BOLOGNA – Nell’Oratorio di San Rocco a Bologna, un capolavoro del celebre artista emiliano Guercino torna a splendere dopo un accurato intervento di restauro.
Si tratta del San Rocco gettato in carcere, un affresco datato al 1618, che riveste una fondamentale importanza nel corpus artistico del Guercino.
L’opera, situata in un edificio di antica costruzione, richiedeva un deciso intervento di pulitura per preservarne la bellezza e l’integrità.
Il restauro: un’impresa collettiva
L’impresa di restauro è stata resa possibile grazie alla collaborazione tra il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna e l’Arcidiocesi di Bologna, con il prezioso contributo della Fondazione Carisbo e di generosi sostenitori privati.
Il parroco di Santa Maria della Carità, don Davide Baraldi, ha giocato un ruolo chiave nell’iniziativa, dimostrando un profondo impegno verso la conservazione del patrimonio artistico e culturale della città.
Il lavoro di restauro e le fasi del processo
La squadra di studiosi e restauratori dell’Università di Bologna, guidata dalla professoressa Barbara Ghelfi, professoressa ordinaria di Storia dell’Arte Moderna, ha condotto un’indagine diagnostica approfondita sull’opera.
Questa fase cruciale ha fornito ai restauratori le informazioni essenziali per procedere con la protezione, il consolidamento e la pulitura della superficie pittorica.

Il contesto storico e artistico
L’affresco San Rocco gettato in carcere è “la prima opera pubblica del Guercino a Bologna” – spiega la professoressa Ghelfi – e rappresenta un pilastro insostituibile nel suo repertorio artistico.
L’opera “fa parte di un importante ciclo dedicato alla vita del santo che riveste le pareti dell’Oratorio di San Rocco”, la cui realizzazione venne affidata a una squadra di allievi di Ludovico Carracci.
Il progetto “Guercino oltre il colore”
Il lavoro sull’opera rientra nel progetto più ampio intitolato “Guercino oltre il colore”, avviato nel 2017 dal Laboratorio Diagnostico del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna, in collaborazione con Lumiere Technology.
Questo progetto – dice ancora Barbara Ghelfi – mira a “definire la tecnica esecutiva del Guercino e a tracciarne l’evoluzione” nel corso della sua carriera. Lo studio sul San Rocco gettato in carcere “ha permesso di raccogliere nuovi dati sulla tecnica giovanile dell’artista, contribuendo così a restituire alla città un tassello fondamentale della sua storia artistica”.
Martedì 7 novembre saranno svelati gli esiti del lavoro di restauro.