SALERNO – Svolta nello studio del Santuario di Hera alla Foce del Sele, a 9 km a nord dell’antica Paestum. Le analisi multispettrali realizzate sulle metope, in particolare quella dedicata ad Apollo, hanno fatto emergere che il rilievo fu completato con l’uso di colori.
La metopa proviene appunto dal Santuario insieme a 35 altri esemplari di straordinaria importanza per la storia dell’arte greca.
La scoperta è stata resa possibile grazie a un contributo di 24mila euro della Fondazione Mezzogiorno Tirrenico, presieduta da Giuseppe Rosa e di Confindustria di Salerno, con cui da tre anni il Parco ha stretto contatti che hanno generato collaborazioni significative.
La vicepresidente di Confindustria Salerno, Lina Piccolo, ha dichiarato: «Oramai da qualche anno – in una logica di complementarietà indispensabile per coniugare sviluppo culturale e attrattività territoriale – Confindustria Salerno, insieme con le sue imprese, e il Parco Archeologico di Paestum sono legate a doppio filo in iniziative congiunte che puntano alla valorizzazione dello splendido potenziale artistico e turistico del nostro territorio».
Si legge in una nota: “Le analisi archeometriche, tuttora in corso, dimostrerebbero che le metope oggi esposte nel Museo Archeologico di Paestum fossero dipinte e successivamente montate su un tempio. Era questo uno dei numerosi snodi che ancora circondano la storia dell’importante santuario di Hera presso la Foce del Sele, fondato – secondo la leggenda – da Giasone. C’era, per l’appunto, chi sosteneva che le stesse metope non avessero mai superato lo stato di bozza”.
«Oggi invece possiamo essere certi – ha dichiarato Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco – che le metope facessero parte di un grande tempio, all’inizio dell’architettura dorica in pietra degli anni 570/60 a.C. Si tratta di un’altra prova del contributo fondamentale che le aree coloniali dell’Italia meridionale e della Sicilia hanno dato alla formazione dell’architettura dorica nel mondo greco».
«Sono certo – ha sottolineato Giuseppe Rosa – che gli esiti susciteranno molto interesse e faranno discutere al di là dell’ambito specialistico, anche perché stiamo parlando di uno dei più antichi templi dorici in pietra, risalente al 570 a.C., dedicato a Hera Argiva, dea dell’amore fecondo. Il prestigio che il Parco Archeologico ha saputo conquistarsi negli ultimi anni, non potrà che aumentare anche in prospettiva, dando ulteriore impulso dalle iniziative in cantiere».