ROMA – Inaugura il 5 maggio la mostra personale di Marco Tirelli che va a chiudere il ciclo di sei mostre che ha visto protagonisti, Gianni Dessì, Giuseppe Gallo, Bruno Ceccobelli, Nunzio e Pizzi Cannella, noti anche come “Gruppo di San Lorenzo”.
La mostra pensata da Tirelli per gli spazi della Fondazione Pastificio Cerere evoca concettualmente lo Studiolo, in particolare quello rinascimentale di Federico Da Montefeltro.
Qui la raccolta di oggetti che abitano la piccola stanza è un pretesto per dare corpo al mondo interiore del duca di Urbino. Sulle pareti trovano posto elementi del suo universo culturale, della sua memoria.
L’ex edificio industriale è per l’artista luogo della memoria personale e collettiva, in cui dare vita, attraverso il dialogo con lo spazio, a un complesso territorio dell’immaginario. Nello spazio si materializzano forme eterogenee che rimandano a un gioco di specchi tra l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo, tra luce e buio, visibile e invisibile, invitandoci a guardare al di là del confine delle cose. Pensando al concetto di ‘perspicere’ invocato da Durer, per cui la pittura è uno strumento per guardare oltre la realtà, lo spazio espositivo diventa spazio mentale per mezzo di immagini che sono soglie aperte verso il possibile. Un Teatro della memoria, come Tirelli ama definire il suo lavoro, che è un esercizio della visione con cui annullare le coordinate spazio-temporali.
Come ha osservato lo scrittore Valerio Magrelli, le opere di Tirelli sono “macchine ottiche concepite per imparare a vedere.” E la mostra è la messa in scena ideale del suo attraversare il mondo.
Vademecum
Fondazione Pastificio Cerere
via degli Ausoni 7, Roma
ORARI:
lunedì – venerdì 15.00-19.00, sabato 16.00- 20.00
INGRESSO LIBERO
+39 06 45422960
info@pastificiocerere.it
www.pastificiocerere.it