URBINO – Il Palazzo Ducale di Urbino custodisce uno dei più straordinari esempi di arte rinascimentale applicata all’architettura: lo Studiolo di Federico da Montefeltro. Realizzato nel 1476 dai fratelli Giuliano e Benedetto da Maiano, con contributi di artisti come Botticelli e Francesco di Giorgio Martini, lo Studiolo è un microcosmo in cui si intreccia sapere, potere e bellezza. Oggi, grazie a un complesso progetto di restauro, questo capolavoro sta per tornare al suo splendore originario, pronto a stupire ancora una volta il pubblico.
Il restauro come opportunità di ricerca
Il restauro dello Studiolo, parte dei lavori di adeguamento impiantistico e riallestimento della Galleria Nazionale delle Marche, ha offerto una rara opportunità di approfondire lo studio di un’opera dalla storia secolare. I pannelli lignei, celebri per i loro straordinari intarsi raffiguranti scaffali ricolmi di libri e strumenti scientifici, sono stati smontati per la prima volta in oltre cinquant’anni, consentendo di verificarne lo stato conservativo anche sul retro, solitamente nascosto alla vista.
Durante questa fase, è stato applicato un trattamento di anossia, una tecnica innovativa che elimina ogni traccia di infestanti dal legno in modo sicuro ed ecologico. Oltre alla conservazione, questo intervento ha permesso di riportare alla luce dettagli inediti, come un’iscrizione a carboncino recante la parola “Pantesilea”, che evoca suggestioni mitologiche e aneddoti legati alla storia dello Studiolo.
Stratificazioni di storia e cultura
Lo Studiolo, oltre ad essere un indiscutibile capolavoro, è uno scrigno di memoria storica, attraversato da trasformazioni significative nel corso dei secoli. Nel 1632, i ritratti degli Uomini Illustri, parte integrante del progetto originale, furono rimossi e dispersi per volere del cardinal Antonio Barberini. Solo 14 dei 28 dipinti originari tornarono a Urbino nel 1934, acquistati dallo Stato italiano e destinati alla Galleria Nazionale delle Marche.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, sotto la direzione di Pasquale Rotondi, lo Studiolo fu smontato e custodito nei sotterranei del Palazzo per proteggerlo dai bombardamenti. Oltre a garantire la sopravvivenza dell’opera, questa fu l’occasione per studiarne le caratteristiche strutturali e decorative e comprendere il progetto originale.
Lo Studiolo è il simbolo della visione culturale di Federico da Montefeltro, un uomo del Rinascimento che fece del sapere e della conoscenza l’essenza del suo potere. Gli intarsi lignei, oltre a testimoniare una maestria tecnica senza precedenti, rivelano influenze culturali che spaziano dall’arte bizantina a quella islamica, dimostrando una sorprendente apertura intellettuale per l’epoca.
La riapertura al pubblico
Dopo il completamento degli interventi edili e impiantistici, lo Studiolo sarà rimontato nella sua collocazione originaria e arricchito da un nuovo impianto di illuminazione, pensato per valorizzare i dettagli decorativi e offrire al pubblico un’esperienza immersiva. La riapertura, prevista per maggio 2025, segnerà una tappa fondamentale nella valorizzazione del Palazzo Ducale e del suo patrimonio unico, continuando a rendere omaggio al genio e alla visione culturale di Federico da Montefeltro.
Vademecum
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Palazzo Ducale di Urbino
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