STRESA (VB) – È terminato il restauro del magnifico “San Rocco”, dipinto su tavola del maestro cinquecentesco Sperindio Cagnoli, ora posizionato lungo il percorso di visita di Palazzo Borromeo all’Isola Bella, dove potrà essere ammirato a partire dal prossimo 24 marzo.
La bellissima tavola, donata sul finire dell’Ottocento dai Borromeo alla parrocchiale dell’Isola, è stata da questa temporaneamente riaffidata alla famiglia donatrice affinché ne assicurasse il recupero e ne garantisse una adeguata conservazione.
Per incarico dei Principi, il dipinto è stato dunque consegnato allo Studio di Restauro di Carlotta Beccaria, che l’ha reso oggetto di un intervento rivelatosi piuttosto complesso, preceduto da approfondite analisi. Lo stato conservativo della pala appariva decisamente “non adeguato”, sia per effetto di problemi strutturali del supporto ligneo ma anche per problemi conservativi ed estetici degli strati di pittura.
Il restauro ha quindi restituito all’opera il suo splendore e tutta la vivacità dei colori che appariva offuscata.
La tavola è una pittura dal forte valore devozionale. Secondo la tradizione, Rocco avrebbe dedicato la propria vita all’assistenza dei malati di peste da cui avrebbe contratto il contagio di ritorno da un pellegrinaggio a Roma nei dintorni di Piacenza. Durante la malattia, isolato nella campagna, sarebbe stato nutrito da un cane e una voce divina gli avrebbe annunciato la prossima guarigione.
La devozione per il popolare santo taumaturgico, invocato durante le funeste epidemie che si sono succedute nel Quattro e nel primo quarto del Cinquecento, ha conosciuto una diffusione straordinaria in tutta l’Europa occidentale, e soprattutto in Italia del nord dove le immagini che lo raffigurano si sono moltiplicate a partire dalla seconda metà del Quattrocento.
Il maestro Sperindio Cagnoli, ai primi del Cinquecento, per quest’opera sceglie di raffigurare il Santo come un giovane pellegrino con il bastone da viaggiatore, la conchiglia e le chiavi di san Pietro cucite sull’ampio collo della mantella che copre l’abito, stretto ai fianchi da una cintura alla quale è appesa la borsa dei denari. San Rocco, con la mano sinistra solleva un lembo della veste e mostra il bubbone dell’infezione, scoperto dalla calza arrotolata poco sopra il ginocchio. Gli attributi, l’abito e la posa sono gli stessi di quelli della tradizione quattrocentesca, ma addolciti dal disegno e dal tenero chiaroscuro che modella le mani, il volto e la gamba malata del santo; anche il piccolo angelo che trasmette l’annuncio della prossima, miracolosa guarigione, è dipinto con scioltezza e facilità, in pieno accordo con il volto di Rocco, colto in un’espressione di perplessa rassegnazione contadina. La figura colossale del Santo si staglia su un cielo prealpino terso e luminoso, e un paesaggio montuoso sbozzato dal pittore, ma non per questo meno efficace.