BOLOGNA – ll Museo Civico Archeologico/Istituzione Bologna Musei e i Musei Civici di Mantova hanno presentato il progetto OLTRE LE BENDE: storia di un antico egiziano. Progetto per la Collezione egiziana di Giuseppe Acerbi, Museo della Città di Mantova. Si tratta di una iniziativa congiunta tra le due istituzioni che prevede due fasi, con le preziose collaborazioni del Dipartimento di Radiologia dell’IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna, l’Eurac Research – Istituto per lo studio delle mummie di Bolzano e la rivista MediterraneoAntico.
La prima fase ha inizio il 16 giugno 2021, presso la Sezione Egiziana del Museo Civico Archeologico di Bologna con il restauro di una mummia umana, appartenente alla straordinaria collezione di antichità egizie, greche, etrusche e romane che Pelagio Palagi (Bologna, 1775 – Torino, 1860), poliedrica figura di architetto, pittore, scultore, ornatista e collezionista, destinò per lascito testamentario al Comune di Bologna. L’intervento conservativo si svolgerà in tre tranches: 16-18 giugno, 12-16 luglio, 30 agosto-3 settembre 2021. Durante gli orari di apertura del museo e nel rispetto delle misure di sicurezza finalizzate al contenimento del rischio di contagio da Covid-19, i visitatori potranno osservare dal vivo quali siano le operazioni necessarie al complesso restauro tessile di una mummia egiziana dalla storia millenaria, in parte ancora inedita.
Dopo il restauro la mummia verrà concessa in prestito per l’esposizione ai Musei Civici di Mantova per una durata di 5 anni, unitamente a un prezioso gruppo di 11 bronzetti di divinità egiziane.
A distanza di 27 anni, la mummia tornerà quindi visibile al pubblico nella sede di Palazzo San Sebastiano a Mantova per arricchire e integrare la Collezione Egiziana di Giuseppe Acerbi, costituita dai reperti archeologici raccolti dall’erudito e scienziato naturalista di Castelgoffredo (1773–1846), durante il suo soggiorno in Egitto dal 1826 al 1834 quale Console Generale d’Austria.
La mummia e il progetto di restauro conservativo
Pelagio Palagi acquistò la mummia, il cui contesto archeologico di provenienza rimane tuttora sconosciuto, nel 1833 assieme a due sarcofagi a cassa e ad un’altra mummia. L’artista all’epoca si era già trasferito da Milano a Torino al servizio di Carlo Alberto di Savoia come “pittore preposto alla decorazione dei Reali Palazzi”, ma queste antichità egiziane, così come varie altre, continuarono ad arricchirne la casa museo milanese, da dove furono trasferite a Bologna dopo la sua morte.
Il primo a registrare a Bologna l’esistenza della mummia fu Giovanni Kminek-Szedlo, primo curatore della Collezione Egiziana del Museo Civico inaugurato nel 1881 in Palazzo Galvani. La mummia restò ininterrottamente esposta al primo piano del museo sino al 1994, anno in cui fu trasferita nei depositi in concomitanza al trasferimento della Collezione Egiziana in nuovi spazi museali al piano interrato di Palazzo Galvani.
La sinergia progettuale instauratasi tra i Musei Civici di Mantova e il Museo Civico Archeologico di Bologna ha fornito l’occasione per restituire alla fruizione pubblica questa mummia, stimolando nuovi studi collezionistici e avviando la pianificazione di un accurato intervento di studio e restauro conservativo.
Sotto la direzione scientifica di Daniela Picchi, è stato definito un articolato programma di indagini diagnostiche per studiare i resti umani, le tecniche di imbalsamazione e i tessuti utilizzati per il bendaggio della mummia, con il coinvolgimento interdisciplinare di prestigiosi istituti di ricerca e di esperti professionisti di settore.
Nell’ambito delle indagini di imaging, un particolare rilievo ha avuto la tomografia assiale computerizzata (TAC), effettuata nel gennaio 2020, presso il Dipartimento di Radiologia dell’IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna, sotto la direzione della Prof.ssa Rita Golfieri e del suo staff.
Successivamente l’Istituto per lo studio delle mummie afferente all’Eurac Research di Bolzano, diretto da Albert Zink, ha esaminato sotto la supervisione di Marco Samadelli, responsabile del laboratorio di Conservazione, lo stato di conservazione della mummia, mentre Alice Paladin, responsabile del laboratorio di Antropologia, ha condotto lo studio antropologico, paleopatologico e delle tecniche di imbalsamazione sul corpo mummificato.
A seguito di queste indagini è stato possibile determinare il sesso maschile dell’individuo, l’altezza di circa 160-163 cm, l’età biologica alla morte, sopraggiunta in età matura, tra i 50-55 anni, oltre a stabilire una discreta conservazione dei suoi tessuti e delle sue strutture anatomiche. L’analisi paleopatologica non ha permesso di determinare la causa di morte.
Utilizzando il metodo del radiocarbonio (14C) si è inoltre scoperto che i tessuti utilizzati per avvolgere il corpo, prelevati dal sudario e dagli strati inferiori del bendaggio della mummia, risalgono all’VIII-VI sec. a.C.
L’intervento di restauro conservativo è stato affidato alla restauratrice di tessuti antichi Cinzia Oliva – fra i massimi esperti nel restauro dei tessuti antichi e consulente di importanti istituzioni museali – . L’esame preliminare al restauro ha consentito di stabilire che il corpo è stato bendato utilizzando un ricco apparato tessile, caratterizzato da due sudari sovrapposti, presumibilmente tinti di rosso (il colorante compare solo in alcune parti, più protette dalla luce), e da bende ricavate da teli di grandi dimensioni.
La prolungata azione della luce combinata alla scarsa tenuta delle tinture riscontrate sui tessuti faraonici ha alterato in modo significativo le tinture originali del tessuto, indebolendone la struttura meccanica. Il restauro si propone quindi di stabilizzare lo stato di conservazione, arrestando il degrado del materiale mediante la rimozione delle cause principali (polvere, agenti inquinanti, stress meccanico, deformazioni), di recuperare l’integrità del bendaggio, sia dal punto di vista meccanico che estetico e di studiare l’apparato tessile.
Il progetto di riordino dei Musei Civici di Mantova e la Collezione Egiziana “Giuseppe Acerbi”
Il progetto del nuovo Museo della Città di Palazzo San Sebastiano consiste nella realizzazione di un nuovo ordinamento museale incentrato sulle personalità che costituirono i nuclei delle collezioni conservate presso i musei. Sarà dedicata una sezione a Francesco II Gonzaga, il committente di Palazzo San Sebastiano che ospita il museo e una sezione alla statuaria greco-romana e al recupero dell’antico di Vespasiano Gonzaga. La Sala dei Trionfi di Palazzo San Sebastiano ospiterà le nuove sezioni Egiziana, Araba e Mesopotamica, con approfondimenti dedicati ai relativi collezionisti. Le opere di decorazione architettonica quattrocentesca allestite nel Tempio di San Sebastiano.
La collezione Acerbi è frutto della passione collezionistica dello studioso, diplomatico e viaggiatore mantovano Giuseppe Acerbi (1773-1846), che soggiornò in Egitto dal 1826 al 1834, ricoprendo l’incarico diplomatico di Console Generale d’Austria. Essa si compone di 414 oggetti e, come in tutte le collezioni di formazione antica e/o ottocentesca, le fasi storiche più attestate della civiltà egiziana sono il Nuovo Regno (1539-1070 a.C.) e l’Epoca Tarda (664-332 a.C.).
La sezione di Palazzo San Sebastiano dedicata alla collezione Acerbi sarà suddivisa in quattro aree tematiche. La prima introdurrà la figura di Giuseppe Acerbi. La seconda esporrà il nucleo più prestigioso delle antichità egiziane, ovvero le teste reali, che documentano l’interesse di Acerbi per Dinastie e sovrani a partire dalla decifrazione dei loro nomi. La terza sezione sarà dedicata a Il corredo funerario, che avrà nella mummia di Bologna il proprio fulcro espositivo e tematico, quale necessaria integrazione alle antichità Acerbi per introdurre i visitatori alla conoscenza del rituale funerario egiziano. La quarta area tematica si concentrerà su Dei e templi ai quali il diplomatico mantovano ha dedicato molte pagine delle sue note di viaggio e disegni. Questa sezione sarà arricchita dagli undici bronzetti di divinità del museo di Bologna così da rappresentare le principali divinità del pantheon egiziano.
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