PERUGIA – “Spazio #09 – Mi ricordo” è un unico intervento ambientale, una nuova opera site specific che l’artista Gian Maria Tosatti (Roma, 1980) ha realizzato per la grande sala del CIAC- Centro Italiano Arte Contemporanea di Foligno.
Un ricordo d’infanzia
Dopo l’esposizione di successo al Padiglione Italia alla 59esima Biennale d’Arte di Venezia e quella attualmente in corso al Pirelli HangarBicocca a Milano, Tosatti presenta questo intervento immateriale, a cura di Italo Tomassoni, ispirato alla sua infanzia, un momento della vita in cui la percezione della realtà fisica e di quella interiore, talvolta, coincidono e si sovrappongono, creando una poetica confusione.


L’opera, visitabile fino al prossimo 2 luglio 2023, attraversa l’intero spazio punteggiandolo di misteriose luci, la cui presenza può rimandare a molti significati intimi che il visitatore è chiamato ad evocare.

“Questa mostra – racconta Tosatti – non è riconducibile a un’idea di arte consumata e consumabile. Quest’opera ci aiuta a renderci conto che l’arte attuale non serve per essere guardata, valutata, capita, ma piuttosto per essere ‘usata’. È uno strumento per generare esperienze, emozioni e riflessioni. Non domandate mai cosa significa l’arte contemporanea. Cosa significa? Niente. È come dare un bacio, può significare nulla o tante cose, ma niente di specifico. Attiva piuttosto altro. Quest’opera può essere per ognuno un’esperienza diversa e la possibilità di un’uscita dal sistema in cui ognuno di noi vive e un ritorno a qualcosa di più grande che è dentro noi stessi”.


“Il richiamo alla memoria è nel titolo. – Spiega Italo Tomassoni – Ma è difficile dire come il ricordo si materializza. Qui non c’è impiego né per forma né per informe. Ne ordine né disordine. Lo spazio è inconsistente. Niente colore, niente materia, niente struttura. E neppure pieno e vuoto, volume e superficie. E anche il tempo, varcata la cortina che ci separa dall’opera, sfugge alla misurazione. Pure la cenere è evaporata”.

“Nella circospezione di un cammino reso incerto dalla nebbia, la coscienza rimanda all’esser-ci, al confine tra il primo e ultimo dell’identità che assedia la ragione. In altro, tra i vapori, l’occhio intravede punti luminosi, unico orientamento per inoltrarsi in un percorso circolare che riporta al punto di partenza dove tutto si ripete. Dentro un sistema semiotico che nasconde ciò che mostra o rivela ciò che nasconde, accade l’indescrivibile: si libera un’opera senza corpus mechanicum, entità accecante” – conclude il curatore.

L’opera fa parte del progetto “Le considerazioni sugli intenti della mia prima comunione restano lettera morta”, un ciclo di opere iniziato nel 2009 e che segue il percorso dell’artista, raccogliendo le riflessioni legate al rapporto tra l’uomo e il suo tracciato esistenziale.