Andranno a giudizio i sei tecnici e i due responsabili della sezione restauri del museo del Cairo che, con grave imperizia, effettuarono un intervento per il ripristino della barba posticcia della maschera funeraria del faraone Tutankhamon.
La notizia arriva dai giornali egiziani che sottolineano come gli otto responsabili del restauro più goffo della storia (la barba infatti venne riattaccata semplicemente con la colla) rischiano anche il licenziamento. L’intervento sarebbe statuo infatti definito “incauto” e giudicato di gravissima entità, oltre ad aver esposto a scherno tutta la struttura del famoso museo egiziano che considera le maschere funerarie, morto in giovanissima età e la cui tomba fu ritrovata intatta nel 1922 da archeologi inglesi dando il via ad una vera e propria passione per l’egittologia, il cuore dell’impianto espositivo dell’intera struttura museale, la più grande e la più antica del Cairo. Si tratta infatti di diverse sale del museo che espongono gli oltre 5000 pezzi del corredo funebre e i vari sarcofagi in oro massiccio entro i quali era conservata la mummia del giovanissimo imperatore.
Anche la comunictà internazionale si era attivata per il restauro della maschera funeraria più famosa dell’antichità. Cinquantamila euro in particolare, sono stati offerti dal ministero degli esteri tedesco Frank Walter Steinmeir quando si è diffusa la notizia che il restauro sarebbe stato affidato ad un esperto straniero, Christian Eckmann.