giocando nel mare, ridendo… non coglie l’artista ma l’amoroso padre di famiglia. Il set comprende anche due immagini di Picasso scattate nel Castello Grimaldi di Antibes, oggi Museo Picasso.

Picasso riuscì a intrecciare arte e vita. Forse il sogno è l’obiettivo di ogni artista. In quali lavori, secondo lei, riuscì a manifestare in maniera più esplicita questo stretto connubio?
Picasso è un uomo appassionato, pieno di vita, e quella vita è ciò che riflette nelle sue opere.
Non potrebbe spiccare un lavoro più di un altro.
Lui spiegava «Metto nei miei quadri ciò che amo», plasma nelle sue opere ciò che lo colpisce, quei fatti, oggetti o personaggi che hanno un significato profondo nella sua stessa vita.
C’è qualche opera in mostra che ama in particolare e per quale motivo?
La Tête de femme mi commuove, è un ritratto di Dora Maar che riflette il tumultuoso momento sentimentale che vivono come coppia, nel terribile contesto della seconda guerra mondiale.
Anche La tauromachia, sono opere che hanno avvicinato Picasso, esiliato in Francia, al suo paese natale tanto ricordato e desiderato, e lo collegano anche al significato profondo della figura del toro nella cultura mediterranea classica.

Nel 1951 Picasso avrebbe confessato a Giovanni Papini di essere soltanto “un amuseur public che ha sfruttato meglio che ha saputo l’imbecillità, la vanità e la cupidigia dei suoi contemporanei”. Se fosse vivo come immagina si rapporterebbe oggi con l’attuale contemporaneità e con i nuovi linguaggi espressivi? Ne sarebbe incuriosito, ne sperimenterebbe le possibilità?
La mia opinione è che Picasso, uomo curioso e rischioso, sarebbe, come lo è sempre stato, in anticipo sui tempi. E ne sperimenterebbe ogni possibilità.
– Lei con quali parole, oltre a “genio”, lo definirebbe?
Direi che Lui é il grande MAESTRO del Novecento.
Vademecum
PABLO PICASSO – Le Origini del Mito
Fortezza Firmafede – Sarzana (SP)
8 aprile – 16 luglio 2023
Opening stampa: 7 aprile, ore 12, Fortezza Firmafede
Giorni di apertura: Dal martedì alla domenica. Chiuso il lunedì
Orario: dalle 11:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 19:00
BIGLIETTERIA e GRUPPI
Biglietti: INTERO € 12 – RIDOTTO € 8
Per famiglie di 3 persone 24 € e per famiglie di 4 persone € 32
Residenti a Sarzana, giovani dai 12 ai 25 anni, over 65 anni, persone con bisogni speciali, insegnanti, militari, personale MIC, dipendenti Comune di Sarzana.
GRATUITO under 12 anni, giornalisti muniti di tesserino, guide turistiche, soci ICOM, accompagnatori di persone con bisogni speciali.
Gruppi: per i gruppi e scolaresche la Fortezza e il Museo sono visitabili anche oltre l’orario di apertura, previa prenotazione e con la possibilità di una guida. È possibile prenotare la visita anche combinata con la Fortezza di Sarzanello.
Contatti per gruppi Rossana Camuto- info@fortezzafirmafede.it – 3394130037 Contatti per scuole Virginia Galli-didattica @earthscrl.it – 3703433951. www.fortezzafirmafede.it www.visitsarzana.it