Nelle sale del Palazzo Vescovile di Portogruaro prende forma un affresco lungo mezzo secolo, dedicato al ruolo che la Biennale di Venezia ebbe nello sviluppo della modernità artistica italiana. La nuova mostra, Artisti alle Biennali 1900-1960. Dialoghi e silenzi nella pittura tra Ottocento e Novecento, riunisce un centinaio di opere e racconta un periodo attraversato da spinte innovative, fratture stilistiche e profonde trasformazioni culturali.
Il ruolo delle Biennali nella cultura del Novecento
Per cogliere appieno il valore di questa esposizione è necessario soffermarsi sul ruolo delle Biennali — e soprattutto della Biennale di Venezia — come snodi fondamentali della cultura europea del Novecento. Nate sulla scia dei Salons francesi, le Biennali non si limitarono a presentare opere, ma divennero luoghi in cui si testavano tendenze, si misuravano generazioni di artisti e si metteva in dialogo la scena italiana con quella internazionale. In un secolo profondamente conflittuale, segnato da crisi politiche, grandi guerre e avanguardie estetiche, la Biennale agì come un vero e proprio termometro del gusto e delle sensibilità artistiche dell’epoca.

Il percorso espositivo di Portogruaro si apre con lo sguardo rivolto alla Venezia fra fine Ottocento e primi del Novecento, quando la tradizione vedutista si reinventa grazie a artisti come Ciardi, Tito, Nono, Milesi e Fragiacomo. Il paesaggio lagunare, erede di Canaletto e Guardi ma ormai immerso nella modernità, trova nuove intonazioni nella Scuola di Burano, promossa da Barbantini e interpretata da Rossi, Moggioli e Semeghini, che trasformano la luce e il colore in strumenti di rinnovamento radicale. È una Venezia di una vitalità inedita. La narrazione prosegue con il periodo compreso tra gli anni Venti e Quaranta, quando gli artisti italiani si confrontano con le avanguardie europee, assorbendole e reinterpretandole. In questo clima nasce il gruppo sostenuto da Sarfatti, che spinge verso un’arte rigorosa, essenziale, in cui convivono lo spirito della tradizione e la tensione verso il nuovo. In mostra emergono le personalità di Felice Casorati, Filippo de Pisis, Mario Sironi, Felice Carena, Guido Cadorin, Zoran Music e dei fratelli Emma e Beppe Ciardi, interpreti diversi ma accomunati dalla ricerca di un linguaggio capace di raccontare un’epoca ambigua e inquieta.
La Biennale di Venezia dal dopoguerra in poi
La terza parte del percorso ci porta nel secondo dopoguerra, quando l’arte italiana abbraccia definitivamente le forme più audaci della sperimentazione. L’astrazione, l’informale e lo spazialismo diventano i nuovi territori da esplorare, mentre la Biennale del 1948 segna la rinascita della manifestazione dopo le interruzioni belliche e l’apertura decisa verso la scena internazionale. Nelle opere di Afro, Tancredi, Emilio Vedova, Armando Pizzinato, Virgilio Guidi, Giuseppe Santomaso, Massimo Campigli e Giorgio de Chirico si avverte il desiderio di ricostruire un linguaggio che possa dare voce alle inquietudini del tempo, ma anche alla fiducia nella ripartenza.

Ciò che la mostra restituisce è un intreccio complesso di “dialoghi e silenzi”, proprio come suggerisce il sottotitolo: connessioni esplicite ma anche cesure, momenti di confronto e di isolamento, tutti elementi che hanno modellato l’evoluzione dell’arte italiana nel primo Novecento. La Biennale emerge come il luogo in cui queste tensioni si sono manifestate con maggiore chiarezza, facendo di Venezia non solo una città d’arte, ma un laboratorio culturale in grado di influenzare l’intero panorama nazionale.
L’esposizione è stata resa possibile grazie al fondamentale contributo della Regione del Veneto, della Camera di Commercio di Venezia e Rovigo e di Banca Prealpi SanBiagio, nonché al sostegno di numerose e rilevanti aziende del territorio — alcune in continuità, altre al loro primo coinvolgimento — che da tempo hanno creduto e continuano a credere in questo progetto culturale. A tale supporto si sono inoltre aggiunti il prestigioso partenariato culturale di Pordenone Verso Capitale Italiana della Cultura 2027, la collaborazione della Fondazione Musicale Santa Cecilia di Portogruaro, del MUPA Museo del Paesaggio e la rinnovata partecipazione di Italo s.r.l. in qualità di sponsor tecnico.

Orari
dal martedì al giovedì dalle ore 14:30 alle ore 18:30
venerdì dalle ore 14:30 alle ore 19:30
sabato, domenica e festivi dalle 10:00 alle 19:00
Natale, 1° gennaio chiuso
lunedì chiuso
Su prenotazione sono possibili aperture straordinarie anche al mattino, in altri orari e nella giornata di chiusura del lunedì
Biglietto d’ingresso
intero € 10,00 adulti
ridotto € 8,00 studenti universitari fino a 26 anni, over 65, cittadini residenti nel Comune di Portogruaro, soci FAI, clienti Italo presentando biglietto del treno per raggiungere Portogruaro
studenti e scolaresche € 5,00
omaggio minori fino a 5 anni,disabili + n.1 accompagnatore, minori con handicap L.104/92
Prevendita biglietti su VivaTicket
Visite guidate Per gruppi e scolaresche su prenotazione
Info e prenotazioni tel. 0421 564136 | info@palazzovescovile.it
Contatti Distretto Turistico Venezia Orientale | dr.ssa Pierpaola Mayer
tel. 342 8084363 direttore@veneziaorientaledistrettoturistico.it
Catalogo Edizioni My Monkey
Comitato scientifico
Presidente: Giorgio Baldo
Virginia Baradel
Stefano Cecchetto
Stefano Demarco
Pierpaola Mayer








