Franco Nuti e Lello Torchia sono gli artisti ospiti della Fondazione Umberto Mastroianni di Arpino, in occasione de “La grammatica dell’esistenza”, mostra, a cura di Loredana Rea, che coinvolge gli artisti in un dialogo aperto anche al confronto con le opere del maestro e con lo stesso luogo che le accoglie.
Gli spazi suggestivi del Castello di Ladislao, sede della Fondazione, diventano lo scrigno contemporaneo di un tempo nel tempo, in cui passato e presente si donano al fruitore nell’attualità della loro interazione, lasciando affiorare tracce, segni e strutture di un’esistenza che, seppur personale, parla degli uomini e dell’umanità.
L’allestimento relaziona le poetiche e le identità dei tre artisti, ognuno uomo del suo tempo, con la propria sensibilità costantemente aperta al mondo esterno. Sensibilità che si traduce nelle opere stesse dei singoli scultori, nelle quali ogni fruitore può ritrovare elementi comuni al suo vissuto, particelle grammaticali che acquisiscono diverso significato nel complesso discorso dell’esistenza di ognuno.
Le sculture in legno, i bronzi, le opere su carta di Mastroianni, introducono il fruitore in una dimensione plastica, fatta di pieni e vuoti, dove tutto è in movimento e le cose accadono davanti agli occhi di chi guarda, restandone travolto. Il furore della guerra, il fervore della resistenza, la forza per una pace che ci impegnerà sempre, sono il racconto di un’esistenza toccata a fondo dalla Storia che ha contribuito a scrivere. La stessa Storia di cui sono figli anche Nuti e Torchia, che in questo contesto stabiliscono un contatto con le opere dello scultore, costruendo con esse un dialogo tanto intenso da sconfinare nella fisicità, come nel caso del calco di mano posto da Torchia su un’opera di Mastroianni. Gesto potente, che sembra tradurre l’istinto primordiale di toccare ciò che affascina, per conoscerlo facendosi conoscere.
Nuti invece non supera mai il confine fisico, il suo lavoro ha una potenza diversa, che fa leva sul potere della memoria, stabilendo la comunanza attraverso il ricordo.
Il confronto fra i due artisti diventa più serrato nello spazio che occupa il piano inferiore della struttura, dove sia Nuti che Torchia ridefiniscono il luogo con un intervento site specific di cui sono i soli protagonisti.
Le due identità, pur mantenendo i propri caratteri, vanno a comporre un’unica narrazione esistenziale, che “abbraccia” i fruitori nella loro singolarità.
Nuti presenta una struttura di grandi dimensioni, con la quale occupa un’intera parete. L’artista costruisce un’enorme teca modulare, dentro cui inserisce oggetti legati al passato o che comunque rimandano a situazioni e momenti che rientrano nella memoria collettiva. Bottigliette di bibite, orologi, fogli di quaderno, biglie di vetro, matite colorate, vasi, quaderni di scuola, giochi. Ogni modulo può essere una casella di memoria e allo stesso tempo un mondo a sé stante. Scrutando bene tra le tante cose che sembrano essere poste a caso, è impossibile non riconoscerne una in cui riconoscersi.
L’intera composizione, nonostante il senso di casualità che emana dalla disposizione degli oggetti, mantiene un delicato equilibrio, in cui il colore svolge un ruolo centrale. Il legno chiaro della struttura, accoglie gli oggetti che, con i loro colori, definiscono la tavolozza dell’intera opera.
La raffinatezza, ludica e apparentemente leggera del lavoro di Nuti, s’interfaccia con la potenza tragica delle sculture di Torchia il quale invece dà vita a un racconto drammatico, carico di pathos, attraversato da una sottile ironia. Lo scultore realizza una serie di teste in gesso, con le quali organizza composizioni che si relazionano a loro volta. Un gruppo è posizionato sul pavimento, alcune sono allineate su un’asse sospesa, altre scendono dal soffitto, legate con funi lunghe e spesse. I volti appena accennati, lasciano intuire il carattere di questi personaggi privi di corpo, ma pieni di vita, parlanti e testimoni del proprio essere. Ognuno di loro sembra volersi raccontare prima dell’altro, tutti con la stessa urgenza di essere, di rendersi presenti, di continuare a persistere nella propria esistenza. Torchia sembra cogliere questo aspetto, particolarmente umano, che risiede nella necessità di raccontarsi, nel tentativo di non perdere mai la memoria di sé stessi.
L’incontro tra i due artisti crea un dinamismo che coinvolge il fruitore in un pensiero intimo e relazionale allo stesso tempo, rendendo evidente quanto ognuno di noi costituisca una piccola e importante parte dell’esistenza umana.
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Vademecum
Franco Nuti, Lello Torchia
La grammatica dell’esistenza
16 luglio – 15 ottobre 2017-07-27 Fondazione Umberto Mastroianni
Castello di Ladislao
Piazza Caduti dell’aria, Arpino (FR)
Orari:mar – sab, 9:30 – 12:30; sab – dom:16.00 – 19.00