ROMA – Il MAXXI inaugura il 2024 con una grande mostra dedicata all’arte ambientale al femminile: Ambienti 1956-2010. Environments by Women Artists II. Curata da Andrea Lissoni, Marina Pugliese e Francesco Stocchi, la rassegna è frutto di una collaborazione tra il MAXXI e la Haus der Kunst di Monaco e rappresenta il secondo capitolo del progetto Inside Other Spaces. Environments by Women Artists 1956–1976, avviato nel 2023.
Un’esplorazione pionieristica
Ambienti 1956-2010 esplora una forma artistica ancora poco indagata: l’ambiente. Si tratta di opere tridimensionali e immersive che si attivano grazie all’interazione del pubblico e si completano con la sua presenza. La mostra romana amplia la cronologia del progetto originale, includendo opere fino al 2010, anno di completamento del MAXXI progettato da Zaha Hadid.
Oltre 30 artiste protagoniste
Ad artiste storiche come Judy Chicago, Lygia Clark, Laura Grisi, Aleksandra Kasuba, Léa Lublin, Marta Minujín, Tania Mouraud, Nanda Vigo e Tsuruko Yamazaki si affiancano in questo secondo capitolo Micol Assaël, Monica Bonvicini, Zaha Hadid, Kimsooja, Christina Kubisch, Nalini Malani, Pipilotti Rist, Martha Rosler e Esther Stocker.
Un’esperienza totalizzante
Don’t Miss a Sec’ di Monica Bonvicini accoglie il visitatore nella Piazza Alighiero Boetti, invitandolo a riflettere sul confine tra pubblico e privato. La mostra si snoda poi all’interno del museo in un’esperienza immersiva e multisensoriale.
Alcune opere in esposizione
Red (Forma di una zanzariera) di Tsuruko Yamazaki, una tenda in vinile rosso che ricorda le tradizionali zanzariere giapponesi. If You Lived Here… di Martha Rosler, un’opera che denuncia l’emergenza abitativa. A casa é o corpo di Lygia Clark, un percorso sensoriale che rievoca l’esperienza del concepimento e della nascita. The Bird Tree di Christina Kubisch, un grande albero composto da cavi elettrici che diffonde canti di uccelli da tutto il mondo. To Breathe di Kimsooja, un’installazione che gioca con la luce e il riflesso. Ambiente spaziale: “Utopie” nella XIII Triennale di Milano di Lucio Fontana e Nanda Vigo, un ambiente rilassante in cui il visitatore può sdraiarsi e immergersi in un sogno ad occhi aperti. E ancora Penetración / Expulsión di Lea Lublin, un’opera che affronta il tema della riproduzione umana. Sleeplessness di Micol Assaël, un ambiente vuoto e freddo che invita il visitatore a interrogarsi sulla propria esistenza. Feather Room di Judy Chicago, una stanza interamente ricoperta di piume. Sip My Ocean di Pipilotti Rist, un video che immerge lo spettatore in un mondo sottomarino. E per finire ¡Revuélquese y viva! di Marta Minujín, un ambiente con materassi dipinti a mano su cui risuonano le canzoni dei Beatles.
Le parole del Presidente e del Direttore Artistico
“L’inaugurazione di questa mostra segna un inizio d’anno ricco di collaborazioni per il MAXXI. Un dialogo con altre istituzioni che ci arricchisce e celebra la centralità delle artiste nella storia dell’arte.” Alessandro Giuli, Presidente Fondazione MAXXI.
“La mostra – afferma Francesco Stocchi, Direttore artistico MAXXI e curatore della mostra – offre un’occasione unica per lavorare con una materia viva e in continua evoluzione, che sfugge alla definizione di opera finita. L’ambiente è vivo per definizione e si nutre dell’interazione con lo spettatore.”
Le parole dei curatori
“Gli ambienti esposti – sottolinea Andrea Lissoni, curatore della mostra – hanno preso forma in un momento di sperimentazione, apertura e immersione in un futuro visionario, tanto tecnologico, rivendicativo, quanto escapista.”
Marina Pugliese, curatrice della mostra: “Seppur nel contesto di una storia lacunosa, la mancata documentazione degli ambienti realizzati da artiste donne attesta una doppia subalternità. Una subalternità resa paradossale dal fatto che in occasioni espositive di rilievo e in ambiti geografici diversi, svariate artiste hanno realizzato ambienti complessi, connotati da stratificazioni di significati, talvolta imperniati su questioni politiche e tuttavia oggetto di riscontro di pubblico e di stampa. Altri spazi, appunto.”
La mostra è arricchita da un catalogo edito da Quodlibet, da un programma di performance, incontri, film screening e visite guidate.