UDINE – La Domus di Tito Macro, unica casa romana scavata integralmente nel Nord Italia, è un edificio di 1.700 metri quadrati con un grande giardino. Gli scavi hanno portato alla luce straordinari pavimenti con mosaici su una superficie di 320 mq, databili tra la fine del I° secolo a.C e la metà del I° d.C. Oltre 1.200 sono le monete restituite dagli scavi, tra le quali spicca il sesterzio di Massimino il Trace (235-236 d.C.), l’imperatore che trovò la morte proprio ad Aquileia per mano dei suoi stessi soldati che avevano stretto d’assedio, senza successo, la città rimasta leale a Roma.
Si tratta di una delle più vaste dimore di epoca romana tra quelle rinvenute nel Nord Italia e rappresenta un unicum in Europa. La dimora fu indagata parzialmente negli anni ’50 del secolo scorso e, tra il 2009 e il 2015, è stata oggetto degli scavi condotti da parte del Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università degli Studi di Padova, in convenzione con la Fondazione Aquileia e su concessione del Mibact, sotto la direzione del professore Jacopo Bonetto. Gli scavi hanno permesso di riconoscere, in particolare, la pianta della Domus, costruita nel I secolo a.C. e vissuta ininterrottamente fino al VI secolo d.C., e di proporne l’attribuzione a Tito Macro, facoltoso abitante di Aquileia, in base al ritrovamento di un peso di pietra con maniglia di ferro con l’iscrizione ‘T.MACR’.
Le indagini archeologiche hanno inoltre permesso di documentare le fasi di evoluzione della domus, che fu oggetto di varie trasformazioni e rinnovamenti tra cui il grande mosaico della pesca, che verrà ricollocato nella sala di rappresentanza aperta sul giardino.
Il progetto di valorizzazione e ricostruzione degli ambienti della Domus di Tito Macro, finanziato con un importo di 6 milioni di euro, attraverso l’utilizzo delle risorse erogate alla Fondazione dalla Regione Friuli Venezia Giulia e mediante il contributo di Ales spa, società in house del Mibact, promosso dalla Fondazione Aquileia, presieduta dall’ambasciatore Antonio Zanardi Landi, è stato inaugurato venerdì 25 settembre.
Il progetto è stato ideato per assicurare la conservazione dei reperti esistenti e garantire la più ampia fruibilità del sito archeologico, con la costruzione di un’elegante e moderna copertura in laterizio monocromo – tra le più ampie esistenti in Europa all’interno di un’area archeologica – sostenuta da pilastri d’acciaio in rosso pompeiano. La costruzione consente al pubblico di entrare concretamente in un’antica dimora romana e di comprenderne in maniera più immediata l’articolazione, le volumetrie, i percorsi, le fonti di illuminazione e il rapporto fra le sale principali e le aree scoperte.
La visita sarà prossimamente arricchita con un allestimento multimediale, attento agli aspetti didattici, che permetterà di ricostruire le caratteristiche degli ambienti e delle pavimentazioni attraverso l’utilizzo delle più moderne tecnologie.
Il presidente della Fondazione Aquileia, Antonio Zanardi Landi, ha spiegato: “La valorizzazione della Domus di Tito Macro rappresenta un punto importante di un percorso che la Fondazione Aquileia segue da tempo, allo scopo di raggiungere una migliore fruibilità dei resti della grande città romana. L’obiettivo è rendere ‘parlanti’ i reperti archeologici e le grandi opere d’arte conservate ad Aquileia, aiutando la comprensione nel contesto originalissimo di una città che fu punto d’incontro della romanità con il mondo balcanico e con quello nordafricano e mediorientale. Confidiamo che la Domus di Tito Macro possa richiamare ulteriormente l’attenzione del pubblico, unendosi così ad altri due grandi edifici costruiti dalla Fondazione, l’Aula Meridionale e la Domus Episcopale, che attraggono ogni anno 60.000 visitatori ciascuno”.
“Abbiamo sostenuto con decisione questo importante progetto – ha sottolineato Mario De Simoni, presidente e Ad di Ales Spa – perché conferma la capacità dell’Italia di essere leader nella valorizzazione dei beni culturali. Con la ricostruzione dei volumi della Domus di Tito Macro il visitatore avrà modo di immergersi in modo ancora più coinvolgente nella realtà del tempo e coglierne al meglio le caratteristiche. Ales conferma così il suo impegno a supporto del Mibact per la realizzazione di progetti volti alla valorizzazione e al miglioramento delle condizioni di fruibilità del patrimonio del Paese’’.
“Si tratta di un’impresa particolarmente lunga e complessa ma anche appassionante, frutto di un lavoro corale, di riflessioni, discussioni e scelte non banali, mirate a trovare un equilibrio tra tutela, restauro e ricostruzione filologica, leggibilità e godibilità. Il risultato consente di apprezzare in modo nuovo i resti archeologici, restituendo loro atmosfere, luci e volumi” – ha dichiarato Simonetta Bonomi, soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia.
“La valorizzazione della Domus di Tito Macro ha rappresentato per la Fondazione, e certo rappresenterà anche in futuro, una sfida costante e appassionante nel coniugare la realtà dei resti archeologici con la loro ‘narrazione’, sia sotto il profilo delle scelte architettoniche adottate per la copertura e per la restituzione delle antiche strutture, sia sotto il profilo del racconto, o meglio dei racconti, che la domus, le sue trasformazioni, la vita al suo interno, il rapporto con la città antica possono ispirare. Tengo a ringraziare di cuore il personale della Fondazione, i tecnici, i professionisti e le imprese che hanno collaborato con noi per giungere a questo risultato” – ha dichiarato Cristiano Tiussi, direttore della Fondazione Aquileia – ha dichiarato Cristiano Tiussi, direttore della Fondazione Aquileia.