Nel contesto del Festival della Pace, il Museo di Santa Giulia di Brescia ospita la mostra Finché non saremo libere, dedicata al tema della condizione femminile nel mondo, con un particolare focus sull’Iran.
“Il progetto – ha spiegato Francesca Bazoli, Presidente Fondazione Brescia Musei – costruito insieme all’associazione Genesi ci vede impegnati su uno dei temi di massima attualità nell’agenda sociale politica culturale globale di questi mesi di cui il recente Nobel e il recente Sacharov sono l’evidente prova benché il progetto fosse partito un apio di anni fa secondo un’intuizione vincente: identificare palinsesti artistico narrativi da contesti geopolitici in cui i diritti sono violati e affondare su di essi con delle esposizioni dedicate all’arte contemporanea. Anche quest’anno il pubblico non rimarrà deluso per la qualità della proposta costruita e i tantissimi rivoli di riflessione che essa genera, vero obiettivo di una completa Istituzione culturale legata all’antico, ma arroccata all’attualità”.

La mostra rappresenta una tappa importante del percorso che il Festival della Pace ha intrapreso, a partire dal 2019, con le mostre dedicate a Zehra Doğan, Badiucao e Victoria Lomasko.
Finché non saremo libere – ha affermato Stefano Karadjov, Direttore Fondazione Brescia Musei – proietta Fondazione Brescia Musei verso un nuovo trattamento per le esposizioni del ciclo “arte e diritti” rispetto a quanto proposto nell’ultimo triennio. Non più una monografica “verticale” dedicata ad artisti dissidenti ma una collettiva inedita con portfolio originali per l’Italia, di altissimo spessore, di artiste mai esposte nel nostro paese. Un progetto di alto impianto curatoriale, con un importante supporto editoriale nella forma del catalogo e delle tantissime iniziative collaterali, utili ad approfondire un tema che partendo dalle sale espositive riverbera nella nostra quotidianità attraverso performance artistiche e dibattiti. La mia gratitudine all’artista Zoya Shokoohi per aver accolto il nostro invito, confermando la fervida tradizione delle residenze artistiche di Brescia Musei.

Le sezioni della mostra
L’esposizione, curata da Ilaria Bernardi, si articola in tre sezioni:
La prima sezione presenta un importante nucleo di opere di artiste donne provenienti da varie aree geografiche. Queste opere affrontano questioni culturali, ambientali, sociali e politiche dei nostri tempi, come il diritto alla memoria e all’identità, la violenza di genere, la guerra e la migrazione.
Tra le opere The Memory of Trees di Leila Alaoui, un’installazione multimediale che narra la storia di un villaggio in Burkina Faso devastato dai terroristi.

I am a Woman di Hangama Amiri, installazione che denuncia la violenza di genere in Afghanistan, una testimonianza cruda e toccante.
The Tree of Life di Zhanna Kadyrova, è un’opera simbolica che testimonia la forza e la resilienza del popolo ucraino.
The Wall of Faces di Iva Lulashi, una commovente installazione che rende omaggio alle vittime del genocidio albanese del 1999.

La seconda sezione è dedicata a due artiste storiche iraniane, Sonia Balassanian e Farideh Lashai. Le loro opere, realizzate prima della Rivoluzione Islamica del 1979, testimoniano la libertà creativa e l’impegno sociale di queste artiste.
The Bather di Sonia Balassanian è un dipinto che celebra la bellezza e la sensualità del corpo femminile, un atto di ribellione contro gli stereotipi imposti.
The Woman with the Veil di Farideh Lashai ritrae una donna iraniana che sigla le convenzioni sociali, incarnando la forza della femminilità.

La terza sezione ospita due interventi site-specific realizzati dalla giovane artista iraniana Zoya Shokoohi. Le sue opere, realizzate in occasione della residenza artistica al Museo di Santa Giulia, esplorano il tema della libertà e della resistenza femminile.
L’esposizione, aperta dall’11 novembre 2023, è ad accesso gratuito per tutto il periodo del Festival della Pace.
Finché non saremo libere è una mostra importante e necessaria, che consente una riflessione profonda sulla condizione femminile nel mondo.

Eventi collaterali
Gli eventi che accompagnano la mostra, ideati da Fondazione Brescia Musei, sono stati aperti con una significativo incontro, domenica 12 novembre, dedicato all’artista Zoya Shokoohi, in dialogo con il direttore di Fondazione Brescia Musei Stefano Karadjov.
Sempre Zoya Shokoohi sarà protagonista, martedì 14 novembre, dell’incontro di presentazione del libro Love harder, le ragazze iraniane camminano davanti a noi, in dialogo con l’autrice, Barbara Stefanelli, vicedirettrice vicario del Corriere della Sera, Beppe Severgnini e Francesca Pini, giornalisti del Corriere della Sera.
Sul ruolo che le Istituzioni museali possono e devono avere nell’essere luoghi dove trovi spazio il dialogo e si diffonda una cultura di pace sarà invece l’argomento del talk in programma mercoledì 15 novembre presso la Sala conferenze della Pinacoteca Tosio Martinengo, con un approfondimento dedicato al caso di Emilio Vedova in mostra all’M9 di Mestre, che, per la prima volta dalla sua inaugurazione, sceglie l’arte contemporanea come strumento per esplorare e interpretare la storia.

Significativa la collaborazione che si rinnova anche quest’anno con la Cooperativa Cattolica-democratica di Cultura di Brescia che, nell’ambito del Festival della Pace propone due talk, Iran, donne e rivolte e Donne e diritti umani. A 75 anni dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo; così come il progetto ideato e progettato in collaborazione con ACT Associazione Carcere e Territorio O.d.V. – E.T.S., che, dopo il successo dell’edizione dello scorso anno, prevede la formazione di due detenute della casa di Reclusione di Verziano che saranno a disposizione tutti i weekend, in qualità di mediatrici culturali, per aiutare il pubblico a comprendere meglio i contenuti e le ragioni della mostra.
Non mancheranno le più tradizionali visite guidate sia con la curatrice Ilaria Bernardi, che con le guide della Fondazione Brescia Musei, oltre alla possibilità di seguire il percorso di mostra autonomamente tramite la webapp EasyGuide, con un percorso per adulti e uno ad hoc per bambini.
Due infine le proiezioni al cinema Nuovo Eden che affronteranno i temi della mostra attraverso le opere di registi iraniani affermati, Saeed Roustayi e Ali Asgari, Alireza Khatami.
La mostra sarà accompagnata da un catalogo edito da Skira, a cura di Ilaria Bernardi.