UDINE – La conservazione ha un impatto impressionante sulla nostra società dal punto di vista politico, sociologico e antropologico, nonché un forte impatto economico sulla più grande attività industriale che grazie ad essa vive e si sviluppa: il turismo, che genera un fatturato annuo a livello europeo di 335 miliardi di € e circa 10 milioni di posti di lavoro.
Gli ultimi tre decenni hanno visto importanti sviluppi nella scienza della conservazione. La scienza dei colloidi e dell’interfaccia, insieme con la scienza dei materiali, che appartengono al regno delle nanoscienze popolari, hanno fornito concetti, tecniche, competenze e strumenti per aumentare la comprensione dei processi di degrado più comuni delle opere d’arte. Allo stesso modo queste discipline hanno fornito metodi affidabili per una durevole e, per quanto possibile, compatibile conservazione. Esempi sono: (1) le nanoparticelle; (2) le micelle; (3) le microemulsioni; (4) i gel fisici e chimici; (5) i gel “sensibili” (6) le nano-spugne; (7) i nanosensori.
Il mercato per la conservazione del patrimonio storico/artistico europeo è stimato a circa 5 miliardi di € l’anno, e potrebbe aumentare di un significativo fattore nei prossimi anni a causa del più ampio utilizzo dei nanomateriali.
La microscopia a scansione di sonda (SPM, Scanning Probe Microscopy) rappresenta un ramo della microscopia fondamentale per la caratterizzazione superficiale a livelli nanometrici.
Nei beni culturali la microscopia SPM può essere usata per differenti tipi di applicazioni, come lo studio di degradazioni di molteplici materiali quali pietra, carta, legno o per il miglioramento dei materiali utilizzati nella conservazione e nella protezione di monumenti e beni archeologici.
Gli SPMs sono particolari tipi di microscopi che sfruttano variabili fisiche, al fine di costruire un’immagine con ingrandimento molto alto (fino a risoluzione atomica). In queste tecniche una sonda molto forte è posizionata vicino alla superficie del campione (pochi nanometri), che esegue la scansione della superficie e la misura dell’interazione con il campione in ciascun punto. L’immagine ottenuta è il risultato di acquisizione di segnali sugli assi xyz. Queste tecniche forniscono un’accurata immagine reale tridimensionale della superficie del campione (topografia 3D). È possibile acquisire differenti proprietà fisiche (elettriche, magnetiche, ottiche, ecc.) del campione, ottenendo diverse immagini del campione con diversi tipi di sonda.
La microscopia a forza atomica (AFM), la microscopia ottica a scansione di campo vicino (SNOM) e la microscopia a effetto tunnel (STM) rappresentano diversi tipi di microscopie SPM utilizzate nel campo dei beni culturali.
Intervento sulla facciata di Santa Maria Annunciata a Milano della
La chiesa di Santa Maria Annunciata a Milano è stata progettata dall’architetto milanese Gio Ponti tra il 1960 ed il 1963. L’incidenza dei fenomeni di degrado di questa architettura è senz’altro anomala se relazionata all’epoca di costruzione che è, infatti, relativamente recente. La diffusione e l’intensità dei fenomeni di corrosione sono imputabili alle caratteristiche intrinseche (forma, composizione, produzione) del materiale ceramico di rivestimento scelto da Ponti. È stato perciò essenziale, in una prima fase, finalizzare le operazioni di restauro sul rivestimento originale riguardante la protezione delle piastrelle in grès dell’intera facciata, utilizzando per tale applicazione il film sol-gel (per ceramica) particolarmente indicato in presenza di forte stress chimico-fisico sulle superfici e di irraggiamento solare diretto, ai fini della conservazione di materiale ceramico esposto all’aperto In occasione del secondo lotto di lavori, grazie al Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Regionale Beni Culturali e Paesaggistici della Lombardia – in collaborazione con la restauratrice Marianna Cappellina, è stata valutata la possibilità di intervento anche sul gruppo scultoreo in metallo (L’Annunciazione) posto al centro della facciata nord della chiesa. L’assenza di un prodotto adeguato e specifico per tale esigenza e la correlazione sulle diverse problematiche riscontrate sull’opera, ha fatto propendere per l’applicazione del film di silice (modificato per il metallo) che sebbene non ancora commercializzato per tale scopo, presentava caratteristiche compatibili con l’intervento da eseguire.
Grazie alle analisi diagnostiche condotte e alla ricerca storica è stato possibile raccogliere una quantità di informazioni sufficienti sulla tecnica esecutiva del manufatto e sul suo stato di conservazione. L’opera risulta essere una lega di rame e zinco con l’aggiunta di una finitura superficiale in biossido di titanio (TiO2). Le condizioni generali del monumento rivelano danni causati dall’esposizione agli agenti atmosferici, all’inquinamento e probabilmente a seguito anche della sua composizione “particolare”. Una delle prime problematiche riscontrate già a livello macroscopico, era la netta discromia accentuata della scultura; una metà presentava una colorazione verdastra, l’altra era completamente nera. Questo poteva essere dovuto alla finitura in biossido di titanio applicata al di sopra dell’intera scultura metallica. La scelta volontaria di applicare questa sorta di “copertura” sulla superficie non è chiara, ma essendo parte integrante dell’opera, di certo non poteva essere rimossa. La finitura è risultata essere decoesa e frammentaria, non avendo più quasi nessun legame con la base sottostante. Pertanto, la decisione di non utilizzare un tradizionale protettivo ricadeva anche sulla fase della rimozione: nel momento in cui si sarebbe deciso di rimuovere il protettivo, qualsiasi fosse (per es. fra qualche anno), si sarebbe rimossa contemporaneamente anche la finitura in ossido di titanio sottostante. Sebbene, in tale settore, molto spesso la scelta di un protettivo o prodotto in genere va “ad esclusione”, considerando le diverse caratteristiche e l’aspetto estetico, la decisione di applicare il rivestimento sol-gel è sembrato essere il metodo migliore anche per “consolidare” le parti decoese (come la finitura) col substrato e proteggerlo, nello stesso tempo, da un’ulteriore aggressione.
Sulla base di tali considerazioni e sullo studio preliminare di questo lavoro, finalizzato alla caratterizzazione di questo nuovo coating, la possibilità di monitorare, eseguendo controlli periodici sul materiale esposto all’esterno (per almeno un anno) per esempio in relazione al caso reale, sarebbe un prezioso e valido contributo per continuare e migliorare la ricerca.
A.P.E.Research è un’azienda high-tech leader nei settori della microscopia e delle nanotecnologie insediata in AREA Science Park di Trieste. In particolare dal 1999 è specializzata proprio nella produzione di strumenti avanzati nel campo delle nanotecnologie. Sviluppa e produce Microscopi a sonda (SPM) e sensori di spostamento ad altissima risoluzione. E’ stato naturale quindi per l’azienda entrare in contatto con queste tematiche di analisi microscopiche nei beni culturali.