Per la prima volta in Italia i tessuti, gli abiti e i disegni originali di Warhol provenienti dal Fashion & Textile Museum di Londra. Biella, capitale del tessile, diventa il palcoscenico di un dialogo tra arte, moda e industria creativa.
Prima delle Campbell’s Soup, prima delle Marilyn e delle Silver Factory: Andy Warhol è stato un giovane designer che, negli anni Cinquanta, disegnava tessuti e abiti per la moda americana. Un aspetto ancora poco noto del suo percorso creativo che, per la prima volta in Italia, viene esplorato con ampiezza nella mostra “Andy Warhol. Pop Art & Textiles”, inaugurata a Biella e visitabile fino al 6 aprile 2026 tra Palazzo Gromo Losa e Palazzo Ferrero. Un doppio viaggio, dunque, nel cuore dell’opera e dell’immaginario di uno degli artisti più influenti del XX secolo, promosso da Fondazione Cassa di Risparmio di Biella attraverso la società strumentale Palazzo Gromo Losa Srl, in collaborazione con Creation e con il Fashion & Textile Museum di Londra, da cui provengono i preziosi materiali tessili.


Un tesoro londinese inedito per l’Italia
La sezione The Textiles, allestita a Palazzo Ferrero, rappresenta il cuore pulsante e più sorprendente dell’intera rassegna: un corpus di circa 50 tessuti, abiti e disegni originali di Warhol provenienti dalle collezioni del Fashion & Textile Museum e curati da Geoff Rayner e Richard Chamberlain.
Si tratta di una selezione rarissima, che documenta il decennio in cui Warhol — allora giovane illustratore commerciale nella New York del dopoguerra — trasformava la moda e la pubblicità nel proprio laboratorio di sperimentazione visiva. Questi lavori, esposti in Italia per la prima volta, permettono di scoprire il Warhol pre-Pop, quello che ancora non aveva fondato la Factory ma che già sapeva catturare lo spirito del suo tempo attraverso le forme leggere e ironiche della grafica applicata. «Warhol fu un artista commerciale di grande successo — sottolinea Dennis Nothdruft, Head of Exhibitions del Fashion & Textile Museum — e questi tessuti rappresentano un decennio di scoperte e di invenzioni. Le sue stampe mostrano le prime illustrazioni di Warhol e anticipano molte delle idee che avrebbe poi sviluppato come il più importante artista pop del XX secolo». Negli anni Cinquanta, Warhol lavorava come illustratore per riviste come Glamour, Vogue, Harper’s Bazaar e Seventeen, e per marchi di lusso quali Tiffany’s, Bonwit Teller e Fleming-Joffe. Fu proprio per un numero di Glamour del 1949 che un refuso tipografico trasformò per sempre il suo cognome da “Warhola” a “Warhol”: l’inizio simbolico di una nuova identità.


Le origini di un linguaggio universale
I tessuti esposti a Biella rivelano l’invenzione di uno stile: la celebre blotted line, quella linea frammentata e vibrante che Warhol otteneva tamponando l’inchiostro fresco sulla carta assorbente. Nata per illustrazioni e modelli di moda, questa tecnica divenne presto la matrice della sua poetica seriale, la stessa che avrebbe definito le future Campbell’s Soup, i Flowers e le Marilyn. I motivi dei suoi novelty prints — le cosiddette “stampe conversazionali” — animano le sale di Palazzo Ferrero: file di penne e matite, clown e cavalli, farfalle, limoni, cappelli e bottiglie, fino ai pattern più sofisticati realizzati per la Stehli Silks Corporation tra il 1962 e il 1963, che segnarono il confine tra la sua attività di designer e l’ingresso ufficiale nel mondo della Pop Art. Accanto ai tessuti, una selezione di abiti originali in seta e cotone stampato restituisce la freschezza di un’epoca in cui arte e moda dialogavano liberamente, con la quotidianità come fonte di ispirazione estetica. Come ricordava Tina Fredericks, sua prima direttrice artistica, “le linee d’inchiostro di Andy erano elettriche, spezzate, magnetiche: coprivano lo spazio come carta da parati. Solo più tardi capimmo che annunciavano le sue bottiglie di Coca-Cola e le sue Marilyn”.


Biella, luogo simbolico per il Warhol tessile
La scelta di Biella come sede di questa prima italiana non è casuale. Città Creativa UNESCO per il Tessile, Biella è un territorio in cui la materia del tessuto è cultura, impresa e identità. Portare qui il Warhol designer significa costruire un dialogo tra la storia locale e quella dell’arte globale. «Warhol e Biella rappresentano un connubio ideale — afferma Michele Colombo, Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella — perché uniscono la forza produttiva di un territorio e la potenza comunicativa dell’arte. Le nostre mostre non vogliono solo esporre opere, ma generare valore culturale, sociale ed educativo. Per questo abbiamo garantito la gratuità alle scuole e costruito una rete di eventi collaterali che parlano dell’identità biellese attraverso la lente della cultura». Anche il Vice-Sindaco Sara Gentile sottolinea l’importanza del progetto: «Biella ha una radicata cultura del tessile. Accogliere una mostra che svela gli aspetti inediti dell’attività di Warhol nel campo delle stampe tessili è un’occasione di visibilità internazionale, in continuità con la nostra storia».


Il Warhol della Pop Art a Palazzo Gromo Losa
Se Palazzo Ferrero ospita il Warhol delle origini, Palazzo Gromo Losa accoglie il Warhol dell’immaginario collettivo: oltre 150 opere tra serigrafie, fotografie, cover di vinili, riviste e ceramiche raccontano la sua parabola artistica e umana. La sezione curata da Alberto Rossetti e Vincenzo Sanfo si apre con le copertine dei vinili — da A Program of Mexican Music (1949) fino a Sticky Fingers dei Rolling Stones (1971) e The Velvet Underground & Nico (1967) — per poi passare alla rivista Interview, alle iconiche Marilyn, ai Flowers, a Mao e alle Campbell’s Soup. Un’intera sala, intitolata Andy Warhol e l’Italia, presenta due serigrafie della serie Vesuvius (1985), provenienti dalle Gallerie d’Italia, insieme al ritratto di Joan Collins. È l’omaggio al legame profondo che l’artista ebbe con il nostro Paese, e in particolare con Napoli e con il gallerista Lucio Amelio, promotore della celebre mostra al Museo di Capodimonte. Il percorso si conclude con la ricostruzione scenografica della Factory, lo studio newyorkese in cui Warhol trasformò la vita in arte, popolato dai volti e dalle energie di Lou Reed, Mick Jagger, Truman Capote e Salvador Dalí.


Un racconto tra arte, industria e quotidianità
«Warhol è stato un artista poliedrico — spiega Umberto Pastore, amministratore delegato di Creation — e la nostra esposizione nasce per restituirne la complessità, intrecciando linguaggi diversi e mettendo in relazione la sua opera con il territorio. È un approccio basato sulla ricerca e sulla divulgazione, per rendere l’esperienza accessibile e memorabile». In questo senso, “Andy Warhol. Pop Art & Textiles” non è solo una mostra d’arte, ma un progetto di connessione tra mondi: l’industria e la creatività, il design e la cultura materiale, l’eredità warholiana e il saper fare biellese. A Biella, dove il tessuto è ancora oggi una lingua viva, le stoffe e i disegni del giovane Warhol tornano a essere quello che erano all’origine: arte applicata alla vita, bellezza quotidiana, anticipazione di un’estetica che avrebbe rivoluzionato il mondo.
🖼 Andy Warhol. Pop Art & Textiles
📍 Palazzo Gromo Losa e Palazzo Ferrero, Biella
📅 31 ottobre 2025 – 6 aprile 2026
🎫 Ingresso gratuito per le scuole







