PALERMO – Sono 47 nature morte le protagoniste della mostra dal titolo Guttuso. La forza delle cose che, dal 22 dicembre, sarà ospitata negli spazi di Villa Zito a Palermo. Una esposizione promossa dalla Fondazione Sicilia in occasione dei 25 anni dalla sua nascita insieme a Sicily Art & Culture e in collaborazione con gli Archivi Guttuso e il Comune di Pavia – Assessorato alla Cultura e Turismo. Il progetto espositivo nasce invece dalla collaborazione tra i Musei Civici di Pavia con gli Archivi Guttuso da cui la realizzazione della prima tappa della mostra, da settembre a dicembre 2016, ospitata presso le Scuderie del Castello Visconteo di Pavia.
L’esposizione, a cura di Fabio Carapezza Guttuso e Susanna Zatti, direttrice dei Musei Civici di Pavia, si concentra su un genere che Renato Guttuso ha praticato nell’intero arco della sua attività e che costituisce, dalla fine degli anni Trenta, una componente essenziale della sua produzione. L’artista indaga quasi ossessivamente, una serie di oggetti che si animano nelle tele e che diventano i protagonisti indiscussi delle opere grazie alla straordinaria forza espressiva e alla potenza cromatica. La carica travolgente delle nature morte di Guttuso è infatti certamente una caratteristica distintiva della sua pittura.
In un articolo del 1933 è lo stesso Guttuso a scrivere: “Se la pittura non penetra l’oggetto e non ne svela le vibrazioni, se non arriva partendo dall’oggetto e dall’osservazione sentimentale di esso alla creazione di un equivalente plastico dell’oggetto non si perviene alla poesia, ma si precipita nella fotografia”.
La mostra presenta opere degli anni Trenta e degli anni Quaranta, che documentano l’impegno dell’artista a testimoniare la drammatica condizione esistenziale, imposta dalla dittatura e dalla tragedia della guerra. Nel dopoguerra, con Finestra (1947) o Bottiglia e barattolo (1948), si rivela il crescente interesse verso la sintesi post-cubista picassiana ma anche il profondo impegno dell’artista nel recupero della cultura artistica europea per arrivare, negli anni Sessanta, a una nuova fase che rivela una dimensione più meditativa, derivante anche dalla elaborazione, nei suoi scritti, dei temi del realismo e dell’informale, visibile ne Il Cestello (1959), La Ciotola (1960) e Natura morta con fornello elettrico (1961).
L’esposizione si conclude con una selezione di dipinti della fine degli anni Settanta-inizio anni Ottanta, periodo in cui la continua ricerca del reale di Guttuso si accentua per dare vita a celebri dipinti come Cimitero di macchine (1978), Teschio e cravatte, Bucranio, mandibola e pescecane (1984) che diventano metafore e allegorie del reale.
Le opere in esposizione provengono da prestigiose sedi come il MART Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, la Fondazione Magnani Rocca, i Civici Musei di Udine, il Museo Guttuso, la Fondazione Pellin ma anche alcune importanti collezioni private.
Il percorso espositivo si completa con una serie di fotografie in parte inedite, concesse dagli Archivi Guttuso e da frammenti video messi a disposizione da Rai Teche che raccontano la vita, intima e pubblica, dell’artista mostrando anche i luoghi del suo lavoro e delle sue relazioni con importanti scrittori come Moravia, Vittorini, Saba e Levi, scultori come Manzù e Moore, poeti come Pasolini e Neruda, registi come De Sica e Visconti, musicisti come Nono e artisti come Picasso.
La mostra, che resterà aperta fino al 26 marzo 2017, è accompagnata da un catalogo edito da Skira che, oltre ai saggi dei curatori, presenta un contributo del Professor Antonello Negri.
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