FIRENZE – Tornano liberi dai ponteggi e visibili al pubblico i pulpiti della Passione e della Resurrezione di Donatello nella navata centrale della Basilica di San Lorenzo a Firenze, dopo un accurato restauro durato complessivamente quasi sette anni.
I due pergami risalgono a dopo il 1460, Donatello ne curò la progettazione e il disegno anche se è probabile che nelle altre fasi successive venne invece aiutato da collaboratori, tra i quali spiccano Bartolomeo Bellano e Bertoldo di Giovanni.
Il pulpito della Passione, che ha subito un intervento di restauro più lungo e complesso del precedente, poiché l’opera presentava gravi problemi strutturali e lo stato di conservazione delle singole scene era estremamente disomogeneo, fu probabilmente il secondo a venire realizzato dal maestro e in esso è più rilevante l’opera degli aiutanti.
È leggermente più piccolo e misura 280 cm di lunghezza e 137 di altezza. I lati maggiori del Pulpito contengono due o tre scene ciascuno, più una per ciascuno dei due lati minori, per un totale di sette. Due pannelli del lato sud, in corrispondenza dello sportello per l’accesso, sono integrazioni lignee seicentesche.
L’intervento di restauro del Pulpito della Passione, collocato nella parte sinistra della navata centrale proprio di fronte a quello della Resurrezione, è stato effettuato dall’Opificio delle Pietre Dure ed ha permesso di restituire la piena leggibilità dei dettagli del lavoro bronzeo di Donatello e dei suoi collaboratori.
Nell’ottobre del 2013, durante le fasi di restauro del Pulpito della Resurrezione era stato allestito un ponteggio per consentire di guardare da vicino i dettagli dell’opera di Donatello. In quel caso poteva essere fatta anche una piccola donazione di un euro per finanziare il recupero in corso del Pulpito della Passione, iniziato nel 2014. Questa iniziativa ha permesso di raccogliere oltre 100 mila euro, mentre la restante parte del finanziamento è stata versata da Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, Ministero dei Beni Culturali e Opera Medicea laurenziana. L’operazione è costata complessivamente 300mila euro.
Il restauro è stato preceduto dalla stesura di un progetto preliminare, seguito da una campagna diagnostica approfondita, allo scopo di individuare le tecniche di realizzazione e dei fenomeni di degrado dell’opera, per arrivare al progetto definitivo e infine al progetto esecutivo. Il restauro ha inoltre consentito un approfondimento delle conoscenze riguardo agli aspetti storici, tecnologici e conservativi dell’opera, e a una migliore comprensione degli aspetti estetici, grazie al lavoro di restituzione dei particolari scultorei. L’intero svolgimento del lavoro per la pulitura delle esigue parti decorate con oro in foglia e di quelle prive di doratura è stato supportato dalle indagini del Laboratorio Scientifico dell’Opificio delle Pietre Dure, che ha attivato collaborazioni con l’Istituto Ifac-Cnr di Firenze, con il Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Pisa e la Fundaciò Bosch i Gimpera dell’Università di Barcellona (Spagna).
Sono state eseguite indagini mirate alla caratterizzazione delle patine di alterazione e dei componenti della lega bronzea, nonché un’estesa campagna radiografica. Inoltre sono state impiegate metodologie di più recente formulazione e applicazione di prodotti a bassa tossicità.