NAPOLI – A Napoli l’arte contemporanea torna protagonista, grazie alla ricca programmazione di mostre e installazioni voluta dal sindaco Gaetano Manfredi e curata da Vincenzo Trione, consigliere del sindaco per l’arte contemporanea e l’attività museale.
L’obiettivo ambizioso è rafforzare la vocazione al contemporaneo della città attraverso una serie di iniziative pensate appositamente per gli spazi pubblici e i siti museali dai protagonisti dell’arte del nostro tempo.
Tra i primi artisti invitati a rileggere alcuni luoghi simbolici della città: Antonio Marras, Michelangelo Pistoletto, Gaetano Pesce, Claudio Parmiggiani, Francesco Vezzoli, Daria D’Antonio e Paolo Sorrentino.

La ”Venere degli stracci” di Pistoletto a Piazza Municipio
Nel luogo simbolo di Napoli, la celebre opera di Michelangelo Pistoletto si erge al centro della “nuova” piazza, riaperta di recente al termine di lunghi lavori, a metà strada tra Palazzo San Giacomo, la Fontana del Tritone, il Maschio Angioino e il porto.
Nel corso della conferenza stampa, che si è tenuta mercoledì 29 giugno, il Maestro Pistoletto ha affermato: “Il mio rapporto con la città è lunghissimo, ho già esposto a Napoli questa Venere parecchie volte quando era più ‘piccola’, adesso è cresciuta ed è grandissima in piazza Municipio. È stata finalmente considerata un’icona del nostro tempo e qui viene presentata a dimensione iconica anche per il luogo in cui si trova, al centro della città. Questi stracci sarebbero solo dei rifiuti se non ci fosse la Venere che viene dalla storia della bellezza, della felicità, che rigenera questi stracci e che di colpo diventano opera d’arte, ritornano a vivere”.
“È un segno anche di una Napoli fiera della propria tradizione e storia ma è anche proiettata verso il futuro. – Ha invece sottolineato il Sindaco Manfredi – Sa che i luoghi si devono trasformare, che ci vogliono segni di contemporaneità che però non dimenticano il passato, e che affrontano anche i grandi temi del presente facendo discutere”.
Su Napoli Today si leggono infatti le critiche del Presidente Angpf, Giuseppe Aviti, il quale afferma che la Venere degli stracci “rappresenta mirabilmente la Napoli quotidiana che vive nel degrado urbano e nel totale abbandono, dove chiunque si sente padrone di fare qualsiasi cosa, ovviamente e purtroppo anche in modo illegale”.
Per Manfredi, la “Venere degli stracci” di Pistoletto “è un esempio: l’arte classica, il grande tema della povertà ma anche il grande tema della sostenibilità. Sicuramente è una rappresentazione iconica”. Si tratta – ha ricordato il primo cittadino – “della prima installazione che durante la nostra amministrazione abbiamo realizzato nella piazza Municipio aperta completamente. Anche il contesto è parte dell’installazione, la prospettiva del porto, del Vesuvio. Vedo grande curiosità e dibattito da parte delle persone che si fermano. C’è a chi piace, c’è chi critica. L’arte deve far pensare e credo che questo risultato sarà raggiunto“.

ph. Mario Laporta
L’installazione di Antonio Marras in via Tari
La scorsa settimana, a dare il via alla programmazione di Napoli Contemporanea è stata l’installazione di Antonio Marras (Alghero, 1961), Questi miei fantasmi, concepita per gli spazi di Vicoletto San Pietro a Majella e delle Rampe del Salvatore e realizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Napoli Federico II, l’Accademia di Belle Arti di Napoli, FOQUS-Fondazione Quartieri Spagnoli e il Conservatorio di San Pietro a Majella.

Open. L’arte in centro
Questi miei fantasmi nasce nell’ambito del progetto Open. L’arte in centro, il capitolo di Napoli contemporanea che raccoglie gli interventi e le mostre destinati agli spazi pubblici del centro storico. In particolare, l’opera di Marras segna la restituzione alla città delle Rampe del Salvatore, chiuse dagli anni Settanta e riaperte per l’occasione.
La prima volta di Marras a Napoli
Al contrario di Pistoletto, per Marras questo è il primo intervento concepito per Napoli. L’installazione aerea e luminosa è composta da 200 lanterne e 150 Orfanelle, camicie da notte degli anni ‘20 e ‘30 del Novecento (donate da Second Life), ricamate a mano e cucite a macchina dagli allievi dell’Accademia di Belle Arti di Napoli.
Il soggetto dell’opera, che rende omaggio nel titolo alla commedia Questi fantasmi di Eduardo De Filippo, è la luce: simbolo di vita, di rinascita e di speranza per tutta la comunità.
Emanata da lanterne, decorate con diversi tessuti della collezione alta moda (donati dall’artista), la luce anima il variopinto patchwork di colori e di texture, rimando alla bellezza che nasce dall’incontro tra differenze.
Diffusa dalle Orfanelle, poste in sospensione che si muovono libere nell’aria come entità luminose, la luce riempie lo spazio con leggerezza, dando vita a installazioni che combinano performance e scenografia.