TORINO – Il 26 novembre, durante il convegno “Il trionfo di Lucio Paolo Emilio. Un fregio e due artisti per Carlo Alberto al Castello di Racconigi”, presso la Residenza Sabauda del Castello di Racconigi, divenuta patrimonio dell’umanità Unesco, sono stati presentati i risultati del restauro di uno dei capolavori della scultura neoclassica. Si tratta del monumentale fregio in gesso “Il trionfo del console Paolo Emilio sul re Perseo”. Gli interventi di restauro sono stati realizzati grazie alla sinergia tra pubblico e privato e quindi al generoso contributo della Fondazione CRT che ha donato 150 mila euro, in collaborazione con la Fondazione CRC, alcuni sponsor privati, e il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo – Polo Museale del Piemonte e l’Associazione Amici del Real Castello di Racconigi.
Ora il fregio perfettamente risanato può finalmente essere ammirato dal pubblico. Il monumentale bassorilievo si compone di 34 lastre di 47 metri di sviluppo lineare e 1,20 metri di altezza. Fu ideato da Pelagio Palagi sui modelli di Antonio Canova e realizzato intorno al 1840 dallo scultore genovese Giuseppe Gaggini.
Il fregio rappresenta un corteo di 150 figure umane, cavalli, buoi e carri che trasportano il ricco bottino di guerra: il tema allude al buon governo del sovrano, alla sua cultura e alle sue possibili vittorie militari. Per una serie di vicissitudini non venne mai montato, rimanendo quindi “nascosto” nei depositi della Residenza, subendo nel tempo un deterioramento dovuto anche all’umidità. L’opera è stata restaurata dallo studio Traversi di Bergamo nei locali delle cucine settecentesche del Castello adibite a laboratorio temporaneo. La prima sfida affrontata dai restauratori è stata innanzi tutto quella di ricomporre la sequenza di circa 200 frammenti ritrovati nei depositi, oltre ovviamente alla cautela nel maneggiare le superfici vista la delicatezza e fragilità del gesso.
Questo capolavoro, ritornato dunque al suo originale splendore, attende ora una collocazione definitiva che sarà valutata dal direttore del Castello, Riccardo Vitale, insieme alla Soprintendenza Archeologica e al direttore del Polo Museale del Piemonte, Daila Radeglia.