Nel settantesimo anniversario della nascita di Andrea Pazienza, il MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo dedica al grande autore una grande esposizione che inaugura oggi al MAXXI L’Aquila e che proseguirà nella primavera 2026 a Roma, configurandosi come un ampio progetto in due capitoli. Andrea Pazienza. La matematica del segno, curata da Giulia Ferracci e Oscar Glioti, è un viaggio nel cuore della creatività di un artista che ha rivoluzionato il fumetto italiano trasformandolo in un linguaggio nuovo, capace di fondere rigore e libertà, tecnica e intuizione.
La mostra, realizzata con il patrocinio del Comune dell’Aquila, riunisce oltre trecento opere, molte delle quali inedite. È una ricognizione sugli anni formativi di Pazienza, periodo decisivo in cui il giovane autore, tra disegni infantili, esperimenti grafici, tavole a china, acquerelli e pennarelli, arriva a definire un tratto inconfondibile. Il titolo, La matematica del segno, sintetizza l’essenza della sua poetica: un ordine segreto dietro la spontaneità apparente del gesto, un equilibrio calibrato tra slancio narrativo e controllo formale. Emanuela Bruni, presidente della Fondazione MAXXI, sottolinea come l’iniziativa apra simbolicamente le attività del 2026, anno in cui L’Aquila sarà Capitale Italiana della Cultura. Francesco Stocchi, direttore artistico, ricorda la forza visionaria di Pazienza, capace di trasformare ogni esperienza in una forma nuova. I curatori Ferracci e Glioti parlano invece della mostra come rivelazione della “struttura nascosta” dell’immaginario pazienziano, dove ogni variazione grafica diventa necessità narrativa.


Si comincia con Pazienza bambino
Il percorso allestito nelle sale di Palazzo Ardinghelli ripercorre l’intera parabola creativa dell’artista seguendo una scansione cronologica che rende evidente l’evoluzione del suo linguaggio. L’ingresso si apre sull’autoritratto La mia miniera, realizzato a 19 anni, e sull’onirico Il mio funerale, dipinto a 15, accompagnati dal testo Amo del 1974: tre opere che rivelano una sorprendente maturità precoce. Le sale successive accolgono gli album di un Pazienza bambino che già sperimenta la narrazione per immagini, giocando con sequenze e testi che evidenziano un talento istintivo e vorace. Dal mondo infantile si passa agli anni del liceo artistico di Pescara, quando il giovane autore affina una sintassi visiva che combina osservazione naturalistica e deformazione espressionista. Le tele del 1974 segnano l’emergere dell’“Andrea Pazienza pittore”, con lavori che dialogano ironicamente con la storia dell’arte. Poi il 1975, anno decisivo: alla galleria Convergenze di Pescara l’artista tiene una personale fondamentale. In mostra ricompaiono i grandi cartoncini di quel periodo, tra cui Isa d’estate, sospesa tra Rinascimento e presente, e gli autoritratti in cui Pazienza si misura con stili diversi, da quello olandese seicentesco alle atmosfere politiche degli anni Settanta.


Bologna e la stagione del fumetto
Il trasferimento a Bologna nel 1975 apre invece la stagione del fumetto. Qui emerge Pentothal, alter ego dell’autore, protagonista di tavole che intrecciano autobiografia e osservazione sociale. È il periodo delle collaborazioni con Cannibale e Il Male, spazi di rottura che permettono a Pazienza di reinventare grammatica e ritmo della narrazione grafica. Nel 1981 arriva Zanardi, icona di una generazione cinica e disincantata: il suo celebre ghigno accoglie il visitatore prima di condurlo verso opere dissonanti che giocano con la cultura pop, da Pippo pistola e Pippo con chitarra a The Great A. Pazienza Swindle, passando per le vivaci pagine di Francesco Stella. Vita e gite. Il percorso continua con il 1983 e la serie dedicata a Pertini, figura “anziana e infantile” insieme, a metà tra satira e tenerezza, mentre accanto ritornano le tele e le illustrazioni in cui Pazienza coltiva una ricerca pittorica parallela: Betta con leopardo, la copertina del Glamour book, Il metodo Cono Sud.

Uno dei momenti più suggestivi si trova nella sala della Voliera, trasformata in un ambiente immersivo dedicato allo “Zanardi medievale”. Le tavole esplodono nello spazio, rievocando castelli e cavalieri in una storia rimasta incompiuta ma considerata uno dei vertici della produzione pazienziana. Qui emerge la potenza visionaria dell’artista, capace di fondere virtuosismo cromatico e invenzione narrativa. Le ultime sale ospitano due grandi opere, Zanardi Don Chisciotte e Zanardi equestre, fino alla conclusione con una monumentale riproduzione di Pompeo, testimonianza della maturità drammatica degli ultimi anni. La project room accoglie invece una sezione speciale, curata da Fanny Borel, dedicata al Laboratorio d’Arte Convergenze, fulcro della scena artistica pescarese degli anni Settanta. È il luogo in cui Pazienza trova un ambiente fertile di sperimentazione e confronto, accanto a Peppino D’Emilio e a un gruppo di giovani artisti che segneranno la cultura visiva della città. Le mostre che Pazienza vi tiene nel 1973 e nel 1975 rappresentano tappe cruciali per la sua affermazione sulla scena nazionale.


Ad accompagnare l’esposizione, un programma di incontri dedicati ai diversi aspetti della sua opera. Il primo appuntamento, Segni preliminari, si terrà il 6 dicembre con un dialogo tra i curatori e lo storico dell’arte Puca Jeronimo Rojas Beccaglia, che ha digitalizzato l’archivio Pazienza.








