ROMA – A partire dal 4 maggio e fino al 30 luglio 2023, al Museo Nazionale Romano viene esposto, completamente ricostruito dopo duemila anni, il carro cerimoniale rivenuto nel 2021 a Civita Giuliana, località a nord dell’antica città di Pompei.
Il carro ricostruito grazie alle impronte nella cenere
Il carro è stato recuperato in una villa suburbana già in parte individuata e indagata agli inizi del ‘900, tornata all’attenzione due anni fa per gli scavi clandestini condotti da tombaroli.
Oggi il carro, ricostruito nelle sue parti mancanti, recuperate grazie alla tecnica del calco dalle impronte rinvenute nella cenere, si potrà ammirare nelle sue reali forme e dimensioni nell’ambito della mostra “L’istante e l’eternità. Tra noi e gli antichi”.
L’operazione di recupero del carro
Le operazioni che hanno riportato al recupero del carro da parata sono il frutto di una sinergia tra la Procura della Repubblica di Torre Annunziata, i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale e il Parco archeologico di Pompei, per arrestare l’attività illecita dei clandestini e il depredamento del patrimonio archeologico di quell’area.
Proprio da queste attività, si è giunti alla scoperta del carro e alla restituzione al pubblico di ambienti e reperti di grande valore dal punto di vista storico e scientifico.
“Il restauro e l’esposizione – ha affermato il Ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano – non rappresentano solo la restituzione di un reperto eccezionale ai cittadini e agli studiosi, ma anche il coronamento di uno sforzo che, in questo caso, ha visto operare insieme Parco archeologico di Pompei, Procura della Repubblica di Torre Annunziata e Carabinieri del TPC”. “Tutto ciò – ha rimarcato Sangiuliano – ci spinge a lavorare con sempre maggior impegno, consapevoli del valore del nostro patrimonio, eredità di un grande passato ma anche opportunità di crescita civile e socioeconomica per il futuro”.Il grande carro cerimoniale a quattro ruote, con i suoi elementi in ferro, le bellissime decorazioni in bronzo e argento con raffigurazioni erotiche, i resti lignei mineralizzati, le impronte degli elementi organici (dalle corde a resti di decorazioni vegetali), venne rinvenuto quasi integro nel porticato antistante alla stalla con i resti dei 3 equidi”.

Il carro identificabile come “piletum”
Il carro è identificabile come un pilentum, un veicolo usato nel mondo romano dalle èlites, per cerimonie e in particolare per accompagnare la sposa nella nuova casa.
Si tratta di un vero e proprio unicum in Italia non solo per il livello di conservazione, ma anche perché non si configurava come carro da trasporto per i prodotti agricoli o per le attività della vita quotidiana, già attestati sia a Pompei che a Stabia.
“La scoperta all’epoca dello scavo – ha detto il Direttore generale dei Musei, Massimo Osanna, sotto la cui Direzione del Parco di Pompei si sono avviate nel 2018 tutte le attività e la firma del protocollo d’Intesa con la Procura – fu eccezionale per le informazioni che rivelava per la tipologia di veicoli di trasporto, di tipo cerimoniale, che non trovava confronti in Italia con simili reperti. Un carro simile era stato ritrovato anni fa in Grecia, nei luoghi dell’antica Tracia, in una tomba appartenuta a una famiglia di alto rango, ma lasciato in situ. Questa è invece la prima volta al mondo che un pilentum viene ricostruito e studiato”.
“Inoltre – ha continuato Osanna – le indagini a Civita Giuliana hanno sancito l’attuazione di una metodologia di scavo di tutto il contesto, ormai ordinaria a Pompei, che ha visto coinvolto un team interdisciplinare di archeologi, architetti, ingegneri, restauratori, vulcanologi, antropologi e archeobotanici. L’attuale restituzione del carro al pubblico racchiude una storia ben più ampia di cura del patrimonio culturale italiano”.
“Il carro, oltre al suo valore scientifico, costituisce il simbolo di un processo virtuoso di legalità, tutela e valorizzazione non solo dei singoli reperti, ma di tutto il territorio vesuviano. – ha aggiunto Gabriel Zuchtriegel, attuale Direttore del Parco – Quell’attività ha dato avvio a operazioni di esproprio di strutture illecite, per consentire di proseguire l’indagine e ha visto più enti collaborare per un intento univoco. Oltre alla Procura e ai Carabinieri, anche il Comune di Pompei, ha dato la sua disponibilità nella gestione della viabilità urbana inevitabilmente compromessa dal prosieguo dello scavo“.
La mostra, organizzata dalla Direzione generale Musei e dal Museo Nazionale Romano in collaborazione con Electa, è ideata e curata da Massimo Osanna, Stéphane Verger, Maria Luisa Catoni e Demetrios Athanasoulis, con il sostegno del Parco archeologico di Pompei e la partecipazione della Scuola IMT Alti Studi Lucca e della Scuola Superiore Meridionale.
Filo conduttore della mostra – ha spiegato il Ministro della Cultura – è “il valore della libertà, il valore dell’Occidente. L’intento è quello di proporre le origini e il cammino della nostra storia. Ringrazio il Ministero della cultura e dello sport della Grecia per la collaborazione fattiva e amichevole. Nella civiltà greco-romana affondano le nostre radici ed è nostro compito salvaguardare e rendere fruibile a tutti questo patrimonio che ci ricorda la nostra eredità culturale e che ispira la nostra filosofia contemporanea. Tradizione e modernità, due facce della stessa medaglia, fanno parte del percorso della mostra”.