PERUGIA – NERO Perugino Burri è la mostra ideata dalla Fondazione Perugia in collaborazione con Fondazione Burri, in occasione del Cinquecentenario dalla morte di Pietro Vannucci, detto il Perugino.
L’esposizione, a cura della storica dell’arte Vittoria Garibaldi e del Presidente di Fondazione Burri Bruno Corà, intende proporre un dialogo tra le opere di Perugino e quelle di Alberto Burri, due artisti così lontani nel tempo, ma accomunati dal profondo legame verso la loro terra natia, l’Umbria.
Il nero come trait d’union del percorso espositivo
Al centro della mostra è l’uso del nero che ne hanno fatto i due maestri: un colore problematico, spesso evitato dagli artisti.

“Il nero – spiega Corà – è pieno di possibili valenze simboliche. È un colore azzerante e difficile da usare, capace di isolare qualsiasi forma o immagine che gli sia avvicinata, così come la può rendere emblematica. È un colore che suscita molte domande e tocca il sentimento in profondità”.
L’utilizzo di questo colore, uno dei tratti più ricorrenti nell’opera di Burri, rappresenta invece da parte del Perugino una grande rivoluzione per l’epoca.
L’idea della mostra
L’idea di realizzare questa mostra nasce dall’opera del Perugino la Madonna con il Bambino e due cherubini. Si tratta di una tavola dal sapore intimo e familiare conservata proprio nella collezione permanente di Fondazione Perugia.
Su uno sfondo completamente nero, il Maestro ritrae la Vergine con il bambino, i cui incarnati e le vesti vengono esaltati proprio dall’uso, assolutamente inedito, di questo colore.
In questo periodo, Perugino, attivo a Firenze, conosce e assorbe la pittura fiamminga e la luce di Leonardo, ma è anche coinvolto dall’atmosfera di Venezia dove si reca più volte nel corso degli anni Novanta.
La mostra, insomma, nasce dalla volontà di indagare l’uso dello sfondo nero in alcune opere del Perugino, tutte di piccolo formato e datate a cavallo tra il XV e il XVI secolo.
La ricerca ha permesso di ottenere importanti prestiti, come lo splendido Ritratto di Francesco delle Opere, probabilmente dipinto a Venezia, e il Ritratto di giovinetto, provenienti dalla Galleria degli Uffizi, e ancora la Madonna con Bambino tra San Giovanni e Santa Caterina del Museo del Louvre.
Il dialogo con Burri
In dialogo con le tavole di Perugino ci sono una decina di opere di Alberto Burri, in cui si può ritrovare il medesimo interesse per il nero inteso sempre, non come mancanza di colore, ma come buio che permette alla luce di emergere.
L’Umbria ha lasciato radici indissolubili in Burri, che si rivelano e trovano conferma nelle forme, nei colori e nelle composizioni delle sue opere, da Catrame del 1949 e Nero Cellotex del 1968.

“Ho avuto l’onore di conoscere, ma soprattutto di frequentare Alberto Burri negli anni Ottanta. – Racconta Vittoria Garibaldi – Era solito ripercorrere le vie del Rinascimento dell’Italia centrale insieme ai suoi più cari amici come Nemo Sarteanesi. È questo un dialogo dalle radici lontane e che trova conferma nelle linee, nelle forme e nelle sensibilità cromatiche che uniscono i due grandi artisti”.
“L’intuizione di mettere a confronto i due maestri – sottolinea la Presidente di Fondazione Perugia Cristina Colaiacovo – si è sviluppata a partire dal desiderio di valorizzare, in occasione del Cinquecentenario, il gioiello più prezioso della collezione d’arte di proprietà della Fondazione: la tavoletta del Perugino Madonna con il Bambino e due cherubini. Da qui ha avuto origine il percorso, che inizialmente doveva essere dedicato al solo Pietro Vannucci e che, successivamente, ci ha condotto, grazie alla competenza dei curatori, a una mostra originale che rappresenta una vera novità nel panorama espositivo”.
Vademecum
NERO Perugino Burri
A cura di Vittoria Garibaldi e Bruno Corà
22 giugno – 2 ottobre 2023
Palazzo Baldeschi al Corso
Corso Vannucci 66 – Perugia
Orari
Dal lunedì al venerdì 15.00-19.30
Sabato e domenica 10.30 – 19.30
Info e prenotazioni: Tel: 075 5734760
Biglietti
Intero 7 euro
Ridotto 4 euro
L’acquisto del biglietto della mostra darà diritto all’ingresso agevolato ai Musei di Palazzo Albizzini
Fondazione Burri e viceversa.