FIRENZE – Dopo tre anni di lavori è stato presentato, martedì 11 luglio, nel Cenacolo di Santa Croce a Firenze il restauro del Dio fluviale di Michelangelo. L’opera unica e rarissima nel suo genere in quanto realizzata in materiali per loro natura effimeri e quindi destinata alla distruzione. La sua sopravvivenza si deve all’insuperata fama del suo autore ed alla preveggente generosità di Bartolomeo Ammannati.
La scultura rappresenta un imponente torso umano, quasi a grandezza naturale. Il suo restauro è stato realizzato dall’Opificio delle Pietre Dure, guidato da Marco Ciatti, con la direzione di Laura Speranza per l’Opificio delle Pietre Dure e di Giorgio Bonsanti per l’Accademia delle Arti del Disegno, e con il sapiente lavoro della restauratrice Rosanna Moradei.
Lo studio della statua, le tecniche di restauro e l’abilità degli operatori hanno consentito di raggiungere anche un ulteriore obiettivo: riportare alla luce il colore originale ad imitazione del marmo.
Cristina Acidini, Presidente dell’Accademia delle Arti del Disegno, ha spiegato: “L’intervento, lungo e sensibile ci consegna un’immagine che non si conosceva: un corpo potente, al quale il ritrovato biancore conferisce l’illusorio aspetto del marmo, pronto, come doveva essere nelle intenzioni di Michelangelo, per una ‘prova generale’ nella Sagrestia Nuova in San Lorenzo”.
Giorgio Bonsanti, responsabile della conservazione dei beni dell’Accademia delle Arti del Disegno, ha evidenziato come “ “nel restauro pittorico sono state realizzate soltanto limitatissime integrazioni di ricucitura visiva. Sono state eseguite altresì preventivamente operazioni di consolidamento, imprescindibili per l’esposizione nella Mostra di Palazzo Strozzi, prevista per il prossimo autunno. Purtroppo non è stato possibile, pena gravi rischi per l’integrità dell’opera, eliminare le barre di ferro che penetrano la figura ancorandola alla base; tanto più inaccettabili, oltre l’intollerabile invasività, per averla bloccata in una posizione accertatamente erronea ed incongrua. Essa era stata pensata difatti distesa su un fianco e ruotata verso l’osservatore, con la gamba destra poggiata al suolo. Per dimostrare visibilmente la posizione originaria è stata realizzata una copia in materiali sintetici moderni, sicuramente di grande efficacia didattica”.
L’intervento di restauro è stato possibile grazie al contributo finanziario della Fondazione non profit Friends of Florence.
Per celebrare questo importante restauro e divulgare i primi risultati ottenuti è stato realizzato un catalogo dal titolo “Il restauro del Dio fluviale di Michelangelo Buonarroti”, edito da Polistampa, a cura di Cristina Acidini, Giorgio Bonsanti e Enrico Sartoni, con i testi di Giorgio Bonsanti, Rosanna Moradei, Enrico Sartoni e Ludovica Sebregondi, che ripercorrono e approfondiscono i temi salienti relativi all’opera.