FIRENZE – La Banca d’Italia presenta, nella sede di Firenze, una mostra di 34 opere d’arte che celebrano l’universo femminile. L’esposizione si delinea come un tributo alla forza, alla bellezza e alla diversità delle donne, rappresentate attraverso un’eclettica selezione di opere di artisti italiani.
L’esposizione fiorentina
La rassegna, dal titolo, Verso la modernità. Presenze femminili nella collezione d’arte della Banca d’Italia , sarà ospita dal 23 novembre 2023 al 10 marzo 2024, presso la sede fiorentina della Banca, in via dell’Oriuolo. Le opere in mostra provengono perlopiù dalla sede romana di via Nazionale, mentre quattro appartengono a quella di Firenze.
Gli artisti esposti spaziano da Giovanni Fattori a Massimo Campigli, da Silvestro Lega a Lucio Fontana, oltre a Giuseppe De Nittis, Ardengo Soffici, Oscar Ghiglia, Mario Mafai, Carlo Levi, Alberto Magnelli e Felice Casorati.
Curata da Ilaria Sgarbozza e Anna Villari, la mostra si propone di far conoscere al pubblico un importante nucleo di opere della Banca d’Italia, ma anche di fornire ai visitatori l’opportunità di riflettere sul lungo percorso di emancipazione della donna nelle diverse dimensioni civili, economiche, culturali e sociali. In tal senso, la rassegna ripercorre le tappe cruciali di questo processo, partendo dall’epoca che segnò l’apertura al pubblico (1871) della nuova sede della Banca Nazionale in via dell’Oriuolo, fino alla metà del XX secolo.
La figura femminile è protagonista di questo viaggio, nel quale si rivela la sua capacità di uscire dalla dimensione domestica e familiare per affermare la propria libertà intellettuale e artistica. Il titolo della mostra, Verso la modernità, sottolinea la direttrice cronologica, ma soprattutto quella socio-culturale.
L’impegno costante della Banca
Quella dell’emancipazione femminile è un una questione di grande rilevanza per la Banca d’Italia, impegnata a fondo nello studio delle disuguaglianze di genere nel mondo del lavoro e delle professioni e, in particolare, nella ricerca di soluzioni adeguate e sostenibili.
Donne artiste del Novecento: cinque protagoniste
Come modella, la figura femminile veniva principalmente rappresentata all’interno del contesto familiare e domestico, talvolta con richiami agresti che trasmettevano un senso di rassicurante naturalezza. Nel corso della fine del Novecento, tuttavia, la donna conquista un ruolo di primo piano all’interno della società borghese o aristocratica, definendo un proprio spazio di libertà e consapevolezza.
Nel percorso si propone un focus su cinque artiste, le cui biografie e opere delineano bene il modello femminile dell’artista professionista, che solo nel Novecento può esprimersi pienamente. Marisa Mori, originaria di Firenze, fu allieva di Felice Casorati e frequentatrice della cerchia futurista.
Nella Marchesini, anche lei prediletta di Casorati, frequentò a Torino il circolo di Piero Gobetti e fu amica di importanti intellettuali, come Natalino Sapegno, Carlo Levi e Federico Chabod. La sua arte di illustratrice la portò a partecipare attivamente a Biennali e Quadriennali.
Maryla Lednicka-Szczytt, scultrice polacca attiva in Italia negli anni ’20, visse tra Firenze e Milano e fu vicina al gruppo Novecento di Margherita Sarfatti, protetta da Giuseppe Toeplitz, noto esponente del mondo bancario italiano e internazionale.
Pasquarosa Bertoletti Marcelli, nativa di Anticoli Corrado, si trasferì a Roma a sedici anni e qui si dedicò alla pittura, partecipando alle mostre della Secessione, alle Biennali e Quadriennali. Conquistò presto un ruolo di rilievo nell’ambiente artistico italiano.
Leonetta Cecchi Pieraccini, invece, fu allieva di Fattori e divenne una stimata pittrice e scrittrice. Moglie di Emilio Cecchi e sorella di Gaetano Pieraccini, primo sindaco di Firenze dopo la Liberazione, Leonetta fu parte di un vivace mondo intellettuale e artistico, che osservava con sensibilità e attenzione e che lei stessa restituì con le sue opere artistiche.
L’omaggio a Firenze attraverso Beatrice
All’ingresso della mostra, come omaggio alla città di Firenze e alla donna che rappresenta la sua radice culturale, sono state scelte edizioni di pregio della Divina Commedia, aperte su tavole che raffigurano Beatrice: una figura di eleganza e compassione, ma anche di saggezza e conoscenza. Inoltre, è esposto un dipinto del fiorentino Raffaello Sorbi, risalente al 1863, che pone Beatrice al centro della scena, in veste di musa e protagonista.
La sede fiorentina di Banca d’Italia
La mostra costituisce anche un’opportunità di visitare gli interni della sede di Firenze della Banca d’Italia – normalmente inaccessibili al pubblico.
Attraverso l’imponente atrio di Donatello, salendo la scala elicoidale, i visitatori possono ammirare i saloni di rappresentanza del palazzo, ornati di stucchi, volte dipinte, arredi coevi.
L’edificio stesso è una testimonianza del periodo centrale della storia di Firenze e dell’Italia, in cui si sviluppò il concetto di nazione moderna. Costruito in stile neorinascimentale su progetto di Antonio Cipolla tra il 1865 e il 1869 (periodo in cui Firenze divenne la capitale italiana), il palazzo è un esempio del nuovo stile italiano, sintesi culturale della nascente unità nazionale. Il ricco apparato decorativo degli interni richiama gli ideali dell’unificazione.
La mostra si inserisce perfettamente nel percorso di valorizzazione del patrimonio artistico intrapreso dalla Banca, attraverso un’ottica di responsabilità sociale, con la consapevolezza del valore identitario delle opere d’arte che rappresentano un volano straordinario per la crescita, non solo culturale, del nostro Paese.
La mostra si potrà visitare gratuitamente dal giovedì alla domenica, previa prenotazione a questo link.