Una piccola coppa in filigrana accoglie il visitatore, le sue linee sottili intrecciate come un respiro trattenuto. È uno dei primi segnali della rinascita ottocentesca del vetro muranese, e oggi introduce il nuovo allestimento che il Museo del Vetro dedica a un secolo decisivo: “L’Ottocento: dalla crisi alla rinascita”, una sezione permanente che riporta alla luce centinaia di opere rimaste per lungo tempo nei depositi. Grazie a un nucleo di capolavori spesso mai esposti prima, la nuova sezione del Museo del Vetro permette di ripercorrere uno dei periodi più drammatici e al tempo stesso vitali della storia di Murano. Un viaggio che, partendo da una piccola coppa in filigrana, si allarga fino ad abbracciare un secolo intero di crisi, invenzione e rinascita.
Curata dalla direttrice Chiara Squarcina con la collaborazione di Mauro Stocco, la rassegna restituisce finalmente al pubblico la straordinaria varietà della produzione muranese ottocentesca, la più ampia al mondo per ricchezza e completezza. Il nuovo spazio, ospitato negli ambienti delle ex Conterie e parte del più ampio progetto di riorganizzazione del percorso museale della Fondazione Musei Civici di Venezia, offre una lettura avvincente di uno dei momenti più complessi della storia del vetro.


Dalla caduta alla rinascita
Il percorso racconta il difficile periodo che seguì la fine della Repubblica di Venezia nel 1797, quando l’intero settore industriale e commerciale cittadino cadde in una profonda crisi. Le fornaci di Murano quasi si spensero, mentre il gusto europeo si orientava verso la Boemia e l’Inghilterra. Solo nella seconda metà del XIX secolo emergono i primi segnali di un rinnovato interesse per il vetro artistico veneziano. L’allestimento guida il visitatore attraverso questa lenta risalita, mostrando come la riscoperta di materiali e tecniche antiche sia stata la chiave che ha permesso a Murano di tornare protagonista.
I protagonisti del rilancio
Spiccano figure come Domenico Bussolin, che nel 1838 riportò alla vita la tecnica rinascimentale della filigrana, e Pietro Bigaglia, autore di preziosi vetri granito e generoso donatore di molte opere al museo nel 1861. Lorenzo Radi contribuì con il recupero delle paste vitree a foglia d’oro per mosaici e con la rinascita del vetro calcedonio, perfezionato nel 1856. Accanto a loro, emergono le storie di istituzioni destinate a diventare pilastri del vetro muranese: la Fratelli Toso, fondata nel 1854, e la fornace di vetri soffiati avviata nel 1866 dall’avvocato Antonio Salviati, vera scintilla della rinascita ottocentesca.


Ispirazioni antiche, visioni moderne
Come sottolinea Chiara Squarcina, gli splendidi vetri rinascimentali e barocchi già presenti nelle collezioni museali furono una fonte di ispirazione fondamentale per i maestri ottocenteschi, che seppero reinterpretare i modelli storici aggiungendo delicate ornamentazioni policrome e aggiornando forme e decorazioni al gusto dell’epoca. Il percorso dedica inoltre una sezione al riavvicinamento ai modelli romani e preromani: forme antiche, colori intensi e la straordinaria tecnica del vetro-mosaico o murrino, legata al genio di Vincenzo Moretti, ritornano protagonisti attraverso manufatti che mostrano il dialogo tra passato archeologico e modernità ottocentesca.








