VENEZIA – Dopo quattro giorni di vernice, sabato 13 maggio ha aperto ufficialmente al pubblico la 57esima edizione della Biennale d’arte di Venezia, dal titolo “Viva arte viva”, curata dalla francese Christine Macel.
Nella mattinata del 13 sono stati inoltre annunciati, nella sede istituzionale Biennalea Cà Giustinian, i premi di questa edizione 2017.
Il Presidente della Biennale Paolo Baratta, insieme alla giuria, presieduta da Manuel J. Borja-Villel e composta da Francesca Alfano Miglietti (Italia), Amy Cheng (Taiwan), Ntone Edjabe (Camerun), Mark Godfrey (Gran Bretagna), dopo la consegna del Leone d’Oro alla carriera all’artista statunitense, Carolee Schneemann, ha attribuito i premi della 57esima edizione.
Come già si poteva percepire dai giorni scorsi, il Padiglione della Germania era stato molto apprezzato e risultava quindi essere il naturale candidato al Leone d’oro per la migliore Partecipazione Nazionale. Di fatto così è stato. La giuria ha scelto di premiare infatti il lavoro del Commissario Anne Imhof e della curatrice Susanne Pfeffer, che hanno dato vita a ”un’installazione potente e inquietante che pone domande urgenti sul nostro tempo e spinge lo spettatore a uno stato di ansia consapevole. Risposta originale all’architettura del padiglione, il lavoro di Imhof è caratterizzato da una scelta rigorosa di oggetti, corpi, immagini e suoni”. Sempre un tedesco è stato premiato con il Leone d’oro come migliore artista della mostra “Viva Arte Viva”. Si tratta di Franz Erhard Walther, nato nel 1939 in Germania, che vive e lavora a Fulda. La motivazione recita: “un lavoro che mette insieme forme, colore, tessuti, scultura, performance e che stimola e attiva lo spettatore in un modo coinvolgente”. Il suo lavoro è stato premiato: “Per la natura radicale e complessa della sua opera che attraversa il nostro tempo e suggerisce la mutazione contemporanea di una vita in transito”.
A seguire il Leone d’argento, come giovane artista promettente, è stato assegnato a Hassan Khan, nato nel 1975 nel Regno Unito, ma ormai residente al Cairo dove vive e lavora. La Giuria ha inoltre deciso di attribuire una menzione speciale alla Partecipazione Nazionale al Brasile. Inoltre una menzione speciale è stata assegnata allo statunitense Charles Atlas, nato nel 1949, che vive e lavora a New York. La menzione è stata attribuita “per due video di grande splendore visivo e sofisticato montaggio in cui le immagini della bellezza naturale e dell’artifizio artificiale sono accompagnate da un racconto che affronta i problemi di indigenza, frustrazione, sessualità e classe”. Menzione speciale anche a Petrit Halilaj nato nel 1986 in Kosovo, che vive e lavora tra Bozzolo, Berlino e Pristina, “per degli interventi che evidenziano il legame tra gli spazi architettonici dell’Arsenale e del Padiglione Centrale e l’opera, in una relazione tra la storia del Kosovo, i suoi ricordi d’infanzia e la creazione”.
L’Italia, sfortunatamente è invece rimasta a bocca asciutta, nonostante la convinzione che il lavoro svolto dalla curatrice Cecilia Alemani e dagli artisti Roberto Cuoghi, Adelita Husny-Bey e Giorgio Andreotta Calò abbia invece raggiunto risultati di altissima qualità.