POMPEI – Pompei non finisce mai di stupire. Gli scavi infatti continuano a riportare alla luce straordinari ritrovamenti che consentono di ricostruire in maniera più chiara le varie fasi dell’eruzione del 79 d.C.
La scoperta
L’ultima scoperta è quella avvenuta durante uno scavo nell’Insula dei Casti Amanti. Qui sono state ritrovare altre due vittime dell’eruzione.
I due scheletri sono stati rinvenuti nel corso del cantiere di messa in sicurezza, rifacimento delle coperture e riprofilatura dei fronti di scavo dell’Insula, che sta prevedendo anche degli interventi di scavo in alcuni ambienti.


Dalle prime analisi, pubblicate nell’E-journal degli scavi di Pompei, risulta che entrambi gli individui – di sesso maschile di almeno 55 anni – sono morti verosimilmente a causa di traumi multipli dovuti al crollo di parti dell’edificio.
Durante la rimozione delle vertebre cervicali e del cranio di uno dei due scheletri – si legge in una nota – “sono emerse tracce di materiale organico, verosimilmente un involto di stoffa. All’interno sono state trovate, oltre a cinque elementi in pasta vitrea identificabili come vaghi di collana, sei monete. Due denari in argento: un denario repubblicano, databile alla metà del II sec. a.C., e un altro denario, più recente, da riferire alle produzioni di Vespasiano. Le restanti monete in bronzo (due sesterzi, un asse e un quadrante), erano anch’esse coniate durante il principato di Vespasiano e pertanto di recente conio”.


L’eruzione del Vesuvio
L’eruzione del 79 d.C. fu un vero inferno. La cronologia dei tragici eventi, succedutisi a Pompei in due soli giorni, è stata ricostruita coniugando la stratigrafia dei depositi e il resoconto dell’evento fatto da Plinio il Giovane in due lettere inviate a Tacito.
L’eruzione del Vesuvio inizia nella mattinata di un giorno autunnale, ma solo intorno alle 13:00 comincia la cosiddetta fase “Pliniana” (a seguito della perfetta descrizione della forma della colonna eruttiva fatta da Plinio il Giovane) durante la quale si forma una colonna eruttiva, alte decine di chilometri, dalla quale cadono pomici.

Questa fase è seguita da una serie di correnti piroclastiche che sedimentano depositi di cenere e lapilli.
I fenomeni vulcanici uccisero chiunque si fosse ancora rifugiato nell’antica città di Pompei, a sud dell’odierna Napoli, togliendo la vita ad almeno il 15-20% della popolazione, secondo le stime degli archeologi.
Tra le cause di morte anche il crollo degli edifici, in alcuni casi dovuto a terremoti che accompagnarono l’eruzione, si rivelò una minaccia letale.
I commenti
“Il ritrovamento dei resti di due pompeiani avvenuto nel contesto del cantiere in opera nell’Insula dei Casti Amanti – ha affermato il Ministro della cultura Gennaro Sangiuliano – dimostra quanto ancora vi sia da scoprire riguardo la terribile eruzione del 79 d.C. e conferma l’opportunità di proseguire nelle attività scientifiche di indagine e di scavo. Pompei è un immenso laboratorio archeologico che negli ultimi anni ha ripreso vigore, stupendo il mondo con le continue scoperte portate alla luce e manifestando l’eccellenza italiana in questo settore”.

“Le tecniche dello scavo moderno – ha evidenziato il Direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel – ci aiutano a comprendere sempre meglio l’inferno che in due giorni distrusse interamente la città di Pompei, uccidendone molti abitanti: bambini, donne e uomini. Con le analisi e le metodologie riusciamo ad avvicinarci agli ultimi istanti di chi ha perso la vita . In una delle discussioni di cantiere, durante il recupero dei due scheletri, uno degli archeologi indicando le vittime che stavamo scavando, ha detto una frase che mi è rimasta impressa e che sintetizza forse la storia di Pompei, quando, ha dichiarato: ‘questo siamo noi’. A Pompei, infatti, l’avanzamento delle tecniche non ci fa mai dimenticare la dimensione umana della tragedia, piuttosto ce la fa vedere con più chiarezza.”