ROMA – Il Pantheon, tra i monumenti simbolo di Roma e capolavoro dell’ingegneria romana, si distingue anche per la sua vocazione all’inclusività. Il progetto “Ad occhi chiusi, il Pantheon attraverso i sensi“, ideato dalla direttrice Gabriella Musto in collaborazione con l’Istituto Sant’Alessio-Margherita di Savoia, ha infatti ricevuto una menzione speciale al convegno “Il digitale per una cultura inclusiva“, promosso dall’Osservatorio Innovazione Digitale per la Cultura del Politecnico di Milano.
Un’esperienza sensoriale per tutti
L’iniziativa, nata da un’esigenza sempre più sentita di accessibilità culturale, propone visite guidate tattili e sensoriali dedicate a persone con disabilità visive e ipovedenti, ma aperte anche a tutti coloro che desiderano sperimentare un modo unico di fruire di questo monumento millenario.
Un modello di accessibilità
Il progetto “Ad occhi chiusi” si è distinto per l’utilizzo innovativo dell’app “Musei Italiani” nell’ambito delle attività promosse dal Direttore generale Musei Massimo Osanna, per migliorare l’accessibilità ai luoghi della cultura, anche tramite i sistemi di prenotazione e bigliettazione elettronica.
L’esperienza positiva della prima edizione, svoltasi in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità il 3 dicembre scorso, ha portato all’organizzazione di visite guidate mensili a partire dal 24 febbraio.
Un impegno per l’inclusività
Il riconoscimento ricevuto dal Politecnico di Milano sottolinea il valore di questo progetto, che non si limita a rendere il Pantheon accessibile alle persone con disabilità visive, ma rappresenta un vero e proprio modello di inclusività culturale. L’enfasi posta sul cambiamento che ha generato, spingendo a ripensare la formazione del personale per accogliere al meglio un pubblico con esigenze specifiche, dimostra l’impegno concreto del Pantheon nel favorire una fruizione consapevole e partecipativa da parte di tutti.
Nella motivazione della menzione si legge: “Per aver attivato un progetto volto a rendere accessibile il monumento alla comunità non vedente e ipovedente e per l’enfasi posta sul cambiamento che questo progetto ha comportato, generando una riflessione più profonda che spinge al ripensamento della formazione del personale interno volta all’accoglienza di pubblici con esigenze specifiche”.