ROMA – Fino al 30 settembre 2023, il Museo delle Navi Romane di Nemi, situato ai Castelli Romani a meno di un’ora da Roma, ospita la mostra “Riportando tutto a casa”, una collettiva a cura di Lorenzo Madaro.
La mostra
L’esposizione, il cui titolo è mutato dal romanzo di Nicola Lagioia, propone un incontro corale tra 23 artisti italiani di differenti geografie ed esperienze, attitudini e storie alle spalle, in dialogo con l’architettura e la collezione del Museo delle Navi Romane di Nemi, attraverso installazioni, dipinti, sculture, video arte e altri linguaggi in grado di generare una lettura ulteriore di un grande tema: il ricordo.
Il pubblico è invitato a muoversi liberamente nello spazio, alla ricerca di possibili scenari.
Quello che viene presentato è un percorso “complesso”, in cui il visitatore deve scovare le opere tra le superfici i perimetri che accolgono reperti dell’archeologia subacquea, tracce dense di decenni di esperienze di ricerca finalizzate alla ricostruzione di differenti storie alla base della cultura occidentale.
Suggestioni, rabbia, poesia, progettualità, differenze dialettiche, ritualità e complessità si intrecciano in questo percorso di condivisione, in cui l’archeologia si apre al presente e gli artisti si aprono al cambiamento, anche traumatico, del linguaggio e della ricerca.

Il primo museo costruito in funzione del contenuto
Il Museo venne costruito tra il 1933 e il 1939 per ospitare due gigantesche navi appartenute all’imperatore Caligola (37-41 d.C.), recuperate nelle acque del lago tra il 1929 e il 1931.
Si tratta quindi del primo Museo in Italia ad essere costruito in funzione del contenuto, due scafi dalle misure rispettivamente di m. 71,30 x 20 e m. 73 x 24, purtroppo distrutti durante un incendio nel 1944.
Riaperto nel 1953, il Museo venne nuovamente chiuso nel 1962 e infine definitivamente riaperto nel 1988.
L’allestimento
Nel nuovo allestimento, l‘ala sinistra è dedicata alle navi, delle quali sono esposti alcuni materiali, come la ricostruzione del tetto con tegole di bronzo, due ancore, il rivestimento della ruota di prua, alcune attrezzerie di bordo originali o ricostruite (una noria, una pompa a stantuffo, un bozzello, una piattaforma su cuscinetti a sfera).
Sono inoltre visibili due modelli delle navi in scala 1:5 e la ricostruzione in scala al vero dell’aposticcio di poppa della prima nave, su cui sono state posizionate le copie bronzee delle cassette con protomi ferine.
L’ala destra è invece dedicata al popolamento del territorio albano in età repubblicana e imperiale, con particolare riguardo ai luoghi di culto; vi sono esposti materiali votivi provenienti da Velletri (S. Clemente), da Campoverde (Latina) da Genzano (stipe di Pantanacci) e dal Santuario di Diana a Nemi, oltre ai materiali provenienti dalla Collezione Ruspoli.
All’interno di quest’ala è inoltre possibile ammirare un tratto musealizzato del basolato romano del clivus Virbii, che da Ariccia conduceva al Santuario di Diana.
La mission del Museo
Come racconta la Direttrice del museo Daniela De Angelis, il Museo delle Navi Romane “sta vivendo una stagione di rinnovata attività di valorizzazione su più fronti, perché sia visto sempre più come un luogo accogliente, aperto a tutti e per tutti, e non un contenitore di oggetti vecchi e polverosi”.
La realizzazione di progetti condivisi con il territorio rappresenta il cuore della mission della Direzione Regionale Musei Lazio e dei Musei territoriali come quello di Nemi.
Il progetto di una mostra di arte contemporanea che si integri con l’esposizione permanente del Museo rientra in questa ideazione di nuovi percorsi di valorizzazione del Museo e delle sue collezioni.
Vademecum
Museo delle Navi Romane di Nemi
via Diana 3
Orari: dal martedì alla domenica dalle ore 9.00 alle 19.00.