FIRENZE – Viene inaugurata lunedì 27 gennaio, nella Sala dei Gigli a Palazzo Vecchio, l’installazione “Il Muro Occidentale o del Pianto” di Fabio Mauri (Roma 1926 – 2009). Presentata per la prima volta da Mauri nel 1993 alla XLV Biennale di Venezia e installata nel 2011 al Maxxi di Roma e di nuovo a Venezia alla Biennale del 2013, l’opera rappresenta un muro di quattro metri, formato da un cumulo di valigie e bauli accatastati in modo ordinato, di differenti dimensioni e materiali (legno, cuoio, tela).
Racconta Sergio Risaliti, curatore del progetto e direttore artistico del Museo Novecento di Firenze: “Ci sono opere come Guernica di Picasso o l’Angelus Novus di Klee che più di ogni altra espressione artistica parlano del terrore e della violenza, dello sterminio degli innocenti e della banalità del male, dei mostri della Ragione. A queste aggiungerei Il Muro Occidentale o del Pianto di Fabio Mauri, che alla tragedia della guerra e dell’Olocausto associa quella dell’esodo e dello sradicamento. Le valigie, innalzate come un muro, diventano il monumento alla memoria e al dolore di tutte le vittime del Potere e delle Ideologie nemiche dei diritti e della dignità dell’uomo”.
Nel testo dello stesso Mauri che accompagna l’installazione fin dalla sua prima esposizione e che è quindi parte dell’opera si legge: “Il ‘Muro Occidentale o del Pianto’, come viene chiamato a Gerusalemme il muro residuo del Tempio di Salomone, è qui riedificato con valige. Tentativo di rappresentare quel necessario muro dell’ideale o della fede intellettuale, fra tutti i bagagli in transito, costretti ad espatriare, o portare con sé identità incenerite. E’ una costruzione di provenienze dissimili che sta in piedi da sola – continua il testo – senza altro sostegno che la propria evidente complessità. Il morbido, il duro, il cartone, il cuoio sono, in questo muro, pietre e persone, un unico collage autoportante. Anche ad Auschwitz uno dei documenti più impressionanti lo edifica un cumulo di valige. Ognuna, nel nome e nell’indirizzo scritto sopra, comporta la certezza del ritorno’’. ”Negli anfratti del ‘Muro Occidentale o del Pianto’ – scriveva ancora Mauri – gli Israeliti infilano biglietti di carta con preghiere: relativi a l’anima, gli affetti, ai corpi, al come vivere la vita sulla terra. Li ho simulati in un unico rotolo di tela. Una sorta di preghiera dell’arte. Il Muro è il luogo, dicono gli Israeliti, dove Dio senz’altro ascolta: è il luogo del valore, quindi. Vi cresce anche una pianta, segno di un proseguimento di esistenza frammista che le pietre mute e squadrate o le valige vuote e inerti nemmeno loro possono impedire” – concludeva l’artista.
All’inaugurazione saranno presenti gli assessori del Comune di Firenze Tommaso Sacchi, Sara Funaro e Alessandro Martini e del direttore artistico del Museo Novecento Sergio Risaliti. A seguire un breve talk del professor Giacomo Marramao, filosofo legato all’artista romano da una lunga amicizia, dal titolo “L’orrore della shoah nell’arte di Fabio Mauri”.