ROMA – Giovedì 31 ottobre è stato illustrato, nella sede del Mibact, il 15/o Rapporto Annuale Federculture “Impresa Cultura. Politiche, Reti, Competenze”. Il documento si è focalizzato sul decennio 2008/2018.
Ciò che è emerso dal rapporto è che la spesa delle famiglie in ambito culturale ha subito un crollo del 4,6% tra il 2008 e il 2013, ovvero nel pieno della crisi economica, mentre i consumi complessivi si sono mantenuti su un +1% e il Pil è diminuito dell’1,6%. Dal 2013 il dato è invece in netta ripresa con +13,4% di spesa in cultura a fronte di un incremento della spesa totale dell’8,8% e del Pil del 9,9%.
Nel decennio considerato, tuttavia, è stao evidenziato che sono stati persi circa 700 milioni di risorse pubbliche in ricreazione e cultura da parte di Regioni, Comuni, Province. Nel 2008, si legge nel Rapporto, “la spesa pubblica dedicata al settore era di circa 6 miliardi e 550 milioni di euro, diventati 5 miliardi e 849 milioni nel 2017”.
I consumi culturali degli italiani nei primi cinque anni della crisi economica (2008/2013) hanno visto una contrazione in tutti gli ambiti. Nei cinque anni successivi, invece l’andamento dei settori si differenzia, ad esempio i musei sono cresciuti del 23%, i visitatori dei siti archeologici del 33%, il pubblico di teatro e cinema è aumentato del 4% circa.
Ma mentre il teatro risulta in calo e il cinema si mantiene più o meno in equilibrio, il vero boom si è registrato nei musei.
“Nel decennio 2008-2018, i visitatori dei musei statali sono passati da 33 a 55 milioni l’anno (+67%), crescendo soprattutto dal 2013 al 2018 con una performance da 38 a 55 milioni di visitatori (+44%)”. – Si legge nel documento – “Tali ottimi risultati appaiono trainati dai musei dotati di autonomia speciale che solo nell’ultimo anno, 2018/2017, vedono aumentare i propri visitatori di quasi il 15%, con picchi molto piu’ alti in alcune regioni come la Campania (+36%) e la Toscana (+46%). Dati che, pur considerando che fanno parte della categoria dei musei autonomi i maggiori attrattori culturali del Paese, confermano una correlazione diretta tra maggiore autonomia gestionale degli istituti museali e una più spiccata propensione al pubblico e al suo coinvolgimento, a vantaggio della valorizzazione e della fruizione complessiva dei beni”.
Drammatici risultano invece i dati che riguardano la lettura. Si è infatti registrata una “diminuzione di coloro che leggono un libro all’anno del 5,5% (1,3 milioni di lettori in meno su un già esiguo numero di italiani che leggono, circa 23 milioni nel 2018); coloro che leggono da uno a tre libri l’anno diminuiscono del 7,9% (-18,9% al Sud), crescono invece del 2,8% i lettori forti (con +8,4% al Nord Ovest e -15,6% nelle Isole)”.
Il presidente di Federculture, Andrea Cancellato, intervenendo alla presentazione, ha affermato: “La crescita economica, cui tutti teniamo passa anche attraverso la cultura, con la quale possiamo dare un contributo complessivo al miglioramento dell’Italia, alla sua reputazione internazionale, alla sua consapevolezza di Paese ricco di storia e di un patrimonio culturale fra i primi al mondo, all’accompagnamento di processi economici di grande rilevanza” .”Noi ci saremo – ha aggiunto – al fianco di chi vede nella cultura una grande risorsa per il Paese, in tutte le sue articolazioni e con tutti i suoi soggetti; noi ci saremo impegnati come non mai in questo momento cosìimportante per l’Italia”.
“La cultura è strategica per la crescita sostenibile del Paese. – Ha osservato il ministro Franceschini – L’Italia ha sempre saputo fare dell’intreccio tra bellezza, arte e creatività un tratto fondante della propria identità e un elemento di forza. Scommettere su questa vocazione del Paese è una delle chiavi per affrontare le sfide che abbiamo di fronte. Per questo ho sostenuto e sostegno che il Ministero della cultura e del turismo sia il principale dicastero economico del Paese”.
Franceschini ha inoltre sottolineato l’importanza di investire non solo “sulla conservazione del passato, quindi sulla tutela del patrimonio, ma anche sul presente, cioè sull’arte e l’architettura contemporanee, sulla fotografia e sulle industrie culturali e creative, facendo diventare questo presente un fattore di grande crescita economica, intelligente e sostenibile”.
“Nel nuovo assetto del ministero, pertanto – ha concluso il ministro – ci sarà una struttura che si occuperà permanentemente delle industrie culturali e creative’’.