BOLOGNA – “A Tour not so Grand” è il racconto fotografico di Massimo Baldini di un tour decisamente non classico, ma in cui il fotografo contempla e perlustra quelle rotte meno battute: i musei di provincia, le piccole istituzioni nascoste, quei luoghi talvolta appena accennati nelle guide turistiche.
Insomma non il racconto del “grandioso”, piuttosto del curioso, del nascosto, di ciò che è inusuale. Lo sguardo del fotografo è spesso ironico, ma anche partecipe e soprattutto propenso alle narrazioni alternative. Quello di Baldini è un viaggio che lui stesso definisce “anticlassico” e “minimalista”, quindi per questo “not so grand”, concentrato su realtà minori, ma allo stesso tempo uniche.
“Non le smaglianti capitali culturali, ma le province neglette, generose però di tesori ignorati o dimenticati, di timide sorprese, di emozioni trattenute. – Specifica Baldini – Non la Galleria dell’Accademia, gli Uffizi, Palazzo Barberini, ma musei di piccole dimensioni o di rango inferiore, nella gerarchie delle guide, a volte espunti da ogni itinerario, a volte stravaganti. Non San Marco, Santa Maria del Fiore, San Pietro, ma chiese minori o cappelle trascurate. Luoghi di cultura visitati in circostanze fuori dal comune, o troppo comuni, per lo più in solitudine, al massimo insieme a una fidata compagna di esplorazioni. Un Grand Tour anticlassico: non raffigurazioni solenni o formalmente impeccabili, ma fotografie che cercano una prospettiva o uno scorcio particolari, suggeriscono un punto di vista eccentrico”.
Si va dall’Acquario Civico di Milano al Cimitero Monumentale della Certosa di Bologna, al Museo della Fisarmonica di Castelfidardo o delle Arti Sanitarie di Napoli, fino alla Cattedrale di Sant’Agata a Lecce, solo per citare alcuni luoghi raccontati da Baldini.
La mostra è accompagnata da un catalogo, con testo introduttivo di Attilio Brilli, scrittore, docente universitario e autore di numerosi saggi sulla storia della letteratura di viaggio, che ripercorre in maniera sintetica le tappe culturali del Grand Tour analizzandone l’evoluzione fino al presente, caratterizzato dal sorgere delle nuove tecnologie e dalla proliferazione delle immagini.
Scrive Brilli a proposito della mostra: “Cos’altro sono i suoi minuscoli musei di provincia, le sacrestie, gli angoli appartati di chiese piccole e grandi, i gabinetti di rarità con gli inconsueti reperti, se non un modo nuovo di riscoprire il mondo prendendo spunto dal dettaglio, dallo stravagante, dall’effimero? A somiglianza della contemporanea corrispondenza scritta di viaggio, anche l’itinerario fotografico di Baldini presentato in questa esposizione è sotteso da una sua continuità narrativa e tende a trasformarsi in racconto. Ciò è possibile perché le singole immagini fotografiche, non avendo a che fare con più o meno conclamati capolavori, non sentono il bisogno di imporsi con arrogante perentorietà, ma fluiscono con il sommesso brusio della quotidianità distolta dalla sua quieta consuetudine”.
Brilli dunque spiega la cifra dell’arte di Baldini, sottolineando quanto il suo lavoro ci insegni “ad addestrare lo sguardo, ad osservare la complessità delle cose, a cogliere l’ironia della vita nell’accumulo incongruo, nel dettaglio, nello scarto insignificante, e a fare della distrazione una risorsa dell’immaginario”.
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Vademecum
Massimo Baldini
A Tour not so Grand
Fondazione Carlo Gajani
via de’ Castagnoli 14, Bologna
da venerdì 9 a giovedì 22 novembre 2018
vernissage venerdì 9 novembre, dalle 18.00 alle 20.00
Orari per le visite
Da lunedì a giovedì, dalle 15.00 alle 19.00
Ingresso libero