FIRENZE – L’Adorazione dei Magi di Leonardo torna nella Galleria degli Uffizi dopo un lungo e laborioso restauro compiuto all’Opificio delle Pietre Dure, durato oltre cinque anni. Nel novembre 2011 infatti la grande ed enigmativa tavola fu trasferita al laboratorio di restauro della Fortezza da Basso, dove per molti mesi fu sottoposta a numerose indagini diagnostiche, prima che, nell’ottobre 2012, venisse finalmente presa la decisione congiunta di intraprenderne il restauro, notizia che venne diramata nell’autunno del 2012 dalle Gallerie degli Uffizi e dall’Opificio delle Pietre Dure.
Fra gli studiosi, dieci anni prima, nel 2002, quando era stato ventilato un possibile restauro, si erano accese numerose discussioni e controversie: alcuni infatti non erano certi che dalla superficie scura e brumosa potesse emergere qualcosa di più di quello che si poteva intravedere o, a volte, solo immaginare.
LAdorazione è di fatto un’opera misteriosa. In un certo senso si voleva quasi che l’opera esprimesse questo contenuto astratto proprio attraverso la sua nebulosa composizione, dove si affollavano figure quasi indistinguibili, intente in azioni e gesti non decifrabili. In realtà, la complessità dell’Adorazione dei Magi sta in gran parte proprio nel suo essere un dipinto incompiuto, e incompiuto in modo difficilmente comprensibile. Leonardo da Vinci, infatti, partendo nel 1482 da Firenze alla volta di Milano, lasciò la pittura a diversi livelli di avanzamento. Interpretare un’opera così non era certo facile, ma soprattutto per i restauratori non era una procedura comune confrontarsi con le idee continuamente in divenire di Leonardo, invece che con un lavoro finito.
Il progetto di conservazione della tavola è iniziato da parte dell’Opificio con una fase di studio, di ricerca e di indagini diagnostiche volte a comprendere sia la costruzione materiale dell’opera, sia la natura dei suoi problemi conservativi. La conoscenza di tutti questi elementi è stato il punto di partenza necessario per elaborare un progetto di restauro che potesse consentire anche al grande pubblico una migliore comprensione e fruizione di questo straordinario capolavoro.
Esistevano tuttavia due fondamentali motivi di preoccupazione: la marcata alterazione dei materiali superficiali non originali e gli evidenti problemi strutturali che si manifestavano nella separazione delle assi del tavolato di supporto e il cui progredire arrivava subito al di sotto della pellicola pittorica. Lo sporco e l’alterazione delle vernici impedivano la comprensione della profondità spaziale e anche la visione di molti dettagli.
Il gruppo di lavoro formatosi intorno a quest’opera, diretto da Marco Ciatti e Cecilia Frosinini, ha legato insieme i risultati delle indagini diagnostiche, la riflessione sui significati storico-artistici del capolavoro e le indicazioni sulla sua storia conservativa, per mettere a punto le linee guida del restauro.
La pulitura è stata condotta in modo ineccepibile e intelligente da Roberto Bellucci e Patrizia Riitano; il risanamento del supporto ligneo è stato compiuto da Ciro Castelli e Andrea Santacesaria, con la collaborazione di Alberto Dimuccio.
La pulitura è stata effettuata sui materiali non originali che col tempo si erano sovrapposti alla superficie, il cui spessore è stato solo assottigliato in maniera graduale e differenziata, a seconda delle condizioni di ogni singola area e di ogni figura. Altrettanto importante per la futura conservazione è stato il risanamento del supporto e del sistema di traverse con la predisposizione di un più adeguato funzionamento di controllo dei movimenti del legno, pur nel rispetto della struttura originale.
Il progetto di conservazione messo a punto dall’Opificio delle Pietre Dure, in collaborazione con le gallerie degli Uffizi, comprende anche un piano di conservazione preventiva che segua e controlli l’opera nel tempo.
I risultati dell’intervento sono dunque molti, riassumibili in tre principali filoni:
1. una migliore conservazione di tutti i materiali originali;
2. una più approfondita conoscenza del processo creativo di Leonardo e della sua tecnica;
3. una più chiara lettura degli straordinari valori espressivi dell’opera.
Ora, a restauro terminato, tutte le figure ed i dettagli risultano indubbiamente più leggibili ed è anche percepibile l’eccezionale costruzione spaziale interna alla figurazione, soprattutto nello sfondo che si apre su una visione prospettica ed atmosferica tipica di Leonardo, sinora addirittura mascherata da una vera e propria patinatura (cioè uno strato di vernice pigmentata che voleva conferire all’insieme l’aspetto di un monocromo). Appare anche evidente come, in modo inconsueto per il suo tempo e unico persino nella sua produzione artistica, Leonardo abbia elaborato il disegno direttamente sulla tavola anziché su carta, come è evidente dai numerosissimi cambiamenti in corso d’opera che oggi sono di nuovo visibili.
Ha spiegato Marco Ciatti: “Questo aspetto consente adesso di penetrare più a fondo nel processo creativo del pittore e, grazie al livello di conoscenza reso oggi possibile dalle indagini diagnostiche, di cercare di comprendere la genesi artistica di questo straordinario capolavoro. Impiego volutamente questo termine, “capolavoro”, verso il quale nutro normalmente una certa diffidenza, poiché troppe volte abusato a puro scopo pubblicitario, in quanto alla data della sua realizzazione l’Adorazione dei Magi costituiva una novità sconvolgente per il mondo artistico fiorentino e, a ben guardare, racchiudeva in sé alcune idee pittoriche che l’artista avrebbe sviluppato nelle sue opere successive, dagli studi per la Battaglia di Anghiari, al San Girolamo della Pinacoteca Vaticana, sino alla Vergine delle Rocce, nelle sue due versioni. Grazie alla metodologia propria dell’Opificio, molte sono state le osservazioni sulla tecnica artistica impiegata, a iniziare dalla complessa organizzazione prospettica dello spazio, sulla quale si è poi dispiegata la fervida creatività dell’artista nell’invenzione delle figure con le loro varie connotazioni psicologiche, sino all’inedita conclusione che il dipinto ha sicuramente subito una leggera riduzione dimensionale nella parte inferiore e una, per ora inspiegabile, alterazione in quella opposta. Poiché le opere d’arte sono prima di tutto delle strutture nelle quali la materia consente la vita nel tempo dei significati immateriali, grande attenzione è stata rivolta nel progetto dell’Opificio delle Pietre Dure ai problemi del supporto ligneo, che presentava complete separazioni tra le assi le quali avevano iniziato a interessare direttamente la superficie pittorica e che, nel tempo, avrebbero potuto creare gravi danni. Risanamento della struttura, miglioramento della funzionalità dell’insieme e provvedimenti di conservazione preventiva sono stati quindi predisposti e attuati sulla base delle conoscenze e delle esperienze dell’Opificio”.
Questo restauro fa quindi riscoprire un capolavoro straordinario per innovazione e invenzione, che da secoli nessuno aveva potuto vedere.
Eike D. Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi, ha dichiarato: “Si tratta di un’operazione che, per la sua delicatezza e per il livello della sfida imposta, non è da meno del restauro del Tondo Doni di Michelangelo o del Cenacolo milanese in Santa Maria delle Grazie, dello stesso Leonardo ma anzi presentava una sfida e un livello di difficoltà maggiori perché esso non ha passaggi di riposo, o aree neutre e perché il restauratore avrebbe dovuto confrontarsi con un’immagine che non era compiuta nemmeno nella mente dell’artista che la generò. Se ci si riferisce alla superficie dipinta, e cioè a quelle raffigurazioni che la critica più attenta ha via via notato nel coacervo di immagini che si affastellano davanti agli occhi dell’osservatore, durante la pulitura si sono rivelati moltissimi altri testi e sottotesti, in un gioco di segni che sono sempre stati tracciati volontariamente sulla tavola e che esprimono l’incessante lavorio mentale dell’autore proprio nel momento stesso del suo operare”.
L’intervento di restauro è stato reso possibile dal generoso sostegno degli Amici degli Uffizi. La Presidente Vittoria Colonna Rimbotti ha commentato: “orgogliosi per aver partecipato a un’avventura irripetibile, costellata da tante tappe emozionanti intorno a un’opera che riunisce bellezza assoluta e fragilità materica, il cui deterioramento andava fermato e scongiurato”.
La Getty Foundation di Los Angeles ha finanziato le collaborazioni professionali necessarie all’intervento sul supporto.
In occasione della presentazione di questo prestigioso restauro al pubblico, all’Adorazione dei Magi di Leonardo sarà affiancata l’omonima pala, sempre degli Uffizi, di Filippino Lippi, commissionata nel 1496 al pittore per l’altare maggiore della chiesa di San Donato a Scopeto dai medesimi Canonici Regolari del convento di Sant’Agostino che nel 1481 avevano dato lo stesso incarico al da Vinci. Leonardo, come abbiamo accennato, non portò a compimento l’opera e non rispettò la consegna pattuita nell’arco dell’anno per la sua andata a Milano al servizio di Ludovico il Moro, per cui i Canonici si rivolsero poi al pittore Filippino Lippi. In mostra anche tre tavole raffiguranti San Donato, Sant’Agostino (prestiti del North Caroline Art Museum) e la coppia dei Santi Ubaldo e Frediano (collezione privata), che si presume siano quanto rimane di una predella dell’Adorazione del Lippi, che abbiamo voluto affiancargli per l’occasione.
La mostra a cura, come il catalogo edito da Giunti, di Eike D. Schmidt, Marco Ciatti e Daniela Parenti, è promossa dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, con le Gallerie degli Uffizi, l’Opificio delle Pietre Dure, gli Amici degli Uffizi e Firenze Musei.
Dal prossimo autunno inoltre le Gallerie degli Uffizi avranno una nuova sala dedicata a Leonardo da Vinci. Ad annunciarlo è stato lo stesso Eike Schmidt in occasione della presentazione del restauro dell’Adorazione dei Magi. Nella sala in corso di allestimento nell’ambito del progetto dei nuovi Uffizi troveranno posto i capolavori leonardiani della galleria: il Battesimo di Cristo, eseguito insieme al Verrocchio, e l’Annunciazione. Dalla fine di settembre, la sala accoglierà anche l’Adorazione dei Magi.
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