MILANO – Triennale Milano e Fondation Cartier pour l’art contemporain presentano la mostra Siamo Foresta, realizzata con la Direzione Artistica dell’antropologo Bruce Albert e del Direttore Generale Artistico della Fondation Cartier Hervé Chandès, con allestimento creato dall’artista Luiz Zerbini.
L’esposizione, sesto progetto espositivo realizzato nell’ambito del partenariato della durata di otto anni tra Triennale Milano e Fondation Cartier pour l’art contemporain, è aperto al pubblico dal 22 giugno al 29 ottobre 2023.
Al centro della mostra la necessità di ripensare il ruolo dell’uomo all’interno dell’universo dei viventi.

Le opere in mostra
La mostra riunisce le opere di 27 artisti provenienti da Paesi, culture e contesti diversi, per lo più latinoamericani e molti dei quali appartenenti a comunità indigene. Siamo Foresta invita, dunque, a scoprire nuovi punti di vista sulla contemporaneità.
Oltre il 70% delle opere esposte arrivano dalla Fondation Cartier. Si tratta di lavori che intendono raccontare la storia del rapporto che la fondazione ha instaurato già da tempo con artisti di alcune comunità indigene dell’America Meridionale.
Fondation Cartier lavora per stimolare l’incontro e lo scambio tra gli artisti, principio alla base della nascita di questa mostra, frutto di conversazioni dalle quali sono scaturiti sodalizi senza precedenti.

La foresta come multiverso egualitario di esseri viventi
“Siamo Foresta – spiega Bruce Albert, antropologo e co-direttore artistico della mostra – trae la sua ispirazione da una comune visione estetica e politica della foresta come multiverso egualitario di popoli viventi, umani e non umani, e come tale offre una vibrante allegoria di un mondo possibile al di là del nostro antropocentrismo”.
La tradizione occidentale – evidenzia Albert – “ha diviso e gerarchizzato gli esseri viventi secondo una scala di valori di cui l’essere umano costituisce l’apice. Questa supremazia dell’umano ha progressivamente allontanato l’umanità dal resto del mondo vivente, aprendo così la strada a tutti gli abusi di cui la distruzione della biodiversità e la catastrofe climatica contemporanea sono il risultato”.
“La filosofia delle società indigene americane – specifica ancora l’antropologo – ritiene che gli esseri umani e i non umani – animali e piante – pur distinguendosi per l’aspetto dei loro corpi, siano profondamente uniti dalla stessa sensibilità e intenzionalità. Per loro, quindi, le comunità umane e non umane costituiscono un complesso multiverso di popoli che convivono, su un piano di uguaglianza e a costo di compromessi reciproci, all’interno di una stessa entità vasta e vivente, la ‘terra-foresta-mondo’.”
Siamo Foresta è quindi un grido di rivendicazione di artisti che pensano l’unità del pianeta attraverso l’idea di foresta.
Lo spazio espositivo diventa così il luogo in cui le arti indicano la strada per ripensare diversamente il pianeta e il suo futuro.

Gli artisti protagonisti
Fernando Allen (Paraguay), Efacio Álvarez (Nivaklé, Paraguay), Cleiber Bane (Huni Kuin, Brasile), Cai Guo-Qiang (Cina), Johanna Calle (Colombia), Fredi Casco (Paraguay), Alex Cerveny (Brasile), Jaider Esbell (Makuxi, Brasile), Floriberta Fermín (Nivaklé, Paraguay), Sheroanawe Hakihiiwe (Yanomami, Venezuela), Aida Harika (Yanomami, Brasile), Fabrice Hyber (Francia), Morzaniel Ɨramari (Yanomami, Brasile), Angélica Klassen (Nivaklé, Paraguay), Esteban Klassen (Nivaklé, Paraguay), Joseca Mokahesi (Yanomami, Brasile), Bruno Novelli (Brasile), Virgil Ortiz (Cochiti Pueblo, Nuovo Messico, Stati Uniti), Santídio Pereira (Brasile), Solange Pessoa (Brasile), Brus Rubio Churay (Murui-Bora, Perù), André Taniki (Yanomami, Brasile), Edmar Tokorino (Yanomami, Brasile), Adriana Varejão (Brasile), Ehuana Yaira (Yanomami, Brasile), Roseane Yariana (Yanomami, Brasile), Luiz Zerbini (Brasile)
L’esposizione è arricchita da una pubblicazione dedicata, contenente la documentazione iconografica del percorso espositivo, e da una guida con attività esplorative per bambini che approfondisce i contenuti delle opere, insieme a una serie di workshop tra le sale espositive.