NAPOLI – Una delle opere più enigmatiche e potenti di Michelangelo Merisi da Caravaggio (Milano 1571 – Porto Ercole 1610), La Presa di Cristo, nella sua sua prima versione, fa ritorno a Napoli, la città che ha ospitato lo spirito inquieto e geniale del pittore lombardo nel suo periodo di fuga da Roma. Questo capolavoro, dopo un attento restauro e una meticolosa attività di studio, è ora esposto nelle sale di Palazzo Ricca, sede della Fondazione Banco di Napoli, in una mostra con la curatela di Francesco Petrucci e don Gianni Citro.
La prima versione della Presa di Cristo
L’esposizione, aperta al pubblico fino al 16 giugno 2024, è un’opportunità per comprendere la complessità e la profondità espressiva di questa prima versione della celebre composizione caravaggesca. La Presa di Cristo rappresenta un autentico tesoro artistico che evidenzia la maestria tecnica del pittore lombardo e la potenza emotiva e spirituale che emana dalle sue pennellate.
«La presa di Cristo esposta nelle sale di Palazzo Ricca è il più importante ritrovamento dell’opera di Caravaggio degli ultimi decenni per la complessità della composizione e per i contenuti spirituali che esprime – spiega Francesco Petrucci –. Caravaggio è un pittore concettuale e quello che gli interessa sono soprattutto i contenuti espressivi. Il quadro, che ritorna a Napoli, dove, nella collezione Colonna di Stigliano, era presumibilmente rimasto fino al 1830 circa, è la prima versione della Presa di Cristo, seguita, poi, dalla replica di Dublino, che non ha la stessa potenza espressiva, è molto più piccola e non ha la cornice nera rabescata d’oro, che aveva il prototipo. Cornice, peraltro, comune ad altre opere romane del Merisi. L’opera esposta a Napoli compare nei corposi inventari Mattei con tale cornice, presenta inoltre numerosi pentimenti tipici di una prima versione, assenti nella replica irlandese».

Don Gianni Citro sottolinea l’aspetto umanitario e culturale di questa iniziativa, evidenziando il legame profondo tra l’arte e la vita quotidiana. Per Citro, l’esposizione dell’opera a Napoli rappresenta un segno tangibile della ricerca della misericordia e della redenzione, valori che continuano a risuonare nell’animo di ogni spettatore.
Orazio Abbamonte, presidente della Fondazione Banco di Napoli, evidenzia l’impegno dell’istituzione nel sostenere e promuovere l’arte e la cultura, consentendo al pubblico di entrare in contatto con opere di straordinaria bellezza e valore storico. Attraverso questa mostra, la Fondazione intende rendere omaggio non solo all’arte di Caravaggio, ma anche alla città di Napoli che ha giocato un ruolo fondamentale nella vita e nell’opera del pittore.
Marcello D’Aponte, presidente del Museo dell’Archivio Storico del Banco di Napoli, spiega l’importanza di questa esposizione nel contesto più ampio delle attività culturali della città, attraverso un percorso che conduce alla scoperta dei legami profondi tra Caravaggio e la città partenopea.
L’allestimento della mostra
La mostra è ospitata al piano nobile di Palazzo Ricca, un ambiente di rara bellezza, con sale barocche dalle volte affrescate da Giacinto Diana. L’accesso principale avviene attraverso lo scalone monumentale del Palazzo, un’imponente struttura rinascimentale in pietra lavica scolpita, con accesso per persone diversamente abili tramite ascensore. Cinque sale dell’appartamento nobile di Palazzo Ricca sono coinvolte nell’allestimento. Attraverso pannelli didattici e installazioni narrative, i curatori guidano il pubblico attraverso la storia e la complessità dell’opera di Caravaggio, offrendo nuove prospettive e interpretazioni sulla sua arte rivoluzionaria.

La complessità dell’opera: indagini e scoperte
Le indagini sull’opera hanno rivelato cambiamenti significativi e pentimenti estesi, confermandone l’autenticità. La mostra rivela per la prima volta le sue prestigiose provenienze, tra cui la collezione Mattei, la collezione Colonna di Stigliano e la collezione Ruffo di Calabria.
La Presa di Cristo rappresenta una delle composizioni spiritualmente più intense di Caravaggio durante il suo soggiorno romano. Essa costituisce un vero corrispettivo a destinazione privata delle stupefacenti tele della cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi (1599-1600) e della cappella Cerasi in Santa Maria del Popolo (1600), che segnano una radicale svolta in termini espressivi nella produzione dell’artista lombardo, dopo la prevalenza di soggetti di genere e a tema mitologico degli anni precedenti.
La mostra ripercorre la controversa storia dell’opera e delle sue testimonianze pittoriche, con particolare attenzione alle due redazioni della raccolta Ruffo di Calabria e della Compagnia dei Gesuiti di Dublino, in deposito presso la National Gallery of Ireland dal 1993. Entrambe le versioni sono autografe, ma differiscono notevolmente in stile ed espressione artistica. La versione Ruffo è considerata l’originale, mentre quella irlandese è una replica con varianti che ne migliorano il decoro classico in senso iconografico ed estetico, rispetto al carattere “espressionista” e fortemente drammatico del prototipo. Nessun’altra opera di Caravaggio ha conosciuto una storia collezionistica così complessa, con eventi da romanzo thriller, un furto rocambolesco e una vicenda giudiziaria paradossale.
La complessità e l’importanza iconografica della composizione caravaggesca meritano, dunque, un’analisi monografica, evidenziata dalla mostra in corso.
Vademecum
La presa di Cristo
Caravaggio
2 marzo – 16 giugno
Palazzo Ricca – Via Tribunali 263
Dal martedì alla domenica – dalle 10.00 alle 18.00
Biglietti: 10 euro – intero; 5 euro – ridotto 12-17 anni; gratis – da 0 a 11 anni e persone con disabilità e accompagnatore
Informazioni
Ilcartastorie.it – fondazionebancodinapoli.it – fondazionemdmcrea.it
Biglietti in vendita nella sede della mostra e sui circuiti GO2 e TicketOne