FERRRA – È stata presentata al Palazzo dei Diamanti a Ferrara, l’8 giugno 2023, la nuova pubblicazione dal titolo “Cerchiare il quadrato – Franco Farina. Un progetto culturale a Palazzo dei Diamanti”, edita da Ferrara Arte e curata da Chiara Vorrasi, Ada Patrizia Fiorillo e Massimo Marchetti.
Hanno partecipato alla presentazione: Vittorio Sgarbi, Sottosegretario alla Cultura e Presidente della Fondazione Ferrara Arte, Marco Gulinelli, Assessore alla Cultura del Comune di Ferrara, i curatori Chiara Vorrasi, Ada Patrizia Fiorillo e Massimo Marchetti, e l’artista Maurizio Bonora.

La Ferrara internazionale nel segno di Franco Farina
Il volume è un racconto a più voci che rilegge un momento significativo della storia artistica, culturale e sociale ferrarese, capace di dialogare con la scena internazionale.
Il libro intende inoltre disegnare un ritratto a tutto tondo della personalità di Franco Farina, suo principale artefice e storico direttore delle Civiche Gallerie d’Arte Moderna di Ferrara, dal 1963 al 1993.
Sotto l’impulso di Farina, la «città delle cento meraviglie» si risveglia dal torpore che la intrappolava nel riflesso dei fasti estensi, diventando un nuovo, dinamico crocevia di iniziative e progetti che coinvolgono artisti attivi in ogni parte del mondo.

«Franco Farina – afferma Vittorio Sgarbi – è stato un direttore internazionale, perché ha portato Ferrara a essere il centro del mondo, grazie a lui è diventata un luogo inevitabile. La sua grande intuizione è stata considerare che un posto bello di provincia potesse diventare una capitale dell’arte. Amava la sua città e voleva che essa accogliesse il mondo».
Dagli anni Sessanta ai Novanta, Ferrara assume così un ruolo di primo piano nel circuito italiano del contemporaneo: il centro propulsore diviene il polo museale di Palazzo dei Diamanti, sede-simbolo di un ramificato sistema di grandi esposizioni, eventi d’avanguardia, programmi sperimentali di educazione e comunicazione.
Il volume
Il volume è suddiviso in due parti, secondo due opposte focali. La prima – un “Ritratto d’autore” a più mani – è riservata alle testimonianze di note personalità che a vario titolo sono state protagoniste della programmazione Farina o ne sono state partecipi.
Artisti quali Marina Abramović, Maurizio Bonora, Fernanda Fedi, Giuliano Giuman, Ugo La Pietra, Federica Marangoni, Elio Marchegiani, e storici dell’arte o critici, come Renato Barilli, Claudio Cerritelli, Bruno D’Amore, Giorgio Di Genova, Marilena Pasquali e Vittorio Sgarbi, restituiscono il clima di apertura e liberalità che si respirava a Ferrara.

Emerge la linea di lavoro inaugurata da Franco Farina, come anche la sua interpretazione di museo, vissuto sia come “laboratorio” sperimentale capace di intercettare e diffondere le tendenze in atto, sia come “servizio” informativo ed educativo in grado di garantire alla collettività concrete opportunità di crescita sociale e culturale, e d’altra parte volto a consolidare un pubblico italiano per l’arte contemporanea.
Nella seconda sezione, dal titolo “Un museo, una città, un progetto”, sono intervenuti accademici e storici dell’arte di generazioni diverse – Tatiana Basso, Flavio Caroli, Ester Coen, Alessandro Del Puppo, Francesca Gallo, Vasilij Gusella, Marco Meneguzzo, Luca Panaro, Francesco Poli, Lorenza Roversi, Claudio Spadoni.
In questa parte sono stati analizzati gli assi portanti del progetto Farina, dalla costante attenzione per il contesto ferrarese (dai maestri moderni come Boldini e Previati, passando per la stagione metafisica, fino alle più giovani leve) alla parallela esplorazione del multiforme panorama visivo della contemporaneità (André Masson, Sebastián Matta o la pop art statunitense). Senza dimenticare lo spazio dedicato alle nuove iconografie dettate dalla comunicazione di massa e ai media a carattere tecnologico (dai manifesti di contestazione ai fumetti, dalla fotografia al film d’artista).
«La coralità del volume – spiegano i curatori- è probabilmente la testimonianza più manifesta dell’attualità del lascito di Franco Farina», che sin dagli anni Sessanta si spese – come riporta una nota dell’Archivio GAMC del 1968 – nella costruzione di «musei dinamici, estremamente articolati, capaci di fornire un costante aggiornamento culturale alla cittadinanza e fare del museo quel “servizio pubblico” che segue (meglio se anticipa) l’humus culturale affiorante sempre dalla storia e attraverso l’oggi è proteso nel domani».
«Questo volume – sottolinea Marco Gulinelli, assessore alla Cultura Comune di Ferrara – è un omaggio ad un grande della nostra città che ben aveva compreso che l’attività museale iniziava, in quegli anni, ad articolarsi in diversi generi ed artisti, dando una nuova vocazione al sistema espositivo. Farina ha indicato altresì un equilibrio estetico capace di rendere gli spazi museali non solo luoghi d’arte, ma anche affascinanti sedi dal punto di vista architettonico, nella piena consapevolezza di offrire proposte artistiche d’avanguardia, ma anche identitarie, e ricordandoci bene come la città cresca insieme al suo territorio».