RIMINI – Il 9 ottobre 2023 sono stati svelati gli affreschi trecenteschi rinvenuti nella Chiesa di Santa Croce a Villa Verucchio.
Durante lavori di restauro sopra al coro ligneo, guidati da Frate Federico, è stata scoperta un’antica pittura medievale del Cristo in Pietà, custodita in una nicchia. Gli esperti hanno attribuito l’opera a Pietro da Rimini, evidenziando la sua alta qualità artistica e l’influenza della sua fiorente bottega.
Alla presentazione ufficiale hanno partecipato autorità locali, come la Sindaca di Verucchio Stefania Sabba, il Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini Mauro Ioli, il Guardiano del Convento Padre Bruno Miele e il Presidente del Rotary Club Rimini Attilio Gardini.

“Siamo davanti a uno straordinario ritrovamento che viene a impreziosire il patrimonio culturale di Verucchio. – ha dichiarato Stefania Sabba, Sindaca di Verucchio – Al Museo Civico Archeologico dai reperti unici al mondo della civiltà villanoviana e alla Rocca che ne fa la culla dei Malatesta, si aggiungono ora nuove pagine entusiasmanti del Trecento Riminese che riscrivono la storia dell’arte medioevale. In un luogo come il Convento di Santa Croce che è nel cuore di tutti per il Cipresso più grande d’Italia che la tradizione vuole piantato da San Francesco nel 1213 e che ne fa la prima tappa dell’omonimo Cammino Rimini-La Verna. E in una chiesa che già ospita importantissime opere al suo interno – dall’affresco sulla navata sinistra al crocifisso in legno a sua volta al centro di un intervento di recupero – e si candida ora a entrare nei principali itinerari del turismo culturale andando a completare un territorio ricco di testimonianze di ogni epoca”.

La chiesa e la leggenda francescana
Alla chiesa conventuale di Santa Croce a Villa Verucchio è nata da una delle più belle leggende francescane. Il Santo di Assisi si fermò a pregare e a riposare. Esisteva già una cappella rustica, e dal suo bordone piantato a terra nacque il cipresso monumentale che a tutt’oggi domina il chiostro.
La Chiesa è stata oggetto dal XIII al XX secolo d’importanti interventi architettonici e artistici, ma i suoi tesori più suggestivi appartengono al Basso Medioevo, a partire dalla croce duecentesca, sospettata a lungo di essere una copia di un originale perduto, ma il cui testo pittorico, in verità, riposa dietro a molte ridipinture. Anche su questo prezioso manufatto, unico nel territorio riminese a riprendere il modello canonico bizantino del Christus patiens, adottato da Giunta Pisano e Cimabue, si attendono fondamentali rivelazioni dal futuro restauro.

Restauro e rivelazioni
Il progetto di smontaggio del coro ligneo è iniziato a fine maggio e ha rivelato, attorno alla nicchia, tracce di altre pitture che dovevano originariamente coprire completamente l’abside. Da maggio a settembre, i restauratori Romeo Bigini e Floriano Biagi hanno lavorato con impegno per pulire e mettere in sicurezza gli affreschi, svelando nuovi dettagli.
La Soprintendenza ha supervisionato il processo, coinvolgendo anche l’architetto Claudio Lazzarini e Alessandro Giovanardi, storico dell’arte.
Giovanni Carlo Federico Villa, storico dell’Arte dell’Università degli Studi di Bergamo, ha commentato entusiasticamente l’eccezionalità della scoperta, sottolineando l’importanza di questo rinvenimento per la storia dell’arte medievale, facendo un parallelo con il ritrovamento degli affreschi trecenteschi nella chiesa di San Giovanni Evangelista avvenuto nel 1916.

La valorizzazione del complesso
Federica Gonzato, Soprintendente per le Provincie di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, ha evidenziato come questa scoperta getti nuova luce sulla scuola giottesca riminese e sulla storia del convento. Ha dichiarato che la Soprintendenza intende contribuire al lavoro di conoscenza, restauro e valorizzazione di questo importante complesso.
Il restauratore Romeo Bigini ha condiviso l’emozione di essere coinvolto in una scoperta di tale portata e ha descritto il processo come l’apertura di “un vecchio libro polveroso”, che ha svelato una storia finora sconosciuta. Ha inoltre sottolineato l’importanza di questo ritrovamento nel comprendere l’aspetto originario dell’antica Chiesa Francescana.
Nuove Prospettive per l’arte riminese del Trecento
Infine, Alessandro Giovanardi, storico dell’arte, ha evidenziato come questa scoperta apra nuove prospettive nella comprensione della pittura riminese del Trecento e possa contribuire a ridefinire la storia artistica e spirituale della regione tra XIII e XIV secolo.