«Mi affascina in lei questa violenza dei sentimenti. È incapace di provare un sentimento piccolo, meschino». Pier Paolo Pasolini
La cantante lirica più acclamata del mondo e lo scrittore-regista più scomodo, provocatorio e fuori dagli schemi, sono stati protagonisti di «un amore impossibile» tra la Turchia e Grado (sull’isola di Mota Safon nel casone sulla laguna), tra 1969 e 1970 sul set di Medea, film diretto da Pasolini, con la Callas attrice protagonista, con un personaggio che è un monumento: sacerdotessa solare, padrona dell’aria e del fuoco, madre assassina e invitta – ma, sotto, Pasolini intuisce che la Callas è una bambina fiduciosa, mai cresciuta, ingenua e primitiva.

Amore o amicizia?
Fu amore o amicizia, si invaghì solo lei di lui o anche lui di lei? Una certezza la complicità speciale di due anime fragili e inquiete.
Molti degli episodi di quella «relazione» sono raccontati dalla mostra Cronaca di una storia d’amore, che rimarrà aperta fino al 25 febbraio 2024, a Casa Colussi a Casarsa della Delizia (Pordenone), casa materna del poeta e regista, ora Museo e sede del Centro studi Pier Paolo Pasolini, che ha organizzato l’esposizione.
I curatori Silvia De Laude e Giuseppe Garrera, attraverso preziose foto originali e decine di riviste dell’epoca, ci propongono una documentazione meticolosa e inedita, che ricostruisce atto per atto la «storia d’amore» fra Pier Paolo Pasolini e Maria Callas, ricca di immagini, notizie e dichiarazioni inedite e tutto il gossip che ne scaturì: i pettegolezzi, le illazioni sul legame e il «matrimonio» fra i due, così come apparvero sui giornali e negli scatti fotografici dei paparazzi.

Queste foto, i giornali e le riviste ci riportano indietro nel tempo, raccontando una storia che al pubblico, oggi, appare nuova, inaspettata. La mostra ci offre la possibilità di incontrare le loro dolenti e affini anime. In quel periodo vivevano un momento di estrema fragilità interiore. Lei era reduce dalla delusione che le aveva inflitto l’armatore greco Aristotele Onassis e Pier Paolo Pasolini era disperato perché aveva perso ogni speranza con Ninetto Davoli.
Preziosissime le foto originali (in gran parte provenienti dall’archivio di Nadia Stancioff, segretaria e assistente di Maria Callas durante la lavorazione del film Medea, decine di riviste (settimanali, rotocalchi) dell’epoca, autografi e manoscritti originali. Ancora una volta Pasolini non risultava inquadrabile, agiva fuori dalle convenzioni e dagli schemi, confermando la sua attitudine a non lasciarsi definire e a pensare l’amore come un’azione di libertà e di scandalo, ma non c’è dubbio che entrambi siano stati affascinati uno dall’altro in modo assoluto.

Una festa di fidanzamento
L’attenzione sull’intellettuale fuori dagli schemi e sulla diva delle dive cresce ancora di più dal settembre del ’69, quando un ricevimento tenuto da Pasolini a Grado, per il festival di Venezia, si trasforma in «festa di fidanzamento», con gli ospiti che gridano «Viva gli sposi». Ci sarà il dono di un anello con corniolo (in seguito al quale lei aspetta, invano, la proposta di una data per la cerimonia) e un «romantico bacio in pubblico».
I giornali parlano di nozze già fissate, forse al confine fra Usa e Messico, e insistono che, «nonostante le smentite», il matrimonio ci sarà. Era tranquillizzante per i familiari e la società dell’epoca immaginare che i sentimenti camminassero su un unico binario.

Un legame spirituale
Vero è che durante la lavorazione del film, il fascino di un intellettuale, un uomo così diverso da Meneghini e Onassis, ha fatto sì che Maria Callas, investendo Pasolini di una più alta, ma paradossalmente identica figura paterna, si innamorasse perdutamente di lui. «La tua impetuosa ingenuità che non conosce smentite, e come i fanciulli e i selvaggi non crede alle prove» – le diceva. È stato un amore frainteso e dai versi de La città santa, la città dei Padri, scritti da Paolini, emerge la verità, descritta con una crudeltà intellettuale: «per me amare una donna è impossibile perché la donna presuppone che l’uomo assuma un ruolo di Padre, mentre io quel ruolo non l’ho mai conosciuto né voglio conoscerlo, per me al posto di quel riconoscimento c’è un vuoto; dunque il tuo sesso è un vuoto che solo i Padri, i fondatori di città (come il tuo orribile Onassis) possono riempire».
Una passione impossibile certo, ma «un legame spirituale, delicato e profondo come raramente è concesso di esserlo». Le poesie per Maria figurano in una delle raccolte più problematiche di Pasolini del 1971, Trasumanar: «Ho un affetto più grande di qualsiasi amore su cui esporre inutilizzabili deduzioni. Tutte le esperienze dell’amore sono rese misteriose da quell’affetto in cui si ripetono identiche. Benché sembri assurdo per un simile affetto si potrebbe dare anche la vita». Ed entrambi avevano un gigantesco, inesauribile bisogno d’affetto…
Vademecum
Centro studi Pier Paolo Pasolini
via Guido Alberto Pasolini 4
33072 Casarsa della Delizia (Pordenone)
L’ingresso è libero e la mostra è aperta fino al 25 Febbraio 2024;
Dal martedì al venerdì, dalle ore 15.00 alle ore 19.00;
sabato e festivi dalle ore 10.30 alle ore 12.30 e dalle ore 15.00 alle 19.00.