ROMA – È stato presentato oggi a Roma all’Auditorium del Museo dell’Ara Pacis, il Rapporto dell’Associazione Civita “#SOCIALMUSEUMS. Social media e cultura fra post e tweet”. Curato da Luca De Biase, fondatore e caporedattore di Nòva, e Pietro Antonio Valentino, Vicepresidente del Comitato Scientifico di Civita, ed edito da Silvana Editoriale, il volume prende in esame il rapporto fra social media e mondo della cultura. Ciò che è stato evidenziato in particolare, dall’indagine condotta da Civita con la collaborazione di UNICAB, è che circa 9 milioni di italiani usano i social network per entrare in contatto con musei e istituzioni culturali. A fronte di un tasso di digitalizzazione e penetrazione di internet molto inferiore alla media europea, gli italiani che utilizzano i social media sono circa 36,5 milioni, ovvero ben il 60% dell’intera popolazione. Gli utenti hanno una età compresa tra i 25 e i 44 anni. Sono inoltre soprattutto le giovani donne (18-25 anni) ad utilizzare i social per connettersi con le istituzioni museali.
Come rilevato dal rapporto, gli utenti, impiegano i social soprattutto per la fruizione virtuale e per scaricare materiali messi a disposizione dalle organizzazioni culturali, mentre l’acquisizione di informazioni per la prenotazione o l’acquisto del biglietto d’ingresso sono nettamente sottoutilizzati.
L’indagine ha evidenziato inoltre che l’utilizzo dei social, come mezzo per entrare in relazione con i propri pubblici o per attrarre visitatori non costituisce ancora, per i nostri musei, un obiettivo strategico e rilevante, ad eccezione dei musei d’arte contemporanea, capaci, al contrario, di richiamare non solo i giovani (cosiddetti “nativi digitali”) ma anche un pubblico più trasversale e meno assiduo.
Siamo comunque indietro rispetto ad altri Paesi, di qui le proposte di Civita per “recuperare il tempo perduto e proporsi come soggetti dell’innovazione nell’utilizzo delle tecnologie social”: “Da un lato, le istituzioni museali devono accrescere il proprio ruolo identitario e valoriale, a garanzia della qualità della cultura trasmessa e a favore di una redistribuzione dell’accesso alla conoscenza, valutando pregi e difetti rispetto ai propri obiettivi; dall’altro, i nostri musei, devono essere messi in grado di dare l’avvio ad una progettualità innovativa, volta da ottimizzare le funzioni delle piattaforme social in linea con le esigenze del museo stesso ma anche, e di comune accordo, con quelle di centri di ricerca e imprese innovative del settore”.
Inoltre, per una efficace comunicazione attraverso i social, “i nostri musei non possono prescindere dal mettere in atto mirati investimenti sulle professionalità addette alla comunicazione museale. A queste ultime, infatti, è richiesta un’adeguata preparazione tanto sulle caratteristiche delle diverse piattaforme – in modo da effettuare scelte coerenti con gli obiettivi che l’organizzazione si pone – quanto sui linguaggi “semplici e informali” da adottare nell’uso di tali canali”.
Lo scopo per i musei dovrà quindi essere quello di migliorare l’interazione “social” con il pubblico, o di attivare eventuali collaborazioni con le imprese operanti nella comunicazione.
Per questo gli esperti di Civita esortano “la definizione di uno specifico programma nazionale lanciato, in accordo con le Regioni, da più Ministeri (Beni culturali, Istruzione e Sviluppo Economico), avendo ben chiari: obiettivi da perseguire, fondi a disposizione e procedure di selezione, indicazioni sulla composizione dei partenariati pubblico-privati per la proposta di progetti e, non da ultime, periodiche attività di monitoraggio mirate a valutare gli interventi e ad identificare le tendenze innovative del settore”.
Anche il ministro per i Beni culturali, Dario Franceschini, è intervenuto alla presentazione e ha sottolineato: “i social network sono un formidabile e gratuito veicolo di promozione dei musei. Ma nel nostro Paese c’è ancora molto da lavorare”.”Abbiamo una legislazione fortissima e da difendere in materia di tutela del nostro patrimonio culturale ma siamo estremamente indietro in materia di valorizzazione””, ha aggiunto, tornando, fra l’altro sulle polemiche sollevate in occasione delle nomine di stranieri alla guida di alcune strutture museali in Italia: “I direttori stranieri dei nostri musei – ha detto – stanno facendo un lavoro straordinario pur tra mille difficoltà. E la nostra arretratezza è dimostrata anche dalle polemiche in occasione della loro nomina, eppure molti italiani dirigono musei all’estero”.Secondo il ministro Franceschini, “un museo deve essere valutato non in base al numero di visitatori, ma per tutto quanto è capace di mettere in campo in termini di attività per la fruizione. Deve saper diventare anche un modello di crescita economica sostenibile e intelligente. I social network possono consentire al museo di essere quello che deve essere”. “Con la riforma – ha detto ancora il ministro – abbiamo costruito un sistema musei capace di stare al passo con i tempi. Ma va valorizzata la ‘fidelizzazione’ in un Paese come il nostro dove c’è uno stretto legame della popolazione con i beni culturali del territorio. In questo i social possono avere un ruolo fondamentale ma c’è ancora molto da fare”.
Infine Franceschini ha ricordato che “dal luglio prossimo, ospiteremo il convegno mondiale dell’Icom (International Council of Museums, ndr) con più di cinquemila direttori o rappresentanti di musei di tutto il mondo che saranno per una settimana in Italia. Sarà un’occasione importante per spiegare la nostra riforma e per scambiare conoscenze”.