ROMA – Si intitola “Sette” la personale di Marco Ercoli, a cura di Serena Di Giovanni che, dal 7 ottobre al 4 novembre 2016, sarà ospitata nello spazio espositivo di Roma, Curva Pura.
Racchiuse entro il carattere universale del numero ‘sette’ le opere di Marco Ercoli costituiscono un invito alla riflessione sulla odierna condizione dell’essere umano, oggi più che mai violentato dagli anatemi televisivi, dalle illusioni pubblicitarie.
Oggetti realizzati con minuziosi ritagli di carta policromi che nascono per appuntare un pensiero, un concetto, o semplicemente per ‘non dimenticare’. Generati da uno strumento appositamente creato per comunicare, assolvono questo delicato compito senza tradire il loro carattere estetico, costruito sull’armonia.
“La scelta di un soggetto figurativo – una spada, una pistola o un esplosivo – il cui tradizionale significato è universalmente conosciuto e associato alla violenza – ha dichiarato Marco Ercoli – rende il messaggio comunicato, in completa dissonanza con l’oggetto esposto, ancora più forte e diretto attraverso il rapporto dicotomico tra forma e contenuto, tra significante e significato”. Mentre Serena di Giovanni, la curatrice, spiega: “L’oggetto è così risemantizzato, caricato di nuovi contenuti, spesso ambivalenti e volutamente lasciati aperti alla libera interpretazione del fruitore. La ‘sordità’ dell’arma trasforma l’arma stessa in un oggetto parlante, che interroga il pubblico sulla natura dell’opera e sul reale significato che essa assume nella nostra società. L’oggetto diventa così, paradossalmente, un potente dispositivo per comunicare, in un mondo essenzialmente incapace di farlo appieno, se non nelle forme tecnologiche ‘smart’ e ‘social’, non di rado superficiali, degli anni Duemila”.
Insomma le opere di Ercoli non forniscono risposte certe e univoche, piuttosto si domandano se la realtà sia davvero come la vediamo o se sia il risultato di sovrastrutture mentali. Ci chiedono altresì, se la ‘salvezza’ dalle atrocità del mondo, dalla guerra e dalla violenza, non passi proprio per la comunicazione, per il linguaggio delle immagini, per quelle parole su carta che spesso appuntiamo. Ecco che la carta, abitualmente utilizzata per scrivere, si trasforma, in ‘Sette’, nella più potente delle armi: la parola.
Conclude Di Giovanni: “In un gioco capzioso tra realtà e finzione, tra ciò che vorremmo fossero e ciò che in verità incarnano, le finte armi policrome di Marco Ercoli stanno lì, sospese in aria, adagiate ai margini dello spazio della galleria. Esse interagiscono ironicamente con i loro fruitori, manifestando in pieno quel rapporto, straniante e dicotomico, tra forma e contenuto, tra ciò che descrivono e quel che sono: in fondo, niente di più che oggetti di carta, colorati e transitori, nati dal lavoro incessante, paziente, ‘certosino’ del loro creatore. E, proprio per questo, metafora visiva del significato universale del numero ‘Sette’ cui, tra l’altro, vanno ricondotte le più virtuose capacità umane”.
La mostra è organizzata da River of Trees, un progetto artistico che indaga, all’interno dello Spazio Curva Pura, le sperimentazioni contemporanee e i nuovi linguaggi italiani e internazionali.
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Vademecum
Vernissage 07 ottobre 2016, ore 19
Curva Pura,
via Giuseppe Acerbi 1 ROMA