FIRENZE – “Ritratto del colonnello Arese Lucini in carcere” di Francesco Hayez (Venezia 1791 – Milano 1882) è il capolavoro della pittura risorgimentale acquistato dalle Gallerie degli Uffizi di Firenze. Si tratta di un olio su tela che ritrae il conte Francesco Teodoro Arese Lucini (Milano 1778-1836), militare napoleonico poi coinvolto nei moti risorgimentali, rinchiuso in cella, nella famigerata prigione dello Spielberg in Austria.
Lo sguardo del protagonista, in tenuta militare, è diretto all’osservatore. Ben in vista lo squallore del carcere, dalle scabre mura della cella, il giaciglio sfatto, la cassa usata come sedile, i ceppi che stringono le caviglie. Dettagli che sottolineano la durissima condizione del prigioniero.
Nel dipinto emerge la capacità di Hayez, tra i maggiori interpreti del Romanticismo italiano e internazionale, di esprimere contestualmente le speranze e le delusioni del Risorgimento italiano.
Il quadro si caratterizza per la sua carica rivoluzionaria: fu lo stesso Arese Lucini, “nobile gentiluomo”, come lo definì Hayez, che, da membro dell’aristocrazia, volle rompere le ingessate convenzioni della ritrattistica scegliendo di farsi raffigurare in catene (anche se al momento in cui il dipinto venne eseguito la pena si era effettivamente già conclusa).
Il conte Arese aveva partecipato ai moti risorgimentali del 1820-21, finendo sotto processo e subendo due anni più tardi una condanna a morte. La pena capitale fu però convertita in tre anni di detenzione nel lugubre penitenziario austriaco dello Spielberg (lo stesso in cui Silvio Pellico scrisse il suo celebre diario, “Le mie Prigioni”).
Arese Lucini, facendosi ritrarre da Hayez in veste di ‘martire carcerario’, riuscì, con grande efficacia comunicativa, a mostrare all’opinione pubblica un’immagine delle sue condizioni di prigionia, tale da dissolvere tutte le ombre e i dubbi sul proprio comportamento processuale.
“Arese Lucini – ha spiegato il direttore degli Uffizi, Eike Schmidt – condannato per aver partecipato ai falliti moti anti-austriaci del 1820-21, rivelò i nomi dei cospiratori e di Federico Confalonieri, professando un’impossibilità di mentire che certo lo salvò dalla condanna a morte, ma non da anni di carcere durissimo che minarono gravemente la sua salute. Il dipinto riassume mirabilmente la vicenda e le ragioni del conte, ma soprattutto offre a Francesco Hayez, il più grande pittore del Romanticismo italiano, la possibilità di misurarsi con la psicologia del personaggio e di offrire una delle prove più alte della sua produzione pittorica. Le Gallerie degli Uffizi si arricchiscono così di un capolavoro riprodotto nei più importanti testi sull’Ottocento”.
Il dipinto è esposto, dal 1° gennaio 2023, in cima allo scalone lorenese degli Uffizi. Dopo un ‘tour’ in vari comuni toscani, sarà permanentemente in mostra nella Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti.