ROMA – Il ministro dei Beni e delle Attività culturali, Dario Franceschini, il 27 aprile, durante il question time della Camera, risponderà alla interrogazione dei deputati del Pd i quali chiedono di sapere “se rispondono al vero le affermazioni della sindaca Virginia Raggi secondo le quali il decreto relativo all’istituzione del Parco Archeologico del Colosseo sarebbe lesivo degli interessi e delle competenze del Comune di Roma Capitale”.
In una conferenza stampa dello scorso 21 aprile, infatti, la sindaca della Capitale aveva preannunciato il ricorso da parte dell’Amministrazione Capitolina contro il Decreto che ha istituito il Parco archeologico del Colosseo, lamentando che l’atto organizzativo del Ministero sarebbe “lesivo degli interessi di Roma Capitale e produrrebbe una forte diminuzione delle risorse finanziarie dello Stato destinate alla tutela e valorizzazione del patrimonio culturale della Città di Roma”.
Nel frattempo oggi, nel corso della conferenza stampa della Uil Beni culturali contro il Parco archeologico del Colosseo, il senatore Pd Walter Tocci, membro della Commissione cultura, ha puntato duramente il dito contro la riforma del ministero bollato come “pastrocchio Franceschini”. In opposizione alla riforma del ministro Franceschini infatti anche la Uil si è rivolta alla giustizia amministrativa e anzi rivendica addirittura il suo primato temporale sul ricorso di Roma Capitale con la presentazione del fascicolo al Tar il 19 aprile.
“Se pensiamo che i beni si possano gestire con una quota degli introiti del Colosseo – ha detto il senatore Tocci – siamo fuori di testa”. “Altro che riforma – ha aggiunto il senatore – sono 15 anni che si fa sempre la stessa politica che mortifica le professionalità. Siamo nel pieno del ‘dividi et impera’, perché se c’é un’unica Soprintendenza, colui che la guida diventa un personaggio importante. L’autorevolezza del soprintendente è decisiva – ha specificato il senatore – e se si spezzetta vuol dire che decide la burocrazia del ministro. E invece bisogna restituire il governo dei beni agli esperti”. Ecco allora, ha spiegato Tocci, che “stiamo pensando a una soprintendenza che sia veramente sovrana dal punto di vista tecnico-scientifico, togliendo potere al ministero. Una soprintendenza che metta insieme tutto, archeologia, belle arti, paesaggio, pur se poi all’interno i vari settori dovranno essere governati con le competenze e autonomie specifiche. Una Soprintendenza che copra un’area molto vasta, direi della città metropolitana. La chiamiamo Grande Soprintendenza e nella parola ‘Grande’ c’è il confine, l’interdisciplinarietà e soprattutto l’autorevolezza. Chi la guida deve essere una delle autorità più importanti, che parla allo stesso livello del sindaco, perché si tratta di uno dei patrimoni più importanti al mondo. Non può essere spezzettato così” nè ritrovarsi al centro di “scelte di governo al ribasso che tendono a portare giù anche il dibattito” – ha concluso il senatore.