ROMA – Probabilmente ad Ariccia, cittadina dei Castelli romani e regno indiscusso della porchetta, la scultura “Dal panino si va in piazza”, realizzata da un giovane studente della Rome University of Fine Arts, avrebbe avuto più senso, pur nella sua discutibile estetica. Ma di certo nel centro di Roma, in Piazza San Giovanni della Malva, a Trastevere, lascia davvero interdetti e perplessi, pur volendo essere una celebrazione alla convivialità e allo stare insieme in allegria. L’intento è buono, la riuscita un po’ meno, visto che il monumento alla porchetta non piace praticamente a nessuno e non ha fatto che alimentare polemiche da quando è stato installato.
L’opera è parte di un più ampio progetto, dal titolo“Piazze romane”, che prevede l’installazione temporanea di 8 sculture in differenti piazze del Municipio I.
Ribadiamo l’intento è davvero lodevole, ma la messa in pratica è piuttosto raccapricciante. La scultura voleva essere un omaggio al tipico prodotto laziale, quindi aveva il nobile obiettivo di valorizzare il nostro “Made in Italy”. Ma perché farlo con l’immagine di una porchetta?
“La porchetta – spiega l’artista – alimento tipico laziale, ironico e beffardo! Capace di alimentare la goliardia, ma anche di generare confronto. Il cibo degli opposti: popolare e nobile, democratico e monarchico, papalino e infernale. Sono le anime di una città che si ricercano passeggiando, informandosi, conoscendo. Spinti da un desiderio di scoperta e di condivisione reale. La porchetta è il cibo di cui si parla anche quando si mangia. L’opera realizzata in travertino, a riprendere la raffigurazione degli animali tipica dell’arte romana classica, celebra questa tradizione”.
Il monumento alla porchetta, oltre a non piacere, ha sollevato anche le polemiche degli animalisti. La LAV ha definito l’opera “un monumento dedicato all’olocausto animale”, mentre l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) di Roma ha chiesto “la rimozione dell’installazione che, più che rappresentare ‘un atto aggregativo e itinerante del consumare il cibo all’aperto’, è un insulto anzitutto agli animali ma anche a chi li ama e non li mangia”. “Abbiamo ricevuto molte telefonate di protesta, e non solo da parte di vegetariani e vegani, ma anche da persone che forse ora ci penseranno due volte prima di mangiare la porchetta che, ricordiamolo, altro non è che un cucciolo di maiale arrostito intero per poi essere affettato – ha dichiarato Rita Corboli delegata dell’Oipa di Roma – Si tratta di una ‘creazione’ che, se voleva celebrare una ‘tradizione alimentare romana’, speriamo che stia contribuendo invece a demolirla”.
La butta sull’ironia il candidato sindaco Carlo Calenda, che su Twitter scrive: “Siccome a Roma non abbiamo abbastanza animali di vario genere l’amministrazione ha deciso di abbellire la città con questo meraviglioso maiale in marmo”.
Dal canto suo la Presidente del Municipio I, Sabrina Alfonsi, nel tentativo di placare gli animi, ha affermato: “Per la prima volta, come non succedeva da molti anni a questa parte Roma, in particolare il I Municipio della città, ha deciso di aprirsi all’arte contemporanea non rivolgendo l’attenzione ad artisti affermati e conclamati che hanno già un loro percorso, ma chiedendo agli studenti, ai futuri artisti in formazione, di lavorare e offrire la loro idea di Roma, tenendo conto dell’ispirazione che i luoghi stessi possono produrre dalla loro stratificazione millenaria”. Un principio questo decisamente condivisibile. La mini sindaca ha quindi proposto un incontro in piazza con le diverse associazioni, gli artisti, le Istituzioni e i cittadini.
“Un’idea di città democratica, come piace a noi – ha sottolineato Alfonsi – prevede il confronto alla sua base. Le polemiche di queste ore su una delle installazioni, da parte di associazioni animaliste e cittadini sensibili al tema, ci porta a rilanciare proprio il confronto. Anche perché parliamo di arte contemporanea, che tra le sue peculiarità ha elementi di provocazione, e non di animali morti. Grazie all’opera in oggetto è stato riportato in vita un dibattito sul rapporto tra uomo e animali allevati per il consumo che era morto e sepolto”.
I giovani artisti – ha infine chiosato Alfonsi – attraverso questo confronto potranno apprendere il significato di arte pubblica e contribuire alla ricostruzione di quel tessuto sociale di cui abbiamo tanto bisogno e che è il fine ultimo del progetto ‘Piazze romane'”.